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Come vincere la paura di ammalarsi in aereo

La sanificazione di un aereo all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, 25 maggio 2020. (David Silverman, Getty Images)

La pandemia di covid-19 ha messo a terra l’industria dell’aviazione commerciale, ma con le prime riaperture delle frontiere crescerà gradualmente il numero di persone che vorranno spostarsi in aereo per necessità o per piacere. Compagnie aeree, associazioni di settore e ricercatori stanno cercando di capire come trasformare in consigli e buone pratiche quello che è stato scoperto finora sul virus Sars-cov-2, guardando anche agli studi sulla sicurezza e la salute dei passeggeri svolti in precedenti situazioni di emergenza sanitaria, come le epidemie di Sars ed ebola.

All’aeroporto
Accessi limitati, controlli della temperatura, obbligo di portare la mascherina e di mantenere un metro di distanza dalle altre persone sono ormai la regola nella maggior parte degli aeroporti. Altrettanto diffusi saranno i pannelli di plexiglass ai punti d’informazione e ai banchi del check-in per proteggere i lavoratori che hanno contatti con il pubblico. Alcuni scali sono andati oltre: per esempio, l’aeroporto internazionale Hamad di Doha, in Qatar, vanta robot che disinfettano i corridoi con lampade a luci ultraviolette e ha dotato il personale di terra di elmetti su cui sono montati dei termoscanner.

Tuttavia non c’è da aspettarsi che misure del genere diventino la norma ovunque. Quindi, da viaggiatori, vale la pena prendere alcune precauzioni, come quelle suggerite dall’immunologo statunitense Erin Bromage, che tiene un blog molto seguito nelle ultime settimane: uno dei suoi articoli su come evitare il contagio è stato visto da diciassette milioni di persone. In un nuovo post ha raccontato di un volo fatto con la sua famiglia appena prima che il covid-19 scatenasse una crisi planetaria.

Innanzitutto consiglia di portare con sé una confezione di gel disinfettante abbastanza piccola da superare i controlli di sicurezza, meglio se dotata di un piccolo gancio per attaccarla ai pantaloni ed evitare così di dover rimestare nella borsa per trovarla; salviettine disinfettanti; un cambio di vestiti nello zaino o nel bagaglio a mano. Per i ragazzi, ma anche per gli adulti, consiglia una felpa con le tasche, perché tenere le mani in tasca aiuta a resistere alla tentazione di toccare cose che non dovremmo. E poi le solite regole: toccare meno superfici possibile (ed evitare di portarsi le mani al viso); disinfettarsi le mani subito dopo aver toccato qualcosa; tenersi a distanza dagli altri ed evitare di finire in un “imbuto” di persone. Ovviamente è consigliabile il check-in online, ma in caso di contatti con hostess o altro personale, Bromage suggerisce di incaricare una sola persona del proprio gruppo di tutti gli scambi con gli estranei.

All’arrivo l’immunologo e i suoi familiari hanno cambiato abiti, dando per scontato che quelli che indossavano fossero contaminati (quindi li hanno rinchiusi in un sacco di biancheria da lavare) e hanno disinfettato le loro valigie con le salviette igienizzanti. L’obiettivo era arrivare dai loro parenti il più puliti possibile.

Procedure d’imbarco
File più lente, ma ordinate e distanziate, e contatti con il personale ridotto al minimo. “La coreografia dell’imbarco o dello sbarco da un aereo potrebbe essere un po’ diversa da quella a cui eravate abituati”, scrive Natalie B. Compton sul Washington Post. Alcune compagnie aeree statunitensi imbarcano dieci passeggeri per volta, altre cominciano dai passeggeri che siedono sul fondo.

In realtà, uno studio realizzato dopo l’epidemia di ebola del 2014 ha dimostrato che imbarcare i passeggeri in modo casuale, invece che a file o a gruppi, riduce i rischi di contagio perché le persone passano meno tempo le une vicino alle altre. Lo svantaggio? Tempi d’attesa molto lunghi.

