Chi è Yuriko Koike, la prima governatrice di Tokyo
Femminista, patriota, opportunista: Yuriko Koike, eletta il 31 luglio alla carica di governatrice di Tokyo, è stata etichettata in modi diversi, non tutti lusinghieri. Una carriera fatta di passaggi da un partito politico all’altro senza mai impegnarsi davvero con nessuno le ha fatto ottenere il soprannome di Madam Kaiten Sushi, dal nome di quei ristoranti in cui piatti di pesce crudo girano su un nastro in attesa di essere raccolti. La sua principale caratteristica però potrebbe essere l’ambizione.
Come Margaret Thatcher, che ammira molto, Koike si è fatta da sola, facendosi largo con la forza tra le file composte quasi interamente da uomini della sua professione. In questo è diversa da Makiko Tanaka, che all’inizio degli anni 2000 è stata la prima ministra degli esteri giapponese ma era figlia di un ex primo ministro.
Barriera d’acciaio
Le donne sono solo il 9,3 per cento dei deputati nel parlamento giapponese, una percentuale che colloca il paese al 155° posto rispetto al resto del mondo. Esponente del Partito liberaldemocratico, Koike è stata ministra della difesa nel 2007 ma un anno dopo ha perso l’opportunità di diventare premier del Giappone quando Taro Aso l’ha battuta alla carica di leader del suo partito. Poi ha fatto infuriare i capi del partito presentandosi alle elezioni contro il loro candidato Hiroya Masuda alle amministrative di Tokyo, sbaragliandolo con uno scarto di più di un milione di voti.
Koike ha convinto gli abitanti di Tokyo anche grazie all’immagine presentata dai mezzi d’informazione di donna coraggiosa che sfida una politica dominata dagli uomini. Quando Shintaro Ishihara, uno dei suoi predecessori alla carica di governatore, ha detto che la guida della capitale non dovrebbe essere affidata a “una donna troppo truccata”, lei ha riso, affermando di essere abituata a questo genere di insulti. La barriera di genere in Giappone non è di vetro, ha detto parafrasando Hillary Clinton, ma di acciaio. Migliorare la situazione delle donne in Giappone è diventato un obbiettivo importante per lei. Il paese ha bisogno “delle qualità delle donne: forza, fermezza, tenacia”, ha detto nel suo programma.
Nonostante i giudizi poco galanti, è simile a Ishihara, uno scontroso falco che adorava punzecchiare la Cina
Tuttavia, secondo Tomomi Yamaguchi della Montana state university, Koike è più una nazionalista che una femminista. Da ministra della difesa si è battuta per una linea più dura nei confronti della Cina, ed è una delle poche politiche giapponesi a chiedere apertamente armi nucleari per il Giappone.
Ha contribuito a gestire l’associazione parlamentare Nippon Kaigi, una lobby conservatrice secondo cui nella seconda guerra mondiale il Giappone ha combattuto per liberare l’Asia dal colonialismo occidentale e che vuole ripristinare i valori della famiglia. In questo, nonostante i giudizi poco galanti, è del tutto simile a Ishihara, uno scontroso falco che adorava punzecchiare la Cina.
Il primo compito di Koike sarà ripristinare la fiducia nell’istituzione che rappresenta: una serie di scandali finanziari ha provocato la caduta dei suoi ultimi due predecessori. Governerà la più grande economia cittadina del mondo, con un pil annuo che secondo le stime è di circa 1.500 miliardi di dollari, edificata su una delle più instabili zone sismiche del pianeta (la possibilità che nei prossimi trent’anni si verifichi un terremoto di magnitudo 7 è del 98 per cento).
E deve guidarla verso le Olimpiadi del 2020, dopo due anni di preparativi esitanti e dispendiosi che hanno affossato l’entusiasmo dell’opinione pubblica. Soprattutto, dovrà trovare un modo per orientarsi in un mondo che la osserva con un misto di sfiducia e rispetto, ma con poco affetto.
(Traduzione di Giusy Muzzopappa)
Questo articolo è uscito sul settimanale britannico The Economist.