Tutti i processi a carico dell’ex presidente egiziano Mohamed Morsi
Negli ultimi giorni la corte di cassazione dell’Egitto ha annullato due condanne, una all’ergastolo e una alla pena di morte, inflitte all’ex presidente egiziano Mohamed Morsi. Dopo la sua destituzione con il colpo di stato del 3 luglio 2013 l’ex presidente egiziano – il primo democraticamente eletto – è stato coinvolto in almeno quattro importanti processi.
Morsi è un esponente dei Fratelli musulmani. L’organizzazione era illegale ai tempi del dittatore Hosni Mubarak. Poi, dopo le rivolte popolari del 2011, è uscita dalla clandestinità, prima di essere messa nuovamente fuori legge con l’arrivo al potere del maresciallo Abdel Fattah al Sisi. Insieme a Morsi, sono finiti sul banco degli imputati decine di esponenti, anche di alto livello, della Fratellanza.
Per molti egiziani i processi hanno un fine politico e si sono conclusi con condanne spettacolari che hanno l’obiettivo di catturare l’attenzione popolare. Dal luglio del 2013 i tribunali egiziani hanno emesso centinaia di condanne a morte, che in sette casi sono state eseguite.
Ecco i principali processi a carico dell’ex presidente Morsi.
- Evasione dal carcere di Wadi el Natrun. Il 15 novembre 2016 la corte di cassazione egiziana ha annullato le condanne a morte inflitte nel maggio del 2015 a Morsi e ad altre 98 persone, tra cui esponenti di primo piano dei Fratelli musulmani, come la guida suprema Mohammed Badie. Ha inoltre ordinato di rifare il processo. Nei giorni delle rivolte popolari dell’inizio del 2011, Morsi e altri leader della Fratellanza erano stati rinchiusi in un carcere del nordovest del paese e furono liberati grazie a un’evasione di massa che, secondo l’accusa, fu orchestrata da militanti stranieri affiliati a Hezbollah e ad Hamas. Morsi, invece, ha dichiarato che a farli evadere furono alcuni abitanti del luogo. Gli imputati erano stati condannati anche per l’uccisione e il rapimento delle guardie carcerarie, e per aver danneggiato, saccheggiato e incendiato la prigione. Secondo un avvocato dei Fratelli musulmani, citato da Reuters, la corte di cassazione ha ordinato di rifare il processo perché non si era svolto correttamente.
- Spionaggio per conto di Hamas, di Hezbollah e dei guardiani della rivoluzione. Il 22 novembre 2016 la corte di cassazione egiziana ha annullato la condanna all’ergastolo per Morsi e le pene capitali inflitte ad altre 16 persone (tra cui due leader della Fratellanza, Khairat al Shater e Mohamed Beltagi). Il tribunale ha inoltre ordinato di rifare il processo. Gli imputati erano accusati di aver cospirato con organizzazioni straniere per compiere atti terroristici e minare la sicurezza nazionale. Secondo l’accusa, nel 2005 la Fratellanza aveva un piano per inviare alcuni dei suoi uomini in campi d’addestramento militare nella Striscia di Gaza, in Libano e in Iran. L’organizzazione, invece, sostiene di avere unicamente scopi pacifici.
- Spionaggio a favore del Qatar. Il 18 giugno 2016 Morsi è stato condannato all’ergastolo con l’accusa di aver passato informazioni e documenti contenenti segreti di stato ad agenti del Qatar attraverso la tv satellitare Al Jazeera. Altre sei persone sono state condannate a morte, tra cui due giornalisti della tv, che sono stati condannati in contumacia. L’avvocato di Morsi ha annunciato il ricorso in appello.
- Detenzione e tortura di manifestanti. Nell’aprile del 2015 Morsi è stato riconosciuto colpevole di aver ordinato illegalmente la detenzione e la tortura di manifestanti dell’opposizione che protestavano davanti al palazzo Ittihadiya, la sede della presidenza, il 5 dicembre 2012. È stato condannato a vent’anni di prigione. Insieme a lui sono stati condannati al carcere altri dodici leader della Fratellanza. Morsi è stato assolto dall’accusa di aver istigato i suoi sostenitori a uccidere due manifestanti e un giornalista.
- Morsi è sotto processo anche per frode in relazione al programma economico e sociale dei Fratelli musulmani ai tempi in cui erano al potere, e per oltraggio alla giustizia, per aver accusato pubblicamente un giudice di aver tollerato dei brogli elettorali.