×

Fornisci il consenso ai cookie

Internazionale usa i cookie per mostrare alcuni contenuti esterni e proporti pubblicità in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di più o negare il consenso, consulta questa pagina.

Perché dobbiamo preoccuparci dell’estinzione degli avvoltoi?

Avvoltoi nel parco nazionale dello Zambezi, Zimbabwe, il 29 settembre 2014. (Xu Lingui, Xinhua press/Corbis/Contrasto)

Gli avvoltoi stanno sparendo dall’Africa. Delle undici specie di questo uccello, sei sono a rischio di estinzione e quattro sono seriamente in pericolo, secondo un recente rapporto di Birdlife international, una ong che si occupa di difesa dell’ambiente. Ma anche nel resto del mondo gli avvoltoi sono a rischio.

Catherine Bearder, ultima europarlamentare del partito Liberaldemocratico britannico, si è rivolta all’Unione europea per salvare gli avvoltoi e le aquile di tutto il mondo. Anche le Nazioni Unite hanno discusso di quale azione intraprendere. Ma perché gli avvoltoi stanno scomparendo e perché dovremmo preoccuparcene?

Dagli anni novanta, la popolazione delle diverse specie d’avvoltoi dell’Asia meridionale è crollata di oltre il 99 per cento. Nel 2003 gli scienziati hanno identificato nel diclofenac, un farmaco antinfiammatorio usato per curare il bestiame, la principale causa di questo calo. Gli avvoltoi che si cibavano degli animali recentemente curati con questo farmaco morivano per gravi insufficienze polmonari poche settimane dopo averlo ingerito.

Il diclofenac è in vendita in cinque paesi europei, tra i quali la Spagna e l’Italia, dove vive il 90 per cento degli avvoltoi del continente

Questo ha creato due gravi problemi. Il primo è legato al ruolo degli avvoltoi nell’ecosistema. Con il calo del loro numero, una serie di altri animali ammalati, in particolare cani rabbiosi, hanno cominciato a nutrirsi delle carcasse al loro posto. Ma è sorto anche un altro problema. Le comunità parsi dell’India, che non cremano né seppelliscono i loro morti, bensì li espongono all’aria aperta su delle torri, dokhma, perché li mangino gli avvoltoi, si sono rese conto che questa tradizione è in pericolo. Dopo che, nel 2006, i governi di India, Pakistan e Nepal hanno vietato la produzione del farmaco, il numero d’avvoltoi nella regione si è stabilizzato, anche se gli animali rimangono in pericolo.

Ma il diclofenac continua a essere ampiamente disponibile in Africa e alcune scappatoie giuridiche fanno sì che sia disponibile per la vendita commerciale in cinque paesi europei, tra i quali la Spagna e l’Italia, dove vive il 90 per cento degli avvoltoi del continente.

In Africa i cacciatori di frodo usano deliberatamente il farmaco per colpire gli avvoltoi. Le autorità spesso osservano la presenza degli uccelli che volteggiano in cielo per capire se delle carcasse di grossi animali uccisi illegalmente si trovano a breve distanza.

La decisione dell’Iran

Per eliminare i loro “informatori” ed evitare di essere incriminati, i bracconieri somministrano il farmaco direttamente alle carcasse di animali. Nel 2013 in Namibia è stata ritrovata la carcassa di un elefante circondata da quasi seicento avvoltoi morti. Un altro pericolo è rappresentato dalla domanda di parti d’avvoltoio per la medicina tradizionale in alcune parti dell’Africa. E anche la rapida urbanizzazione ha contribuito a distruggere l’habitat naturale di questi uccelli.

Nell’ottobre del 2015, alcuni rappresentanti dell’Onu si sono riuniti a Trondheim, in Norvegia, dove hanno deciso d’inserire dodici specie di avvoltoi nella lista rossa delle specie protette dell’Unione mondiale per la conservazione della natura. L’Iran, uno degli ultimi importanti rifugi dell’avvoltoio egiziano, ha recentemente annunciato un divieto assoluto dell’uso di diclofenac.

A dicembre, l’Agenzia europea per i medicinali ha confermato che i residui di diclofenac ritrovati nelle carcasse animali mettono in pericolo gli avvoltoi dell’Unione europea. E mentre l’Europa attende una decisione della Commissione sul miglior modo con cui rispondere a questa minaccia, l’Africa farebbe bene a prendere nota.

(Traduzione di Federico Ferrone)

pubblicità