Le donne borghesi che vogliono mandare a casa Donald Trump
Susan Polakoff Shaw, una donna di 61 anni dell’Ohio, è una persona incantevole. Il suo fascino è un dato oggettivo, come il fatto che la neve è fredda o che un quadrato ha quattro lati uguali. Shaw ride rumorosamente e impreca spesso. I suoi capelli ricci, biondi con una sfumatura di rosso, sono raccolti in alto. Indossa un giubbino di jeans, gioielli appariscenti e occhiali con la montatura blu. È la zia stravagante che tutti vorremmo avere. Ma, prima di ogni altra cosa, è una persona piena di energia. “È carismatica, una vera leader”, conferma un’amica.
Nel 2018 Shaw ha partecipato per la prima volta a una riunione di un circolo democratico, e subito ha pensato che quello sarebbe stato il suo prossimo, grande progetto. L’evento era stato piuttosto noioso, con un gruppo di anziani seduti attorno ai tavoli in una grande sala da ballo nella zona orientale di Cleveland. C’erano pizza per tutti e gli abitanti del quartiere intervenivano a turno, ma nessuno si occupava di tenere il conto delle presenze, di organizzare un’attività di volontariato o di pianificare iniziative per il fine settimana, anche se la stagione delle primarie per le elezioni di metà mandato era già cominciata. “Se davvero vogliamo battere Donald Trump le cose devono cambiare”, si è detta Shaw alla fine dell’incontro. Da allora in effetti le cose sono cambiate, e non poco.
Sotto la guida di Shaw e di altre donne, il sonnolento circolo democratico Ward 17 è stato rivitalizzato. In meno di due anni le adesioni sono raddoppiate, passando da 25 a 50. È stato creato un nuovo sito internet ed è stata aumentata la presenza sui social network. Ogni fine settimana il circolo distribuisce materiale illustrativo e invita i cittadini a registrarsi alle liste elettorali in vista delle elezioni. Questo grazie al volontariato di novanta persone, in maggioranza donne.
Attivismo locale
È una tendenza ormai nota da tempo: in tutto il paese il risentimento nei confronti del presidente Donald Trump ha spinto molte donne, soprattutto quelle che vivono nei sobborghi residenziali come Shaw, a fare attività politica e a schierarsi con il Partito democratico. Ma spesso i mezzi d’informazione ignorano un elemento importante: queste donne esprimono la loro rabbia non solo organizzandosi in vista del voto nazionale ma anche indirizzando la loro energia verso obiettivi “minori”, come le elezioni statali, quelle per i distretti scolastici o le competizioni interne ai partiti. Questo attivismo locale potrebbe alterare lo scenario politico statunitense in modo profondo. “Assistiamo alla rinascita di un’antica tradizione americana basata sull’impegno civico”, sostiene Theda Skocpol, politologa e sociologa di Harvard.
Resta da capire se le donne manterranno il loro impegno a prescindere da quale partito conquisterà il potere a Washington. È possibile che gli Stati Uniti stiano entrando in una nuova era dell’attivismo? O si tratta di un fenomeno passeggero legato alla presenza di Trump?
Prima che Trump vincesse le elezioni, Shaw si limitava a leggere i quotidiani. Come ogni elettrice democratica, andava a votare alle presidenziali e ogni tanto faceva donazioni per Planned parenthood e Naral, due organizzazioni che sostengono il diritto all’aborto. Ma non si era mai offerta volontaria per una campagna elettorale. Non aveva mai partecipato a un evento organizzato dalla sezione locale del Partito democratico, e a dirla tutta non era nemmeno sicura di cosa fosse un circolo. In altre parole, somigliava a moltissimi altri elettori democratici, e proprio come molti altri elettori democratici anche lei è stata colta di sorpresa dalla vittoria di Trump. Il giorno dopo le presidenziali del 2016 ha incontrato delle amiche a cui ha espresso tutta la sua frustrazione. “Abbiamo cominciato a lamentarci e a bere vino”, racconta. In quell’occasione una di loro ha confessato di sentirsi come se fosse “rimasta in letargo”. Era una sensazione condivisa.
