Una foto fa aprire un’inchiesta sulla violenza della polizia in Kenya
Il 16 maggio il caposervizio della sezione fotografica dell’Associated press in Africa orientale, Ben Curtis, stava seguendo le proteste contro la commissione elettorale a Nairoibi, in Kenya, quando ha visto la polizia che picchiava i manifestanti.
Una delle immagini che ha scattato durante le proteste ha documentato la brutalità delle repressioni in maniera così evidente, che il capo della polizia è stato convocato per un’inchiesta interna. Secondo la commissione nazionale del Kenya per i diritti umani, si è trattato di abuso di violenza e violazione dei diritti umani.
L’uomo della foto è stato inizialmente dichiarato morto, mentre più tardi la radio nazionale ha dato la notizia che è ancora vivo. Si tratta di Boniface Manono, 36 anni, e vive nella baraccopoli di Kibera. Manono ha raccontato di aver provato a fuggire, ma quando è inciampato i poliziotti hanno cominciato a colpirlo mentre era steso a terra. Ha ricevuto otto colpi finché il bastone si è spezzato. In quel momento sono arrivati altre due poliziotti e hanno continuato a colpirlo. Poi un agente è intervenuto e ha fermato le violenze.
Il 23 maggio i keniani sono tornati in piazza in diverse città del paese. I manifestanti, guidati dal leader dell’opposizione Raila Odinga, accusano i componenti della Independent electoral and boundaries commission (Iebc) di non essere imparziali. Odinga sostiene che la Iebc sia favorevole al presidente Uhuru Kenyatta e che non possa quindi garantire l’equità alle prossime elezioni.
Durante gli scontri in Kenya sono morte almeno tre persone. Due sono morte a Siaya, nell’ovest del paese, dove gli agenti in tenuta antisommossa hanno dichiarato di aver sparato per legittima difesa. Nella vicina Kisumo una persona è morta per un trauma cranico cadendo mentre fuggiva dai gas lacrimogeni sparati dalla polizia.