In cabina
Da almeno quarant’anni gli epidemiologi s’interrogano su come ridurre i contagi a bordo degli aerei. “È un problema di biologia, fisica e semplice vicinanza, ma anche di flussi d’aria, superfici sporche e contatti stretti con gli altri viaggiatori”, scrive Michael Laris sul Washington Post, ricordando uno dei primi casi documentati di contagio a bordo di un aereo. Il 14 marzo 1977 una donna con la febbre salì su un aereo diretto in Alaska con altri 53 passeggeri e membri dell’equipaggio, e per un problema al motore l’aereo rimase fermo sulla pista per due ore, con il sistema di ventilazione spento. Tre giorni dopo altre 38 persone si erano ammalate.

Da allora le ricerche nel campo della ventilazione di questi ambienti si sono moltiplicate. Dopo la crisi della Sars, l’Organizzazione mondiale della sanità ha dato una definizione di chi sono le persone a “contatto” con un eventuale contagiato, cioè quelle che siedono nella stessa fila e nelle due file davanti o dietro (tuttavia non è detto che lo stesso valga per il covid-19). Altri ricercatori hanno elaborato modelli dettagliati su come l’aria circola nelle cabine.

Attualmente sono allo studio metodi per disinfettare gli ambienti senza nuocere alla salute delle persone, per esempio usando luci ultraviolette, come sta facendo un gruppo di scienziati della Columbia University. La Boeing sta investendo su toilette che si sanificano da sole in meno di tre secondi, mentre Airbus vuole capire come far circolare l’aria nella cabina in modo da ridurre le infezioni.

Molte compagnie aeree si vantano di usare dei filtri per l’aria ad alta efficienza (Hepa) in grado di trattenere fino al 99,9 per cento delle impurità, compresi i virus. Secondo l’Agenzia europea per la sicurezza aerea, la qualità dell’aria sugli aerei è migliore di quella che respiriamo a terra perché il ricambio è molto frequente. Ma questo è solo un lato della medaglia, perché i passeggeri possono respirare le goccioline infette emesse da chi gli viaggia vicino.

In un documento recente l’Associazione internazionale del trasporto aereo (Iata), l’organizzazione che rappresenta la maggior parte delle compagnie aeree, minimizza il rischio di contagi sugli aerei. Cita una ricerca informale su 18 compagnie, che ha rilevato tra gennaio e marzo del 2020 solo tre casi di contagio sugli aerei, tutti da passeggero a membro dello staff, e quattro da pilota a pilota. La ragione di questo basso tasso di trasmissione sarebbero le rare interazioni faccia a faccia con gli altri passeggeri, la barriera fisica creata dai sedili e le caratteristiche dei flussi d’aria nelle cabine.

In ogni caso, una volta seduti al proprio posto, sarà consigliabile viaggiare con la mascherina sul viso, anche se non tutte le compagnie aeree le hanno rese obbligatorie. La mascherina non ci protegge al 100 per cento dal rischio d’infezione, ma serve sicuramente a tutelare gli altri. Per quanto riguarda le distanze, invece, difficilmente le compagnie aeree avranno l’accortezza di mantenere un posto vuoto tra un passeggero e l’altro, principalmente per una ragione di costi. Alcune hanno previsto comunque la possibilità per i propri clienti di cambiare volo nel caso quello prenotato fosse già pieno oltre una certa soglia.

Erin Bromage aggiunge qualche suggerimento per sentirsi più sicuri in cabina: portarsi dietro le proprie cose da mangiare per ridurre al minimo i contatti con il personale di bordo; se possibile, prenotare in prima classe o in business dove c’è maggiore distanza tra i sedili; pulire la bocchetta dell’aria prima di sedersi. Inoltre i posti vicino al finestrino sono preferibili perché garantiscono meno interazioni di quelli sul corridoio.

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