Hanno deciso che dovevano fare qualcosa, ma non volevano dare vita al “tipico club del libro dei sobborghi bianchi”, racconta Shaw. Hanno cominciato a incontrarsi ogni secondo lunedì del mese, prima in casa e poi in un caffè. Hanno deciso di chiamare la loro organizzazione Grassroots resistance (resistenza dal basso) o “Grr,” un suono onomatopeico che rappresenta il sentimento che provano nei confronti del presidente. Shaw ha cominciato a contattare le frequentatrici della sua piscina per invitarle agli incontri del Grr.
Gli attivisti di sinistra tendono a sminuire il ruolo politico delle donne dei sobborghi. Le considerano delle novelline senza una base ideologica
Nel gennaio 2017 il gruppo ha fissato una serie di obiettivi. La rabbia delle componenti dell’organizzazione era rivolta verso la situazione nazionale, ma le loro attività si sarebbero concentrate sulla politica locale. Le donne, in gran parte bianche e di età compresa tra 35 e 65 anni, hanno studiato il funzionamento del consiglio comunale di Cleveland e del governo dell’Ohio, oltre alle attività quotidiane delle campagne politiche al livello statale. Si sono iscritte alle newsletter specializzate nella politica statale, hanno scoperto chi erano i rappresentanti dell’Ohio e hanno cominciato ad analizzare le tendenze elettorali del passato.
Negli ultimi tre anni il gruppo ha raggiunto le 150 adesioni, ed è riuscito a incanalare la sua energia verso la raccolta fondi e l’attività porta a porta per sostenere i candidati democratici, scrivendo centinaia di lettere per invitare la popolazione a votare.
Diversità sociale
Per molte donne del Grr, il gruppo è servito come rito di passaggio verso progetti politici di vario tipo: alcune sono entrate a far parte del circolo Ward 17 (ricostruendolo), mentre altre si sono iscritte alla League of women voters, la lega delle elettrici. Nora Katzenberger, madre di due bambini, ha guidato una campagna per l’introduzione di una nuova tassa con cui finanziare l’assunzione di nuovo personale scolastico e il miglioramento dei servizi di assistenza psicologica per gli studenti.
Secondo una ricerca di Skocpol, il Grr è una delle circa 2.500 organizzazioni create da donne dopo le elezioni del 2016. Molte di queste sono nate nei sobborghi delle grandi città, luoghi che tradizionalmente hanno sempre votato per i repubblicani ma che si stanno rapidamente schierando con i democratici grazie a un aumento della diversità sociale e al fatto che le donne bianche e con un titolo di studio non sopportano Trump. Molti abitanti di queste comunità sono ex elettori repubblicani, mentre altri sono democratici che in passato erano poco attivi dal punto di vista politico, come Shaw. Di solito queste organizzazioni operano in modo indipendente dalle istituzioni nazionali. Molte donne appartengono alla classe media o medioalta e sono laureate.
Gli attivisti e i commentatori più di sinistra tendono a sminuire il ruolo politico delle donne dei sobborghi. Le considerano delle novelline della politica senza una base ideologica solida, più interessate a guardare i programmi tv di sinistra e a bere un bicchiere di vino rosso che a lavorare per sforzarsi per un cambiamento reale e sistemico. Mettono l’accento sul fatto che le donne delle minoranze sono organizzate ormai da decenni e sono la spina dorsale del Partito democratico. Si chiedono dove fossero le donne dei sobborghi nel 2016, quando il 53 per cento delle donne bianche ha votato per Trump. Inoltre c’è chi sospetta che l’attivismo di questi gruppi possa rivelarsi inutile. È una preoccupazione legittima, perché in fondo l’elezione di Trump è stata la causa scatenante di questo rinnovato attivismo.
