Il caso Palamara e lo scandalo delle nomine al Csm
Il 14 settembre 2021 la sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura (Csm) ha sospeso per un anno e sei mesi i magistrati ed ex consiglieri Antonio Lepre, Gianluigi Morlini e Luigi Spina, e per nove mesi Corrado Cartoni e Paolo Criscuoli.
È solo l’ultima evoluzione dello “scandalo delle nomine” che ha coinvolto il Csm, l’organo che assicura l’indipendenza e l’autogoverno della magistratura e che supervisiona la vita professionale dei magistrati. La vicenda era scoppiata nel maggio 2019, con la pubblicazione di alcune intercettazioni del telefono del giudice Luca Palamara, ex componente del Csm ed ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati (Anm). Palamara era stato intercettato perché sotto indagine per corruzione, ma dalle sue conversazioni erano emerse anche informazioni sui modi in cui sarebbero stati pilotati gli incarichi in diversi uffici giudiziari.
Il caso delle nomine pilotate è emerso come conseguenza di questa indagine, dopo che le intercettazioni e le chat sono finite su giornali e tv. La grande mole di materiale, che solo in parte è rilevante ai fini penali, è stata oggetto di una fuga di notizie e resa pubblica in violazione del segreto d’indagine.
Parallelamente al processo penale nei confronti di Luca Palamara in corso a Perugia, il Csm ha istruito una serie di procedimenti disciplinari a carico dei magistrati coinvolti nella sua rete di relazioni.
Palamara è stato radiato dalla magistratura il 9 ottobre 2020. La motivazione è di aver discusso illecitamente e pianificato la nomina del procuratore di Roma con soggetti “completamente estranei” al Csm.
I cinque magistrati sospesi a settembre, che si erano dimessi dalla carica di consiglieri nell’estate del 2019, si sono difesi dicendo di non aver mai subìto pressioni esterne e hanno annunciato che impugneranno la decisione.
La vicenda delle nomine pilotate
Prima di vedere qual è uno degli eventi al centro delle indagini disciplinari nei loro confronti, bisogna tenere conto di un punto fondamentale: dagli anni sessanta la magistratura si divide in correnti che si rifanno alle diverse aree politico-culturali del paese. Questi gruppi si presentano come liste alle elezioni degli organi della categoria e formano poi alleanze tra di loro.
Il procedimento disciplinare nei confronti dei cinque magistrati parte dall’incontro, avvenuto la sera dell’8 maggio 2019 in un hotel di Roma, tra Palamara, considerato il capo della corrente di centro Unità per la costituzione, e i deputati del Partito democratico Luca Lotti e Cosimo Ferri, oggi in Italia Viva. Ferri è un magistrato in aspettativa ed è stato un esponente di spicco di Magistratura indipendente, la corrente conservatrice dell’Associazione nazionale magistrati (l’organismo rappresentativo che raggruppa i magistrati italiani).
L’argomento dell’incontro nell’hotel romano era la nomina del procuratore capo della capitale, dopo il pensionamento di Giuseppe Pignatone. Al termine era maturato l’orientamento di sostenere il procuratore generale di Firenze, Marcello Viola, appartenente a Magistratura indipendente. Pochi giorni dopo, il 23 maggio 2019, Viola era risultato il più votato nella commissione per gli incarichi direttivi che doveva individuare la rosa di nomi da presentare all’assemblea del Csm.
L’incontro è stato reso pubblico il 29 maggio 2019 dai quotidiani la Repubblica e Il Corriere della Sera. Dalle chat e dalle intercettazioni pubblicate nei mesi successivi, è emerso il metodo attraverso cui le correnti si dividevano le nomine negli uffici giudiziari. La notizia dell’incontro romano ha bloccato la nomina di Viola. La commissione ha ripetuto la votazione e il 4 marzo 2020 il Csm ha scelto come procuratore capo Michele Prestipino Giarritta, procuratore facente funzioni e stretto collaboratore di Pignatone.
Tuttavia nel maggio 2021 su ricorso presentato da Viola, il tribunale amministrativo regionale (Tar) del Lazio e poi il Consiglio di stato hanno annullato la nomina di Prestipino. Nei prossimi mesi il Csm dovrà riunirsi ancora per nominare il nuovo capo della procura romana.
Nel frattempo è cominciato a Perugia il processo penale per corruzione a carico di Palamara e la prima udienza è fissata il 15 novembre. L’accusa è quella di aver messo il suo ruolo di magistrato a disposizione dell’imprenditore Fabrizio Centofanti (anche lui indagato) in cambio di viaggi, cene e lavori di ristrutturazione.
Palamara, che è candidato alle elezioni suppletive nel collegio di Primavalle a Roma del 3 e 4 ottobre, ha sempre negato di essersi fatto corrompere e non vuole essere considerato l’unico responsabile del sistema clientelare. Tuttavia ha confermato che il meccanismo – di cui lui era uno degli ingranaggi – era diffuso e condiviso da tutte le correnti, come ha spiegato nel libro-intervista Il sistema (Rizzoli 2021).
A cura di Giulia Merlo, giornalista di Domani