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Chi rompe il clima paga

Barre, Vermont, luglio 2023. (John Tully, The Washington Post/Getty Images)

Il 30 maggio il senato del Vermont ha approvato una legge che imporrà alle aziende dei combustibili fossili di pagare i danni causati dal cambiamento climatico.

Il piccolo stato del nordest diventa così il primo ad adottare un provvedimento di questo tipo negli Stati Uniti, dove anche il Maryland, il Massachusetts, New York e la California hanno lanciato iniziative simili dopo il fallimento di una proposta avanzata a livello nazionale nel 2021 da un gruppo di senatori, di cui faceva parte anche Bernie Sanders.

Il provvedimento è ispirato da una legge federale del 1980, in base alla quale le industrie inquinanti possono essere costrette a pagare i costi del risanamento ambientale. Le ammende saranno calcolate in base alla quota di emissioni di gas serra prodotte dalle aziende nel periodo tra il 1995 e il 2024.

I fondi così raccolti saranno usati per finanziare progetti di adattamento al cambiamento climatico nel Vermont, che nell’estate del 2023 è stato colpito dalle più gravi inondazioni della sua storia.

Il testo non contiene indicazioni sulle somme da pagare, ma ordina che entro il 2026 sia redatto un rapporto che calcoli il costo complessivo dei danni causati dal cambiamento climatico agli abitanti del Vermont negli ultimi vent’anni. Secondo alcune stime le somme da pagare potrebbero essere nell’ordine delle centinaia di milioni di dollari.

È molto probabile che la legge dovrà affrontare un’ondata di ricorsi dell’industria dei combustili fossili, e molti, tra cui lo stesso governatore del Vermont, dubitano che uno stato così piccolo abbia le risorse per tenere testa ai giganti del settore, scrive il New York Times.

Ma se il principio alla base del provvedimento dovesse affermarsi, potrebbe rappresentare una soluzione al problema di come finanziare le misure di adattamento alle conseguenze del cambiamento climatico, che potrebbero richiedere centinaia di miliardi di dollari all’anno.

Questo testo è tratto dalla newsletter Pianeta

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