La tentazione nucleare dell’Africa
Il Burkina Faso e il Mali hanno firmato due memorandum d’intesa con la Rosatom, l’agenzia russa per l’energia atomica, che porteranno alla costruzione di centrali nucleari nei due paesi africani. L’inizio di questa cooperazione è stato annunciato alla Settimana russa dell’energia, che si è svolta a Mosca dall’11 al 13 ottobre. Lo sviluppo del nucleare per scopi civili nei paesi africani, che in generale soffrono di una grave carenza di elettricità, è una delle carte giocate dal Cremlino per estendere la sua influenza sul continente.
Al momento, l’unica centrale nucleare africana è attiva in Sudafrica, vicino a Città del Capo, dove sorge l’impianto di Koeberg, entrato in funzione nel 1984. In Egitto, a El Dabaa, sulla costa mediterranea, sta per nascere una centrale nucleare della Rosatom, a cui anche l’Uganda ha chiesto di costruire un impianto. Il Ruanda, invece, ha recentemente firmato un accordo con l’azienda canadese-tedesca Dual Fluid, che costruirà un reattore nucleare di prova entro il 2026.
Nell’Africa subsahariana l’accesso all’elettricità è ancora molto scarso: più del 50 per cento della popolazione non ha un collegamento alla corrente. Il Burkina Faso è uno dei paesi con la rete elettrica meno estesa del mondo, che raggiunge appena il 21 per cento della popolazione. L’attuale capo della giunta militare, il capitano Ibrahim Traoré, ha chiesto l’aiuto di Mosca per costruire una centrale nucleare, che un giorno potrebbe fornire energia anche i paesi vicini. L’obiettivo della giunta è garantire, entro il 2030, la corrente elettrica al 95 per cento degli abitanti delle aree urbane, e al 50 per cento di quelli delle aree rurali, e l’accordo con la Rosatom rientra proprio in questa strategia.
Il Mali, che si trova in una situazione simile a quella del Burkina Faso, ha firmato con l’azienda russa un’intesa che riguarda diversi progetti, anche per la costruzione di centrali idroelettriche, ma il fulcro della loro collaborazione sarà lo sviluppo del nucleare civile.
Questo testo è tratto dalla newsletter Africana.
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