Cos’è la pericolosità sismica e come si valuta se un edificio è sicuro
Nel terremoto che ha colpito l’Italia centrale il 24 agosto, in cui sono morte almeno 247 persone, è emersa la pericolosità sismica del territorio italiano, ma soprattutto la vulnerabilità delle sue costruzioni, che nella maggior parte dei casi non rispettano le norme antisismiche.
Che cos’è la pericolosità sismica. La pericolosità sismica di un territorio è determinata dalla frequenza e dalla forza dei terremoti che l’hanno interessato nel corso del tempo, ovvero dalla sua sismicità. Viene definita come la probabilità che in un’area determinata e in un certo intervallo di tempo si verifichi un terremoto che superi una soglia di intensità, magnitudo o accelerazione di picco. In Italia numerosi studi hanno evidenziato la sismicità della penisola e per questo sono stati fatti degli studi sulla pericolosità sismica, soprattutto negli ultimi anni. Questi studi possono essere usati per localizzare costruzioni pericolose dal punto di vista della sicurezza, del rischio o dell’importanza strategica (centrali elettriche, installazioni militari, ospedali). Valutare la pericolosità significa, in questo caso, stabilire la probabilità che avvenga un terremoto di magnitudo superiore al valore di soglia in una determinata area.
Che cos’è la vulnerabilità sismica. La vulnerabilità sismica è la propensione di una struttura a subire un danno di un determinato livello di fronte a un evento sismico di una certa intensità. Una delle cause principali di morte durante un terremoto è il crollo degli edifici. Per ridurre la perdita di vite umane, è necessario rendere sicure le strutture edilizie. Per evitare i crolli e i danni alla struttura durante un evento sismico devono essere valutati una serie di elementi come: la struttura dell’edificio, i materiali usati, l’anno in cui è stato costruito, il luogo in cui sorge, la vicinanza con altre costruzioni ed elementi non strutturali. Quando si verifica un terremoto, il terreno si muove orizzontalmente e verticalmente, sottoponendo un edificio a spinte in avanti e indietro. L’edificio comincia così a oscillare, deformandosi. Se la struttura è duttile, e quindi capace di subire grandi deformazioni, non crollerà anche se potrebbe subire dei danneggiamenti. Il danno dipende anche dalla durata e dall’intensità del terremoto. Dopo un sisma, per valutare la vulnerabilità degli edifici è sufficiente rilevare i danni provocati, associandoli all’intensità della scossa. Più complessa è invece la valutazione della vulnerabilità degli edifici prima che si verifichi un evento sismico. Per questa sono stati messi a punto metodi di tipo statistico e meccanico.
La valutazione della vulnerabilità degli edifici. I metodi di tipo statistico classificano gli edifici in funzione dei materiali e delle tecniche con cui sono costruiti, sulla base dei danni osservati in precedenti terremoti su edifici della stessa tipologia. Questa tecnica richiede dati relativi ai passati terremoti, non sempre disponibili, e non può essere usata per valutare la vulnerabilità del singolo edificio, perché ha solo carattere statistico. I metodi di tipo meccanicistico usano, invece, modelli teorici che riproducono le principali caratteristiche degli edifici da valutare, su cui vengono studiati i danni causati da terremoti simulati. Infine, alcuni metodi usano i giudizi degli esperti per valutare il comportamento sismico e la vulnerabilità di certe tipologie strutturali, o per individuare i fattori che determinano il comportamento delle costruzioni e valutarne la loro influenza sulla vulnerabilità. Per poter valutare la vulnerabilità degli edifici su tutto il territorio nazionale è necessario ricorrere a metodi statistici che usino dati omogenei sulle caratteristiche degli stessi. Per il territorio italiano sono disponibili i dati dei censimenti Istat sulle abitazioni, che vengono usati nell’applicazione di metodi statistici.