Tensione diplomatica tra Stati Uniti e Arabia Saudita sull’11 settembre
La situazione si fa più tesa tra l’Arabia Saudita e gli Stati Uniti. Il senato americano ha adottato il 17 maggio un progetto di legge che, se approvato in via definitiva, autorizzerà i parenti delle vittime degli attentati dell’11 settembre 2001 a chiedere un risarcimento all’Arabia Saudita per il suo presunto ruolo nel più sanguinoso attacco contro gli Stati Uniti dopo Pearl Harbor nel dicembre 1941.
Il testo, votato all’unanimità dalla camera alta (a maggioranza repubblicana), deve adesso proseguire il suo iter legislativo ed essere esaminato dalla camera dei rappresentati, anch’essa dominata dai repubblicani.
Il presidente Barack Obama ha già fatto sapere che metterà il veto a questo progetto, che rischia di scatenare una tempesta diplomatica con il regno wahabita.
Evitare un precedente giuridico
Le relazioni diplomatiche tra i due paesi si sono raffreddate dopo che sono diventate di dominio pubblico le loro divergenze sulla questione siriana – in particolare dopo il ricorso di Bashar al Assad alle armi chimiche nell’estate 2013 – e sull’Iran.
Opponendosi a questo testo, la Casa Bianca vuole evitare di creare un precedente giuridico che possa rimettere in discussione il diritto internazionale in materia di immunità degli stati. Impegnati su diversi teatri di operazione nel mondo, gli Stati Uniti temono che qualunque cambiamento normativo possa renderli più vulnerabili.
Per il congresso si tratta però di lottare contro il terrorismo e di rendere giustizia alle vittime. Del resto la Bbc osserva che il sostegno al progetto di legge ha un carattere trasversale. Infatti i suoi più accesi sostenitori provengono dalle file democratiche e si dicono fiduciosi di ottenere una maggioranza dei due terzi al congresso, che permetterebbe di superare il veto presidenziale.
Le famiglie delle vittime dell’11 settembre si sono dette soddisfatte per il voto del senato, spiegando che “meritano di conoscere la verità”. Al contrario i responsabili sauditi sono indignati e minacciano di vendere beni americani per 750 miliardi di dollari. Un ricatto rivelatore?
(Traduzione di Andrea De Ritis)