Chiacchiere su Zoom
Ma c’è un elemento che i critici sembrano non cogliere: la portata dell’influenza di queste donne e il loro ruolo nel rafforzare il Partito democratico. Anche se la maggior parte dei progressisti vive nelle città, i gruppi antitrumpiani sono nati in tutto il paese, dal deserto dell’Arizona alla Pennsylvania rurale. “Negli Stati Uniti non puoi vincere le elezioni se non hai una presenza fuori delle città universitarie e delle metropoli”, sottolinea Skocpol.
Tra gli anni sessanta e gli anni duemila la partecipazione civica degli statunitensi è diminuita drasticamente. Questa dinamica ha riguardato entrambi gli schieramenti ma ha colpito in modo particolare i democratici, parallelamente al calo della loro presenza all’interno di due gruppi fondamentali: le persone di sinistra non vanno più in chiesa e non fanno più parte dei sindacati, e questo li ha privati di piattaforme essenziali per coinvolgere le comunità. In quest’ottica l’attuale attivismo al femminile rappresenta una svolta importante, spiega Lara Putnam, docente di storia all’università di Pittsburgh. In molte aree del paese in cui il Partito democratico ha perso potere o è perfino scomparso, le donne bianche istruite hanno colmato il vuoto. Oggi si occupano di registrare gli elettori, di raccogliere fondi e di reclutare i volontari. Stanno sostenendo i candidati nazionali e imparando come gestire in modo efficace le campagne elettorali statali.
Quando Skocpol ha condiviso le sue ricerche sull’attivismo nei sobborghi con i consulenti del Partito democratico, alcuni uomini hanno reagito con freddezza, sottolineando che solitamente quei gruppi non raccolgono grandi somme e che non coinvolgono molti giovani né persone delle minoranze, due pilastri della sinistra con una lunga tradizione di attivismo. “Ma la verità è che quei gruppi rappresentano il tassello mancante per creare una coalizione di centrosinistra a sostegno di politiche progressiste”, sottolinea Skocpol.
Incuriosita dall’impatto di questo nuovo attivismo, a giugno ho cominciato a frequentare gli incontri del Grr. Tre mesi prima la pandemia aveva costretto il gruppo a spostare le riunioni su Zoom. Per tutta l’estate, ogni due settimane mi sono seduta davanti alla mia scrivania e sono rimasta ad ascoltare le donne che parlavano dalle cucine e dai salotti delle loro case nei sobborghi di Cleveland. I primi trenta minuti di ogni incontro erano dedicati alle chiacchiere: scherzavano sulle notizie degli scandali che arrivavano dalla Casa Bianca, mostravano le nuove mascherine a tema resistenza o se la prendevano con chi per l’ennesima volta aveva rubato un cartello elettorale di Joe Biden, il candidato democratico, nel giardino di una delle attiviste. Ma alle sette in punto la conversazione si faceva seria.
Negli ultimi sei mesi il Grr ha portato avanti due progetti: informare la popolazione dell’Ohio sul voto per posta alle presidenziali e sostenere la candidatura di Monique Smith al parlamento statale. Ogni incontro consisteva in una serie di richieste e compiti da assegnare: chi aveva il tempo per scrivere qualche centinaio di lettere per cercare di convincere gli indecisi a votare per Smith? Chi poteva preparare e mandare sms elettorali? Qualcuno aveva voglia di aiutare il circolo Ward 17 a preparare materiale informativo sul voto per posta?
Armate di pennarelli e cartoncini, le donne hanno decorato le loro automobili con “Bye bye Donald”
Ma tutto questo potrebbe cambiare se Biden dovesse vincere le elezioni. Gli scandali e i tweet insensati di Trump sono stati al centro di molte conversazioni del gruppo e hanno alimentato la rabbia delle donne. Se Trump dovesse perdere la presidenza, è ragionevole immaginare che almeno parte delle motivazioni che hanno alimentato l’attivismo di queste donne possa sparire. “Forse saranno interessate alla politica più che in passato”, sottolinea Jessica Trounstine, docente all’università della California di Merced ed esperta di politica locale. “Ma forse dedicheranno meno energia all’attivismo”.
