Le elezioni tedesche nei commenti della stampa europea
All’indomani delle elezioni federali in Germania, che hanno visto i partiti della grande coalizione uscente guidata da Angela Merkel perdere consensi e l’ingresso al parlamento dell’estrema destra, gli editorialisti tedeschi ed europei si dicono preoccupati per la stabilità politica del paese e dell’Europa.
Poteva andare (un po’) peggio
Bild Zeitung, Berlino
Per Richard Volkmann, il risultato del voto di domenica è “un incubo” per i Cristianodemocratici di Angela Merkel: “Chiunque pensasse che il precedente parlamento fosse pesante e problematico avrà di che essere sorpreso nei prossimi anni”, sostiene Volkmann. L’aspetto positivo, osserva, è che la Germania “è scampata a una riedizione della grande coalizione” tra Cdu e Spd. Per il resto, invece, “tutto ciò che un tempo sembrava impensabile oggi sembra possibile: da un nuovo voto – il tabù per eccellenza della politica tedesca, celebre per la sua stabilità – fino a un governo che, se avrà la maggioranza in parlamento, si ritroverà con una cancelliera zoppa molto prima del 2021. E soprattutto, c’è l’Afd, il cui candidato principale urla nel microfono – come il cattivo dei film – che vuole ‘dare la caccia’ a Merkel e ‘riprendere il nostro paese e il nostro popolo’. Come dicevo: poteva andare peggio. Ma non di molto”.
Merkel vittoriosa ma indebolita
Le Monde, Parigi
“Un’Unione Cdu/Csu indebolita, un Partito socialdemocratico ko, un’estrema destra in crescita: la Germania è entrata a sua volta in una zona di turbolenze. Certo, Angela Merkel sarà alla testa del prossimo governo tedesco, ma nessuno può dire oggi, neanche l’interessata, con quale partito governerà”, scrive l’editoriale non firmato del quotidiano francese. “Per l’Europa, e in particolare per la Francia di Emmanuel Macron, queste elezioni sono una cattiva notizia. Anzitutto perché la Germania entrerà in un lungo tunnel di negoziati che, senz’altro tra diversi mesi, la renderanno assente dalla scena europea. Come nel 2013, l’Unione europea girerà al minimo. Sarà ancora più vero perché le questioni che saranno al centro dei negoziati – immigrazione, fisco, politica energetica – saranno affrontate su base nazionale e non europea. Soprattutto perché è probabile che, alla fine dei negoziati, i tedeschi si mettano d’accordo sulla pelle degli altri europei”.
Vittoriosa ma molto indebolita
Le Soir, Bruxelles
“Il successo ottenuto dall’Afd e l’ingresso dell’estrema destra al Bundestag per la prima volta dalla seconda guerra mondiale segnano la fine dell’eccezione tedesca. Uno choc per la Germania, ma anche per l’Europa nel suo complesso”, afferma l’editorialista Béatrice Delvaux: “Dopo il voto nei Paesi Bassi e in Francia abbiamo creduto – o voluto credere – che l’estrema destra era battuta sul suolo europeo poiché non aveva raggiunto i risultati temuti e/o non era riuscita ad andare al potere. Non c’era però di che essere sollevati. Il voto di domenica ci ricorda la difficile verità: l’estremismo di destra è ormai saldamente impiantato nelle nostre democrazie europee. Oggi i filoeuropei hanno gli occhi puntati su Angela Merkel e sono molto preoccupati. La cancelliera userà questo quarto e ultimo mandato – e un risultato elettorale eccezionale viste le circostanze – per conquistare il nuovo Graal di un’Europa rinforzata, solidale e aperta? O quella che alcuni accuseranno soprattutto di essere la Mutti (mamma) dell’estrema destra cederà al suo atavico pragmatismo politico, che la porterà questa volta a inseguire le sirene della destra dura e a ridurre l’orizzonte europeo al minimo del minimo? La palla è nel campo di Angela”.
La vittoria sbiadita di Merkel può cambiare la politica europea per sempre
De Volkskrant, Amsterdam
“Merkel vince ancora, ma è una vittoria sbiadita: la Cdu-Csu perde parecchi voti, oltre al castigo subìto dal partner di coalizione Spd. Malgrado ciò, è l’unica leader di un grande paese a essere sopravvissuta a tutte le maggiori crisi degli ultimi anni”, scrive Arnout Brouwers, secondo il quale “l’ascesa dell’Afd e la rinascita dell’Fdp come partito conservatore liberale ed euroscettico sembra essere la risposta di molti tedeschi ai problemi principali che ha dovuto affrontare la coalizione di centrosinistra di Merkel. Secondo i recenti sondaggi il terrorismo, l’immigrazione e l’estremismo sono per la maggioranza dei tedeschi i principali problemi dell’Europa. Un parlamento diviso e senza che una coalizione di governo possa formarsi rapidamente è la nuova norma, ora anche a Berlino. Le conseguenze della normalizzazione tedesca si faranno sentire nell’Ue. Le probabilità di un’unione di trasferimenti calano, pensano in molti. Ma l’Europa è ancora il motore della buona volontà tedesca e della volontà di andare avanti. Se le placche tettoniche si stanno davvero muovendo le conseguenze potrebbero avere una portata notevole”.
L’era di Angela Merkel entra nell’ultima fase
Gazeta Wyborcza, Varsavia
“Il quarto mandato di Angela Merkel sarà senz’altro l’ultimo. Indipendentemente dalla composizione del suo governo, la cancelliera si concentrerà nei prossimi quattro anni sull’impronta che lascerà nella storia”, osserva Bartosz Wieliński. Per l’esperto di questioni tedesche del quotidiano di centrosinistra, “Merkel cercherà di preservare l’unità dell’Unione e di impedire che Emmanuel Macron divida l’Unione europea in un nocciolo duro e delle zone periferiche. Vuole essere ricordata come la leader politica che ha salvato l’Europa unita e l’ha rafforzata. E che ha garantito ai tedeschi una posizione importante sulla scena internazionale, mentre nel 1990 il paese ha dovuto ottenere il beneplacito delle grandi potenze per potersi riunificare”.
La vittoria di Merkel per un quarto mandato guastata dalla crescita dell’estrema destra
The Guardian, Londra
“L’affermazione dell’Afd è senza dubbio preoccupante ed è un segno della crescente frammentazione politica”, si legge nell’editoriale non firmato del quotidiano: “Introduce nella politica federale tedesca un elemento di tossicità e di polarizzazione che non può che preoccupare tutti coloro che tengono alla democrazia liberale. L’Afd è passata dall’essere un gruppo marginale nel 2013 a una forza di opposizione con almeno ottanta seggi. In quanto membro del parlamento, l’Afd godrà di spazi, fondi pubblici e di un’esposizione mediatica più regolare – una prospettiva spaventosa. Eppure è importante non esagerare nelle reazioni. La Germania è una democrazia stabile. È profondamente impegnata nel progetto europeo. La sua politica non è stata sconvolta dalle forze populiste come è successo nel Regno Unito o negli Stati Uniti. L’Afd sarà in parlamento, ma non al governo. Rimarrà un’anomalia, anche se pesante e odiosa”.