Perché i libri da colorare hanno tanto successo negli Stati Uniti
Nel gennaio del 2016 Samantha Wuu ha lasciato Boston per trasferirsi a casa della madre, in New Jersey, e aiutarla con due malati in famiglia. Per distrarsi ha cominciato a colorare. Dopo un po’, ha capito che non riusciva più a smettere. All’inizio era un buon modo per dimenticare le preoccupazioni, ma è diventato quasi un problema: “Qualunque cosa facessi, non vedevo l’ora di rimettermi a colorare”. Per un mese ha colorato tutti giorni, una o due volte al giorno.
Negli ultimi tempi colorare è diventata una specie di droga per molti statunitensi stressati, ansiosi e oberati di lavoro. Terapeutico senza essere una terapia, meditativo senza meditazione, creativo senza creare nulla, artistico senza velleità artistiche, questa presunta attività consolatoria è diventata una macchina per fare soldi: dal 2014 al 2015 negli Stati Uniti le vendite di album da colorare sono passate da un milione a dodici milioni di volumi.
Il fenomeno non va sottovalutato: gli album da colorare per adulti sono una delle voci a cui si devono i buoni risultati fatti registrare nel 2015 dall’industria editoriale statunitense. Librerie e cartolerie sono pieni di volumi da colorare dedicati a chi ha più di vent’anni. Ci sono dei canali YouTube in cui si possono guardare altre persone che colorano e recensiscono i vari libri, sono nati incontri dedicati e app per gli appassionati di quest’attività. Perfino la produzione di pastelli è in crescita. Samantha Wuu è così ossessionata dal colorare che ha comprato delle matite speciali, con apposito temperamatite, penne con inchiostro gel o con i brillantini, che lasciano una traccia in rilievo. “In effetti è stata una vera follia”, racconta ridendo.
Sembra che colorare abbia un effetto calmante, ma non si capisce bene cosa lo scateni
La maggior parte dei libri più venduti promette la stessa cosa: rilassarsi, allentare le tensioni, provare belle sensazioni. Sembra che colorare abbia un effetto calmante ma, a differenza delle medicine o dello sport, non si capisce bene cosa lo scateni. “Chi soffre di ansia si sente meglio quando si mette a colorare”, spiega Nadia Jenefsky, una terapeuta che lavora a New York. “È un’attività in cui bisogna fare delle scelte, come per esempio quali colori usare e come accostarli, ma ha comunque una struttura forte alla base”.
Queste pubblicazioni sono spesso spacciate per antistress o classificate come art therapy, ma non esistono studi scientifici che ne attestino i benefici per la salute. L’American art therapy association precisa: “L’associazione approva l’uso degli album da colorare come forma di divertimento e di autoaiuto, tuttavia questo impiego non va confuso con l’arteterapia professionale, per la quale un paziente deve rivolgersi a uno specialista opportunamente formato”.
Gloria Webb, una mamma a tempo pieno di New York, racconta che colorare l’aiuta a dormire. S’incontra una volta a settimana con altre sette donne alla biblioteca pubblica di Kips Bay, a Manhattan, dove ha sede un “club delle coloratrici”. A uno di questi incontri, Wendy Ceracche, una maestra in pensione, mi ha mostrato una novantina di foto di suoi disegni sullo smartphone: kimono, animali, mandala, panorami urbani, rifiniti nei minimi dettagli. Ha cominciato a colorare solo un anno fa.
La moda è scoppiata grazie all’illustratrice Johanna Basford, nota tra gli appassionati come la “regina del coloring”, che nel 2013 pubblicò il best seller Il giardino segreto. Ma la ricerca collettiva di modi per mettere in pausa il cervello non è una novità. Secondo l’American psychological association, nel 2015 gli statunitensi hanno percepito un aumento del livello di stress, in controtendenza rispetto agli anni precedenti, e considerano la situazione pericolosa per la salute. Il lavoro, insieme alle preoccupazioni economiche, è sempre tra le cause principali.
Sinonimo di pace
Dal lavoro a maglia ai corsi di mindfulness, faremmo di tutto pur di sfuggire al peso di una vita iperconnessa e soffocata dal lavoro. Questa domanda di relax ha creato un mercato in forte espansione, che spaccia ricette sempre nuove per evadere: lavoretti manuali, guide alla meditazione scaricabili da internet, fine settimana in ritiri che promettono il silenzio assoluto, un rilevatore del ritmo respiratorio da 150 dollari.
Sheerly Avni, un’autrice di programmi tv che vive a Città del Messico, si considera il target perfetto per questo tipo di prodotti: “Non mi rilasso dal 1973. Sono l’acquirente tipo di tutto ciò che promette di ottenere un po’ di calma senza sforzo”.
Visto che colorare è un’attività monotona, è diventato sinonimo di pace. Il supporto cartaceo consente di stare lontani dallo schermo. Per gli adulti, la cosa più seducente è il lato “creativo”. “Piace moltissimo alle persone che hanno ambizioni artistiche, ma che pensano di non avere abilità artistiche”, spiega Jenefsky. “Se nessuno ci incoraggia, quasi sempre abbandoniamo le attività artistiche e creative al termine delle scuole medie o superiori. Generalmente non sono abilità che vengono richieste, salvo a chi è dotato di un certo talento”.
Secondo uno studio del 2012 pubblicato su Psychological Science, fare qualcosa che non richiede attenzione spesso stimola la creatività: farsi una doccia, curare le piante e forse anche colorare sono attività che lasciano la mente libera e che possono far venire in mente pensieri utili e soluzioni originali. Coloriamo per tornare bambini ed esercitare la nostra creatività, ma in realtà i bambini sono così creativi che questi libri li inibiscono.
“Per i più piccoli questi libri non sono stimolanti”, spiega Jenefsky. Per loro è più naturale esprimersi a partire dai loro scarabocchi. Gli adulti, mentalmente stanchi, invece possono sentirsi bloccati davanti alla pagina bianca. Il massimo della creatività a cui possono aspirare è scegliere i colori per riempire un disegno.
Colorare richiede meno energie della corsa o dello yoga, è più facile che lavorare a maglia
È proprio perché sono poco impegnativi, non propriamente terapeutici né artistici, che gli album per adulti sono irresistibili. Richiedono meno energie della corsa o dello yoga, sono più facili che imparare a lavorare a maglia e più proficui che mettersi a guardare House of cards (semmai le due cose si possono fare insieme). Più accessibili della meditazione, forniscono un’evasione immediata e a buon mercato.
Se colorare permette di prendersi una pausa dagli schermi di telefoni e computer, ha pur sempre un legame positivo con i social network: alla fine hai comunque qualcosa di carino da postare su Instagram.
Wuu dice di aver ridotto il tempo dedicato ai colori perché si è resa conto che passare il tempo a far sfumature non era poi così “produttivo”. È però convinta che questo passatempo sia stato una nota positiva in un periodo di stress. “Si può sbagliare e anche se sbagli, pazienza, ne cominci un altro. Potevo fare pasticci. Poi guardavo il risultato e pensavo, be’, non è proprio quello che volevo, ma tanto su questo libro ci sono altri diecimila fiori da colorare”.
(Traduzione di Nicoletta Poo)
Questo articolo è uscito su Quartz.
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