Perché in aereo preferiamo piloti con voci familiari
Sono due le professioni che permettono di identificare chi le svolge dal tono della voce: l’insegnante – chi ha a che fare tutto il giorno con ragazzini indisciplinati non perde mai quel tono nasale, al tempo stesso esasperato e autoritario – e il pilota d’aereo.
C’è qualcosa di immediatamente riconoscibile nella voce calma e autorevole di un pilota, al tempo stesso rassicurante e melliflua. Questo è importante. Infatti, i passeggeri nervosi hanno bisogno di pensare che la persona nella cabina di pilotaggio abbia il pieno controllo su disé e sul suo aereo. Soprattutto quando l’aeroplano è in difficoltà e i passeggeri devono essere rassicurati.
Quando, anni fa, un parte del motore si staccò da un volo Qantas A380, il pilota annunciò con calma, senza neppure un tremito nella sua voce: “Chiedo scusa, di certo vi siete accorti che abbiamo un problema tecnico con il motore numero due. Ce ne stiamo occupando, ma di certo vi sarete accorti che in questo momento non siamo più diretti a Sydney”.
Voci da domenica pomeriggio
Si può scommettere che abbiate letto queste parole con lo stesso identico tono di voce con cui le ha pronunciate quel pilota. Si può riconoscere l’autorevolezza anche quando il pilota parla in una lingua straniera. Tuttavia, forse perché ho viaggiato più di altri con quella compagnia aerea, trovo che le voci dei capitani della British Airways siano particolarmente confortevoli e familiari.
La voce di questa compagnia riporta alla mente quei vecchi film di guerra che hanno come protagonisti imperturbabili piloti della Raf, e che un tempo andavano in onda in televisione la domenica pomeriggio. L’intonazione dell’equipaggio di volo britannico è talmente uniforme che spesso mi sono chiesto se sia insegnata durante un corso di addestramento specifico.
A quanto pare no. Secondo Mark Vanhoenacker, primo ufficiale di British Airways (e autore di un libro fantastico sulle meraviglie del mestiere del pilota), quei modi così tranquilli “scaturiscono semplicemente dall’addestramento, dalla conoscenza del velivolo, dall’esperienza in volo e dalla consapevolezza di ciò che è più utile ai clienti. Dopo tutto”, prosegue, “ogni pilota è stato prima di tutto un passeggero, e probabilmente, ha fatto più attenzione degli altri alle voci che arrivavano dalla cabina di pilotaggio”.
Qualsiasi cosa appena fuori dell’ordinario su un aereo può scatenare il panico
Eppure, il fatto che i passeggeri siano così abituati a essere rassicurati dal sangue freddo dei piloti, che hanno sempre il tono di voce di un uomo di mezza età e di ceto medio, può avere delle conseguenze.
Una volta ero seduto in aereo quando una voce femminile si è diffusa dalla cabina di pilotaggio, e ho subito notato l’evidente agitazione dei passeggeri attorno a me. Per un solo e irrazionale momento, oserei dire che anche il mio cuore ha fatto un piccolo balzo; qualsiasi cosa appena fuori dell’ordinario, su un aereo può fare quell’effetto. Poi, però, il mio io razionale ha ripreso il controllo e mi ha ricordato che qualsiasi pilota che abbia superato un duro programma di addestramento di 18 mesi come quello di British Airways sarà di sicuro eccezionale (anzi, tenuto conto degli inevitabili ostacoli sessisti che una donna dovrà affrontare nel suo percorso per diventare una pilota di aerei di linea, è molto probabile che ce la facciano quelle ben al di sopra della media).
Non tutti però sono così ragionevoli. Come ha riferito a news.com.au la pilota di British Airways, Aoife Duggan, “in uno dei miei primi incarichi da pilota per un’altra compagnia, abbiamo avuto un passeggero su un volo dal Vietnam che non voleva viaggiare perché quel giorno eravamo donne sia io sia la copilota. Ha chiesto se un pilota si sarebbe aggiunto all’equipaggio, perché in caso contrario si rifiutava di volare. Quando gli è stato detto che non era previsto nessun pilota di sesso maschile e gli è stato chiesto cosa preferisse fare, lui ha deciso di scendere e di prendere un altro aereo”.
Un questione di abitudine
Se questo tipo di irrazionalità scaturisce dalla mancanza di familiarità, ci sarebbe un modo ovvio per superarla. Attualmente le pilote sono solo quattromila su 130mila in tutto il mondo e la maggior parte si trova negli Stati Uniti. Ancora oggi il numero di donne che si iscrive ai programmi di addestramento delle compagnie aeree è molto inferiore a quello degli uomini. Molte compagnie aeree, però, sono consapevoli di questa discrepanza e stanno cercando di fare qualcosa.
British Airways invia le sue pilote nelle scuole, nelle università e agli eventi di orientamento professionale per incoraggiare altre donne a prendere in considerazione una carriera nell’aviazione. Quando questi sforzi cominceranno a dare i loro frutti e una voce femminile nella cabina di pilotaggio passerà inosservata, allora i viaggiatori cambieranno idea sul tono di voce che secondo loro deve avere un pilota.
Ma cosa accadrebbe se doveste sentire la voce di un ragazzino che vi avverte dell’arrivo di una turbolenza pesante a diecimila metri? La domanda non è ipotetica: di recente EasyJet ha assunto un pilota adolescente. Luke Ellsworth, di 19 anni, è il più giovane pilota di un aereo di linea nel Regno Unito e probabilmente in tutto il mondo. Anche se, in teoria, nessuno dovrebbe dubitare della sua capacità di far atterrare un aereo, dal momento che ha superato il programma di addestramento della seconda compagnia aerea britannica, posso ammette senza problemi che se sentissi un tono di voce così imberbe, il mio io razionale dovrebbe affrontare una dura lotta. Anche su uno dei mezzi di trasporto più sicuri al mondo, quasi tutti abbiamo bisogno di essere rassicurati.
(Traduzione di Giusy Muzzopappa)
Questo articolo di B.R. è apparso nel blog Gulliver del settimanale britannico The Economist.