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Che differenze ci sono tra cattolici e ortodossi?

Una processione del venerdì santo al monastero ortodosso di Penteli, in Grecia, il 10 aprile 2015. (Alkis Konstantinidis, Reuters/Contrasto)

Per la chiesa cattolica, la Pasqua cade la domenica successiva alla prima luna piena di primavera, cioè dopo il 21 marzo. Di conseguenza è sempre compresa tra il 22 marzo e il 25 aprile, prima del successivo plenilunio. La chiesa ortodossa calcola invece la data della Pasqua secondo il calendario giuliano e quindi la festeggerà domenica prossima, il 1 maggio. Ecco altre differenze tra cattolici e ortodossi.

Per un non cristiano, o anche per un cristiano che preferisce non approfondire troppo le questioni dottrinali, la chiesa cattolica e quella ortodossa possono sembrare abbastanza simili. Entrambe hanno elaborate cerimonie di origine antica e una complessa gerarchia clericale. Entrambe rivendicano una continuità con gli albori dell’era cristiana. Entrambe possiedono antiche tradizioni teologiche ed erudite.

Solo un particolare apparentemente piccolo distingue le due versioni dottrinarie che cattolici e ortodossi utilizzano per definire la loro fede in un dio uno e trino, composto da padre, figlio e spirito santo: gli ortodossi ritengono che il dogma della processione dello spirito santo anche dal figlio, come espresso nel Credo cattolico, non sia contenuto nel Vangelo o non facesse parte della fede dei padri della chiesa.

E quindi perché le due chiese semplicemente non si riuniscono? Il 12 febbraio papa Francesco e il patriarca Kirill di Mosca, capo della chiesa russa ortodossa, si sono incontrati a Cuba. Un simile incontro, per quanto non del tutto inedito negli ultimi dieci secoli, è comunque insolito. Ma perché?

Parte delle risposta è che, proprio perché entrambe le istituzioni possiedono una lunga storia, le differenze emerse molti secoli fa hanno ancora una grande importanza. La divisione formale tra occidente cristiano e oriente cristiano ha avuto luogo nel 1054. In parte rifletteva la rivalità culturale e geopolitica tra l’impero romano d’oriente di lingua greca, ovvero Bisanzio, e l’Europa occidentale di lingua latina, in cui l’autorità romana era crollata nel quinto secolo ed erano emersi nuovi centri di potere.

Le tensioni crebbero all’inizio dell’undicesimo secolo, quando i normanni, cattolici, invasero le zone grecofone dell’Italia meridionale, imponendo pratiche latine alle chiese della regione. Il patriarca di Costantinopoli si vendicò chiudendo gli avamposti di culto in stile latino nella sua città, e il papa inviò una delegazione a Costantinopoli per risolvere la disputa. Il capo della delegazione, il cardinale Umberto, scomunicò il patriarca che, a sua volta, fece lo stesso con il cardinale.

Appena prima di questa rottura, erano andate crescendo le differenze a proposito della presunta autorità papale su tutto il mondo cristiano, che contrastava con l’idea ortodossa che tutti gli antichi centri del mondo cristiano (Antiochia, Alessandria e Gerusalemme, oltre a Roma e Costantinopoli) avessero uno statuto più o meno equivalente.

Gli ortodossi entrarono in contrasto con il papa, il quale aveva autorizzato una versione della dottrina che, a loro avviso, equivaleva a un leggero svilimento dello spirito santo. A questa questione teologica si aggiunse un’importante disputa geopolitica: nel 1204 gli eserciti latini depredarono Costantinopoli, che era ancora il principale centro commerciale e culturale del mondo cristiano, imponendo un regime latino per circa sessant’anni. Nella memoria collettiva degli ortodossi, questo atto di tradimento da parte di altri cristiani indebolì la grande città, rendendo inevitabile la sua conquista da parte dei turchi musulmani nel 1453.

Essendosi separati, l’occidente cristiano e l’oriente cristiano hanno dato vita a tradizioni teologiche differenti. L’occidente ha sviluppato l’idea di purgatorio e di “sostituzione della pena” (l’idea, diffusa tra i protestanti che il sacrificio di Cristo sia stato un necessario prezzo da pagare per salvare gli esseri umani). Nessuno dei due insegnamenti è accettato dai cristiani ortodossi. L’oriente, con la sua tendenza a fondere l’intellettuale e il mistico, ha esplorato l’idea che dio sia al contempo inaccessibile alla ragione degli uomini e accessibile al loro cuore.

Agli occhi dei credenti ortodossi, la teologia cattolica appare eccessivamente categorica e legalistica. Per i cattolici, il pensiero ortodosso, coi suoi voli mistici, può apparire vago e ambivalente. Era difficile che, nelle poche ore della discussione organizzata all’aeroporto dell’Avana il 12 febbraio, il papa e il patriarca riuscissero a ricomporre queste differenze vecchie di secoli. Ma forse potrebbero essere in grado di capirsi un po’ meglio.

(Traduzione di Federico Ferrone)

Questo articolo è stato pubblicato sul sito del settimanale britannico The Economist.

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