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I peggiori terremoti in Italia dal 1976 a oggi

Dopo il terremoto nel Friuli, il 7 maggio 1976. (Ansa)

Friuli Venezia Giulia (6 maggio 1976)

La scossa raggiunse una magnitudo di 6,4 sulla scala Richter. L’epicentro fu nella zona a nord di Udine, ma i comuni coinvolti furono 111, divisi tra disastrati, gravemente danneggiati e danneggiati. Le scosse si avvertirono in tutto il nord Italia. Furono distrutte 19mila abitazioni e centomila persone furono costrette ad abbandonare le loro case. Il terremoto fu avvertito in tutta Italia e uno sciame sismico fu avvertito tutto l’anno, con una serie di oltre quattrocento scosse, di cui due molto forti l’11 e il 15 settembre. A causa del terremoto morirono 990 persone.

Sicilia (15 aprile 1978)

Alle ore 23.30 il terremoto, che raggiunse una magnitudo di 6,1, colpì la provincia di Messina, con epicentro nell’entroterra del golfo di Patti. Le scosse si avvertirono anche nelle isole di Lipari e di Vulcano. Settanta edifici crollarono, 650 furono dichiarati inagibili e da demolire, 4.500 furono evacuati. I crolli non causarono vittime, ma cinque persone, per lo spavento, morirono d’infarto.

Marche e Umbria (19 settembre 1979)

La prima scossa fu alle 21.30 e nelle ore successive ce ne furono altre, di cui alcune molto violente. L’evento principale, di magnitudo 5,9, colpì la Valnerina, in particolare la zona appenninica umbra. I comuni più danneggiati furono Cascia, Norcia, Preci e Sant’Anatolia, oltre ad altre 500 località tra Umbria, Marche, Lazio e Toscana. Furono danneggiati cinquemila edifici e morirono cinque persone.

Campania e Basilicata (23 novembre 1980)

Il terremoto ebbe una magnitudo di 6,9, con epicentro nelle zone interne dell’Appennino tra Campania e Basilicata, in particolare nelle provincie di Potenza e di Salerno. Il sisma dell’Irpinia, avvenuto alle 18.30, colpì in tutto una superficie di 17mila chilometri quadrati e coinvolse sei milioni di persone. Le scosse distrussero quasi completamente 31 paesi e 362mila abitazioni; provocarono 2.735 morti e novemila feriti; 394mila persone rimasero senza casa.

Umbria e Marche (26 settembre 1997)

Alle ore 11.40 un terremoto di magnitudo 5,8, ebbe come epicentro Annifo, in provincia di Perugia. La zona dell’Appennino umbro-marchigiano era già stata colpita da numerose scosse, a partire dal mese di maggio, in particolare i comuni di Serravalle di Chienti, Foligno, Nocera e Fabriano; in tutto gli eventi sismici registrati quell’anno furono più di seimila. Durante il terremoto morirono dodici persone.

Molise (31 ottobre 2002)

Il terremoto, avvenuto alle 11.30, ebbe una magnitudo di 5,8 e la zona più colpita fu la provincia di Campobasso, in particolare San Giugliano di Puglia; ma fu avvertito anche in Abruzzo, nelle Marche, nel Lazio e in Campania. Le scosse continuarono fino al 2 novembre e provocarono tremila sfollati, cento feriti e trenta morti.

Abruzzo (6 aprile 2009)

Alle 3.32 ci furono numerose scosse, la più intensa raggiunse una magnitudo di 5,9. La città più colpita fu L’Aquila e i paesi del circondario. Il terremoto provocò 309 morti e più di 1.600 feriti. Quindicimila edifici furono gravemente danneggiati, nella maggior parte dei casi nel centro storico, e 65mila persone furono sfollate. In quell’anno, secondo l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, nel capoluogo abruzzese ci furono 18mila eventi sismici.

Emilia Romagna (20 maggio 2012)

Alle 4.04 il terremoto colpì principalmente i comuni delle province di Modena e Ferrara con una magnitudo di 5,9. Le scosse sismiche continuarono fino al 12 giugno danneggiando 14mila case e 1.500 edifici pubblici. Ci furono in tutto 27 vittime, 350 feriti e almeno 19mila sfollati.

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