Le organizzazioni che lavorano per aumentare la partecipazione delle donne dei sobborghi temono un crollo dell’attenzione. Katie Paris, fondatrice di Red wine and blue, è convinta che il cammino dei democratici per conquistare l’Ohio e il resto del paese passi inevitabilmente per le comunità dove vivono queste donne. “Se ci tirassimo indietro e smettessimo di far parte di questa coalizione per il cambiamento reale, dimostreremmo di essere solo un fenomeno passeggero”, conferma Paris. Se davvero le cose dovessero andare così, il Partito democratico non potrà più contare sull’entusiasmo di molte donne. Tante di loro potrebbero tornare alla routine che vivevano prima del 2016, indebolendo le organizzazioni che hanno creato. “Questo scenario mi preoccupa molto”, ammette Paris.
Probabilmente Paris fa bene a preoccuparsi. L ’affluenza alle elezioni di metà mandato è tradizionalmente molto bassa tra gli elettori democratici, la cui base elettorale è molto meno affidabile rispetto a quella dei repubblicani. Nel 2010 e nel 2014 i democratici sono stati sconfitti nettamente, ma nel 2018 la situazione è cambiata: grazie anche all’attività dei gruppi di donne, infatti, i democratici hanno registrato l’affluenza massima per un’elezione non presidenziale nella storia degli Stati Uniti, riuscendo a conquistare la maggioranza alla camera. Ma il partito non può dare per scontato che i numeri del 2018 siano la nuova normalità. In caso di vittoria di Biden è possibile che nel 2022 l’affluenza dei democratici torni ai livelli precedenti alla presidenza Trump. È comunque possibile che questi gruppi sopravvivano grazie all’intimità e all’affiatamento delle donne che ne fanno parte.
A metà ottobre Shaw e una ventina di altre donne si sono date appuntamento in un parcheggio nel sobborgo nordoccidentale di Bay Village. Armate di pennarelli e cartoncini, hanno decorato le loro automobili con lo slogan “Bye bye Donald” e hanno parlato della strategia da seguire, indossando mascherine con la scritta Biden 2020. Sembrava il momento cruciale di un film su una rapina, solo che in questo caso i personaggi principali erano donne esasperate di mezza età.
Nel tardo pomeriggio il convoglio di 16 automobili si è immesso sull’autostrada in direzione del centro di Cleveland. Lungo il tragitto le donne suonavano il clacson ogni volta che passavano davanti alle case che esponevano i cartelli con la scritta “Sleepy Joe”. Poi, una dopo l’altra, si sono fermate davanti alla cassetta elettorale e hanno depositato il loro voto per Biden. “Eccoci, ci siamo!”, ha esclamato Shaw mentre abbassava il finestrino dell’auto e inseriva la busta nella fessura.
Poche ore dopo, insieme alle altre donne del Grr, Shaw è tornata in strada e ha distribuito centinaia di volantini per consigliare agli abitanti di Cleveland di votare in anticipo, per posta o di persona. La sera lei e le altre donne del Grr si sono ritrovate su Zoom per l’ultimo incontro prima delle elezioni. In programma c’era l’organizzazione della distribuzione del materiale elettorale per Monique Smith. Prima della discussione, una donna dai capelli rossi che non avevo mai visto si è presentata. “Ci ho messo una vita ad accorgermi che esistete. Mi dispiace essere arrivata solo per l’ultimo incontro”. Alcune donne hanno risposto con una risata. “Non preoccuparti, ci saranno altre riunioni”, l’ha rassicurata Shaw. “Non ce ne andiamo, restiamo qui”.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
Questo articolo è uscito sul mensile statunitense The Atlantic.
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