L’ultima fase della destituzione di Dilma Rousseff
Mentre a Rio de Janeiro i giochi olimpici entrano nel vivo, il 9 agosto il senato brasiliano voterà sulla procedura di destituzione della presidente Dilma Rousseff accusata di aver truccato i conti pubblici. La commissione d’inchiesta che era stata istituita a maggio ha prodotto la sua relazione sull’operato della presidente e ora si apre l’ultima fase della messa in stato di accusa di Rousseff, rieletta alla guida del Brasile per la seconda volta nel 2014. In senato gli oppositori della presidente avranno vita facile: hanno bisogno di una maggioranza semplice di 81 senatori. Tutti danno per scontato che la mozione, che rappresenta l’ultimo passo verso la destituzione vera e propria, sarà approvata.
L’ultima fase dell’impeachment
Se il senato approverà la destituzione, l’ultimo episodio di questa lunga vicenda politica e giudiziaria andrà in scena il 25 agosto, a qualche giorno dalla fine dei giochi olimpici. In caso di impeachment, Dilma Rousseff perderà i suoi diritti politici per otto anni, e il Partito dei lavoratori (Pt) lascerà il governo del paese, che controlla da 13 anni. La presidente è stata sospesa dalle sue funzioni per 180 giorni, il 12 maggio, dopo che il parlamento aveva dato il via libera a una commissione d’inchiesta per procedere con la messa in stato di accusa della presidente. Il vicepresidente Michel Temer ha assunto il potere ad interim. Temer, 75 anni, è diventato il principale avversario di Dilma Rousseff cha accusa il tenutario e la destra di aver messo in scena un colpo di stato.
Le accuse contro Dilma Rousseff
I sostenitori di Rousseff credono che l’accusa di aver falsificato i bilanci non sia sufficiente a destituire la presidente, che di fatto non è indagata dalle autorità giudiziarie in nessuna delle inchieste per corruzione che coinvolgono invece altri politici brasiliani. Elettori ed eletti del Partito dei lavoratori (Pt) definiscono la procedura di impeachment come un “colpo di stato” e promettono di continuare la loro battaglia nelle piazze e in senato. Eppure la popolarità di Rousseff è ai minimi storici nel paese afflitto da una grave crisi economica. Durante le Olimpiadi, molti sostenitori di Rousseff hanno manifestato a Rio de Janeiro il loro sostegno alla presidente.
Tutti i processi della presidente
Il processo contro la presidente è cominciato nell’ottobre del 2015, quando la corte dei conti ha bocciato il bilancio presentato dal governo nel 2014. Secondo le accuse, la presidente avrebbe manipolato i conti prima delle ultime elezioni, per fare in modo che il deficit apparisse più basso.
Oltre a Rousseff, nello scandalo sono implicati i vertici del Partito dei lavoratori (Pt): in particolare l’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva, indagato per frode e riciclaggio perché secondo la procura sarebbe stato al centro dell’organizzazione che gestiva i finanziamenti. Nel marzo 2016 Rousseff ha proposto di candidare Lula a capo di gabinetto del suo governo, ufficialmente per risollevare la situazione economica del paese. In questo modo gli avrebbe garantito l’immunità.
Lo scandalo Petrobras
La presidente inoltre è accusata di essere coinvolta, seppur indirettamente, nell’inchiesta per corruzione, aperta nel marzo 2014 sull’azienda petrolifera nazionale Petrobras (Petróleo Brasileiro S.A). Lo scandalo ha toccato i dirigenti della compagnia petrolifera di stato e le principali aziende brasiliane per le costruzioni e i lavori pubblici (Btp), che si occupavano dei cantieri delle infrastrutture per l’estrazione di petrolio sulle coste brasiliane.
Secondo l’accusa, la Btp ha formato un cartello per controllare questi appalti e ha gonfiato i contratti dall’1 al 3 per cento del loro valore. In cambio i partiti al governo hanno ricevuto tangenti e finanziamenti illeciti, usati per pagare le loro campagne elettorali. Tra le formazioni politiche coinvolte, ovviamente, ci sarebbe anche il Partito dei lavoratori, il partito di Rousseff e diLula.
Per i suoi avversari, Rousseff, che è stata presidente del consiglio d’amministrazione della Petrobras, ministra dell’energia del governo Lula dal 2003 al 2005 e capo di gabinetto del governo al tempo dei fatti contestati dall’inchiesta, non poteva non sapere della corruzione ai vertici della compagnia petrolifera. Inoltre, anche se non ha preso tangenti, secondo l’accusa ha beneficiato dei fondi illeciti per finanziare le campagne presidenziali del 2010 e del 2014.