La conferenza delle Nazioni Unite sul clima (Cop30) che si svolgerà a novembre in Brasile sarà un appuntamento particolarmente importante nella lotta al cambiamento climatico.
In occasione del vertice, infatti, saranno esaminati i nuovi contributi determinati a livello nazionale (Ndc), cioè i piani degli stati per ridurre le loro emissioni di gas serra entro il 2035 a un livello compatibile con gli obiettivi fissati dagli accordi di Parigi.
Il 10 febbraio è passato il termine ufficiale per la consegna dei nuovi Ndc, ma solo tredici dei 195 paesi firmatari hanno rispettato la scadenza, tra cui gli Stati Uniti, il Brasile, il Regno Unito, la Svizzera, la Nuova Zelanda e gli Emirati Arabi Uniti.
Il piano di Washington è stato presentato dall’amministrazione Biden, e nel frattempo il nuovo presidente Donald Trump ha annunciato il ritiro dagli accordi di Parigi, rendendo di fatto irrilevanti gli impegni contenuti nel documento.
In ogni caso, secondo un’analisi di Climate action tracker, il piano statunitense (così come quelli di Brasile, Svizzera ed Emirati) non è compatibile con l’impegno di limitare l’aumento delle temperature globali a 1,5 gradi in più rispetto al periodo preindustriale. Quello della Nuova Zelanda non è stato ancora preso in esame, ma è stato definito gravemente insufficiente da molti osservatori.
Meglio tardi che male
Il segretario della convenzione delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico, Simon Stiell, ha cercato di minimizzare, ricordando che la preparazione degli Ndc è un processo lungo e laborioso, e che è meglio presentare dei piani significativi in ritardo piuttosto che affrettarsi per rispettare la scadenza.
Il termine ultimo perché gli Ndc siano presi in considerazione alla Cop30 è settembre, quando comincerà la stesura del rapporto di sintesi che sarà presentato prima del vertice.
Tra i ritardatari c’è anche l’Unione europea, ma il 12 febbraio la Commissione ha annunciato che nei prossimi mesi presenterà la sua proposta per il nuovo obiettivo sulla riduzione delle emissioni entro il 2040, su cui si baserà quello per il 2035.
Bruxelles si è già impegnata a ridurre le emissioni nette del 55 per cento (rispetto ai livelli del 1990) entro il 2030, ma recentemente un rapporto del suo Centro comune di ricerca ha ammesso che questo obiettivo potrebbe essere mancato.
Per il 2040, che dovrebbe essere una tappa intermedia verso l’azzeramento delle emissioni nette entro il 2050 previsto dalla legge europea sul clima, la Commissione intende proporre una riduzione del 90 per cento, ma resta da vedere se questo obiettivo sopravvivrà alla crescente ostilità dei governi europei verso gli impegni sul clima.
Questo testo è tratto dalla newsletter Pianeta
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