Che cos’è il patto europeo sull’immigrazione e l’asilo
Nel suo discorso sullo stato dell’Unione, la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen ha annunciato che presenterà una proposta di revisione del sistema di asilo europeo con l’obiettivo di abolire il regolamento di Dublino. “Sarà sostituito da un meccanismo di forte solidarietà tra partner. I paesi più esposti ai flussi devono poter contare sugli altri”, ha dichiarato Von der Leyen. I dettagli del progetto saranno annunciati il 23 settembre, quando la commissione presenterà il nuovo Patto sull’immigrazione e l’asilo.
Il documento, che ha un valore politico e programmatico di cinque anni, dovrà quindi essere discusso con i governi dei 27 paesi europei che dovranno approvarlo in sede di Consiglio, come era avvenuto per l’Agenda europea sull’immigrazione nel 2015. Del documento si discute da mesi e avrebbe dovuto essere approvato entro il 30 settembre, ma dopo l’incendio che ha distrutto il campo profughi di Lesbo, in Grecia, il tema di una politica comune europea è tornato attuale e la commissione ha annunciato che anticiperà la presentazione.
L’11 settembre la vicepresidente della commissione, Margaritis Schinas, ha descritto il patto come una “casa di tre piani”, sottolineando che l’obiettivo finale è quello di impedire agli stranieri di entrare sul territorio europeo attraverso accordi con i paesi extraeuropei di origine e di transito e con un investimento sull’agenzia per il controllo delle frontiere esterne.
“Il primo piano sarà la dimensione esterna molto forte con accordi con i paesi di origine e di transito per trattenere le persone nei loro paesi”, ha detto Schinas durante una conferenza stampa. Al “secondo piano” della casa ci sarà “un solido sistema di gestione della nostra frontiera esterna con una nuova guardia di frontiera e costiera europea con molto più personale, imbarcazioni e strumentazione”. Il “piano superiore” dell’edificio sarà un “sistema di solidarietà permanente ed effettivo” per il ricollocamento dei profughi arrivati in Europa. Un sistema simile di ricollocamento per quote era previsto dal precedente patto, l’agenda europea per le migrazioni del 2015, ma l’adesione al sistema era su base volontaria e dopo due anni il sistema è stato abbandonato.
Cosa prevede
Non sono ancora girate le bozze effettive del nuovo documento, tuttavia dalle indiscrezioni che sono trapelate si può desumere che l’intervento riguarderà: l’introduzione di meccanismi di redistribuzione obbligatoria dei richiedenti asilo; l’introduzione di procedure obbligatorie di ammissibilità delle richieste di asilo in frontiera; l’introduzione di procedure accelerate di frontiera obbligatorie per l’analisi delle domande di asilo; il rafforzamento del ruolo di Frontex nella gestione dei rimpatri; l’aumento della collaborazione con i paesi della sponda sud del Mediterraneo e con la Turchia per la gestione congiunta dei flussi; la riforma del sistema di Dublino o altre strategie per contrastare i cosiddetti “movimenti secondari” all’interno dell’Unione europea; l’aumento degli accordi di rimpatrio; l’aumento dei canali di ingresso regolari; il coordinamento centralizzato delle operazioni di ricerca e soccorso da parte delle centrali operative (Maritime rescue coordination centre) in piena attuazione della normativa europea per fornire un adeguato aiuto alle persone in pericolo e per individuare luoghi sicuri disponibili per lo sbarco.
I punti critici
Molti analisti sostengono che soprattutto la parte relativa alla solidarietà tra stati europei rischia di naufragare, come è avvenuto nell’ultimo quinquennio. Ma gli esperti muovono anche altre critiche al documento programmatico della commissione guidata da Ursula Von der Leyen. L’Associazione studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) ha inviato una lettera in dieci punti alla commissione, rispondendo a una sollecitazione rivolta dalla stessa commissione a tutte le organizzazioni che si occupano di immigrazione in Europa. “Il patto sembrerebbe fondato sulla medesima logica securitaria che ha orientato le politiche della precedente commissione e che ha provocato una rapida e drammatica contrazione dei diritti dei cittadini stranieri”, spiega l’operatrice legale dell’Asgi Adelaide Massimi. A preoccupare i giuristi sono soprattutto le procedure alle frontiere che negli ultimi anni hanno legittimato sistematiche violazioni dei diritti umani verso migranti e profughi. Preoccupano anche gli investimenti rispetto all’agenzia europea per il controllo esterno delle frontiere, Frontex, e gli accordi con i paesi di origine e di transito per il trattenimento delle persone intenzionate a raggiungere l’Europa.
Il timore è che ci si doti di strumenti che riducano ancora di più i diritti degli stranieri: dalle liste dei paesi di origine, a nuovi centri di detenzione alla frontiera, fino a nuovi accordi di cooperazione con paesi che non garantiscono i diritti umani ai migranti. “Come è stato con l’introduzione dei centri hotspot di Italia e Grecia, questi strumenti comportano una moltiplicazione dei luoghi di detenzione formali e informali e l’azzeramento delle garanzie reali di un’analisi completa e adeguata delle domande di asilo. Inoltre, tali procedure rischiano di esasperare ulteriormente la già drammatica situazione che vivono i migranti lungo i confini europei in Grecia, Italia, Ceuta e Melilla e in altri luoghi”, spiega Massimi.
La cooperazione con i paesi di origine e transito è un altro tema importante e comprende sia il rafforzamento e la moltiplicazione degli accordi di rimpatrio, sia il sostegno al controllo delle frontiere degli stati di transito. “Questi accordi provocano l’esclusione dal diritto di asilo dei cittadini stranieri che rimangono bloccati nei paesi di transito e innescano in tali paesi meccanismi di nascita o rafforzamento di regimi detentivi e di criminalizzazione della migrazione irregolare. Dall’altro lato, l’esistenza di procedure rapide per il rimpatrio implica spesso forme di automatismo per il rimpatrio di cittadini di determinate nazionalità, senza che abbiano accesso a una valutazione adeguata sull’eventuale sussistenza di cause di inespellibilità”, conclude l’operatrice legale.
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