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Serve più cautela nell’usare gli antimalarici contro il covid-19

Una confezione di idrossiclorochina. Seattle, Stati Uniti, 31 marzo 2020. (Lindsey Wasson, Reuters/Contrasto)

Il 24 maggio l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha sospeso la sperimentazione dell’idrossiclorochina contro il covid-19. Il farmaco era stato inserito nella sperimentazione Solidarity, che sta studiando l’uso di alcuni farmaci per trattare il covid-19, contro il quale non esistono ancora trattamenti specifici. I farmaci inclusi erano il remdesivir, sperimentato contro il virus ebola, il lopinavir/ritonavir, che è un trattamento contro l’hiv, l’interferone beta 1, che è usato contro la sclerosi multipla, e l’idrossiclorochina, usata contro la malaria e alcune malattie autoimmuni. L’idrossiclorochina e la clorochina sono due farmaci noti da molto tempo. Il progetto Solidarity, che coinvolge decine di paesi e centinaia di pazienti, ha l’obiettivo di ottenere risultati significativi dalla sperimentazione su ampia scala dei farmaci più promettenti contro il nuovo coronavirus.

L’uso off-label di farmaci è comunque possibile anche senza una sperimentazione clinica, se ci si trova in condizioni particolari. Già a fine marzo l’Oms ha notato che contro il covid-19 spesso i medici prescrivevano medicine autorizzate per il trattamento di altre malattie.

Interesse crescente
Uno dei farmaci prescritti è stata appunto l’idrossiclorochina. L’interesse per questa molecola è stato generato in parte all’esterno della comunità scientifica, da una serie di tweet a metà marzo che ne promuovevano l’uso. Anche il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ne ha appoggiato l’uso. Un suo tweet citava uno studio pubblicato sulla rivista International Journal of Antimicrobial Agents. Si trattava di un piccolo studio, che ha coinvolto venti pazienti per dieci giorni. Da questo studio emergerebbe un possibile effetto antivirale dell’idrossiclorochina.

Nella settimana dal 15 marzo al 21 marzo le prescrizioni negli Stati Uniti per l’idrossiclorochina e la clorochina sono aumentate molto. Per esempio, le prescrizioni inferiori alle 28 pillole sono cresciute del 1.977 per cento. Anche le prescrizioni di quantità maggiori sono aumentate.

Nel complesso, in dieci settimane, dal 22 febbraio al 25 aprile, sono state registrate oltre 480mila prescrizioni in più di idrossiclorochina e clorochina rispetto all’anno precedente. In seguito le prescrizioni a lungo termine sono diminuite, segnalando la mancanza del farmaco per i pazienti con alcune malattie, come l’artrite reumatoide.

La Food and drug administration (Fda), negli Stati Uniti, ha autorizzato l’uso di emergenza della clorochina e dell’idrossiclorochina per i pazienti ricoverati per covid-19 il 28 marzo. In un commento pubblicato sulla rivista Jama Internal Medicine il 19 maggio, Mike Zhai, Carolyn Lye e Aaron Kesselheim hanno fortemente criticato la decisione. La Fda ha dato il via libera sulla base di dati in vitro e di singoli casi clinici, non di ampie sperimentazioni. “Che l’idrossiclorochina e la clorochina abbiano o no efficacia clinica contro il covid-19, c’è un grande rischio di danno che deriva dall’autorizzazione emessa su dati insufficienti”, scrivono nel loro commento. La decisione della Fda può spingere i pazienti a usare i due antimalarici al di fuori delle sperimentazioni cliniche, rallentando l’acquisizione dei dati.

Inoltre, mentre non si sa ancora se i due farmaci siano efficaci contro il covid-19, si sa che possono provocare problemi cardiaci, anche fatali. Infine, si rischia di causare una carenza dei due farmaci, che sono necessari ad altri pazienti, non covid-19. “Mentre la pandemia covid-19 continua, il pubblico, i membri del governo e l’industria farmaceutica possono fare pressione sull’Fda per emettere ulteriori autorizzazioni all’uso in emergenza di farmaci. Invece di soccombere a queste pressioni, l’agenzia dovrebbe garantire che le autorizzazioni siano rilasciate solo quando sono supportate da sufficienti prove scientifiche, e tutte queste prove dovrebbero essere rese pubbliche al momento dell’autorizzazione”, continuano i ricercatori nel loro commento.

Il 22 maggio la rivista medica britannica The Lancet ha pubblicato uno studio sull’impiego dell’idrossiclorochina e della clorochina, con o senza antibiotici, contro il covid-19, da cui sono emersi i rischi legati ai due farmaci. Nello studio sono stati inclusi i dati di oltre 96mila pazienti in più paesi. I pazienti erano ricoverati in ospedale. Tra questi, quasi 15mila avevano ricevuto il trattamento con idrossiclorochina, clorochina o con la combinazione di uno dei due preparati con un antibiotico. Non è emerso alcun beneficio dal trattamento con i due farmaci. Tra i pazienti che hanno ricevuto il trattamento ci sono stati più casi di aritmie del cuore e decessi. Comunque, lo studio è osservazionale e non indaga sui motivi del maggiore rischio di morte (è stato inoltre contestato per la qualità dell’analisi statistica e l’integrità dei dati con una lettera aperta firmata da un centinaio di medici e ricercatori, a cui è seguita la replica della Surgisphere, la società che ha raccolto i dati).

In seguito alla pubblicazione dello studio di The Lancet, l’Organizzazione mondiale della sanità ha sospeso la sperimentazione sull’idrossiclorochina. Si attende quindi una revisione relativa alla sicurezza del trattamento.

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