Da che pulpito
Fourth plinth award
National gallery, Londra, fino al 26 marzo
Un ciuffo gigante di panna montata con un drone al posto della ciliegina, una scultura di barattoli riciclati e un set di “vestiti vecchi dell’imperatore” sono tra i finalisti del premio Fourth plinth di Trafalgar Square. Fin dalla sua istituzione nel 1999, le opere che si sono succedute sul piedistallo vuoto destinato alla statua di Guglielmo IV di fronte alla National gallery hanno sollevato polemiche, apprezzamenti, ilarità e congetture. Dal gallo di Katharina Fritsch alla scultura fatta dai passanti di Antony Gormley, tutte le opere hanno lasciato un segno nella memoria collettiva dei londinesi. Nessuno dei cinque contendenti di quest’anno solleverà grosse polemiche, ma tutti rispondono a uno dei requisiti fondamentali dell’arte pubblica: parlare di attualità. The emperor’s old clothes del Raqs media collective, un trio di artisti indiani, ricordano che i vestiti nuovi del potere sono semplicemente vecchi paramenti riproposti in fogge più regali. Si tratta di abiti rigidi realizzati in fibra di vetro e lasciati vuoti: fantasmi, presenze-assenze, involucri che qualunque statua potrebbe indossare. Michael Rakowitz si è ispirato a un’antica immagine assira del toro alato distrutta dal gruppo Stato islamico nel 2015. L’originale è stato riprodotto con vecchie lattine di sciroppo di datteri, reliquie della florida industria irachena ormai annientata. Heather Phillipson, con la sua montagna di panna, è l’unica artista britannica: le frontiere culturali, dunque, sono ancora aperte. The Telegraph
Mutande americane
Facebook underwear audit
L’artista e femminista Coralina Meyer ha invitato le statunitensi a inviarle mutande usate per il suo nuovo progetto intitolato Cunt quilts, (letteralmente “trapunte di fica”), parte di quello che lei chiama “appello delle antiche glorie della biancheria intima”, una specie di sondaggio dopo l’elezione di Trump. Meyer vuole realizzare quattro trapunte cucendo insieme tante mutande usate di donne statunitensi. Sono benvenuti fluidi corporei, lacerazioni e capi usurati, per creare quello che lei definisce un “patchwork aneddotico spudorato”. La prima trapunta è stata esposta come striscione durante la marcia delle donne a Washington il 21 gennaio. Il progetto di raccolta dell’intimo usato andrà avanti per i prossimi quattro anni. Dazed and Confused
Street art alle poste
Lab 14
Parigi, fino al 28 febbraio
La street art ormai non ha più nulla di dirompente: è entrata nei musei. Quello dedicato a Banksy ad Amsterdam è la prova più ovvia di questa tendenza. Nonostante ciò è obbligatoria una tappa al Lab 14, in un vecchio ufficio postale nel quartiere di Montparnasse. Sette piani e 1.700 metri quadrati sono stati affidati fino alla fine di febbraio a 34 artisti in residenza con il pubblico che, fino al 25 gennaio, poteva assistere ai lavori in corso. Quasi tutti gli artisti hanno ripetuto un tema originale come fosse il loro marchio di fabbrica e si sono adattati al grande formato imposto dagli spazi dell’ex ufficio postale aperti sulla strada. Libération
Questa rubrica è stata pubblicata il 3 febbraio 2017 a pagina 81 di Internazionale. Compra questo numero| Abbonati