L’incontro dei giovani sovranisti a Roma non è andato come previsto
La musica d’apertura è quella di Thunderstruck degli AC/DC, i colori dominanti il bianco e il blu: quelli delle bandiere della Lega e quelli dei blazer e delle camicie d’ordinanza. Nessuna maglietta scura, nessun simbolo che richiami le destre estreme europee.
Al primo impatto sembra un congresso di giovani berlusconiani, ai tempi d’oro di Forza Italia, invece è il raduno delle sezioni giovanili dei partiti sovranisti candidati alle elezioni europee di maggio. L’alleanza della gioventù conservatrice delle destre europee, riunita a Roma sotto l’egida di Matteo Salvini.
Sul palco, illuminato da luci stroboscopiche che sembrano uscite da una discoteca degli anni ottanta, si alternano i giovani leader europei. Il più atteso è Jordan Bardella, giovane capolista di Génération nation, il movimento giovanile del francese Rassemblement national, scelto da Marine Le Pen come volto nuovo per le elezioni europee di maggio.
Origini torinesi, Bardella fa il suo discorso in un italiano un po’ affaticato, intento a guadagnarsi la fiducia dei giovani leghisti in sala. Ex studente alla Sorbonne, 23 anni, viene dalla periferia difficile di Seine-Saint-Denis, a nord di Parigi, e ha fatto dell’opposizione “all’immigrazione di massa e all’islamizzazione” della Francia la sua bandiera ideologica. A 19 anni era già consigliere della Regione centrale francese e nel 2017 è stato promosso a portavoce del partito, oltre che a direttore nazionale di Génération nation. Dietro la sua ascesa molti vedono la volontà del partito di mostrare un volto giovane senza togliere luce alla leader Marine Le Pen.
L’uomo forte al comando è l’ideale che esalta questi giovani militanti europei
Il primo applauso fragoroso Bardella lo ottiene dicendo che “Emmanuel Macron non è la Francia e, quando insulta il governo italiano, offende i francesi”. Ma la platea si scalda davvero quando il leader lepenista enuncia i valori comuni dei giovani sovranisti: “L’Europa è la democrazia ateniese, non la tecnocrazia di Bruxelles. L’Europa è la Roma imperiale, non il Trattato di Roma, è Le Pen e Salvini e non Juncker e Moscovici”.
Bardella usa tutti i cliché della retorica nazionalista, scegliendo come fulcro del suo discorso l’attacco alle istituzioni europee, rappresentate come élite economiche. Ma solo il richiamo al segretario della Lega Salvini unisce tutti in una standing ovation. L’uomo forte al comando è l’ideale che esalta questi giovani militanti europei, per cui le parole “Europa” e “nazione” non sono necessariamente contrapposte.
“È una forma di sovranismo mainstream, quindi più moderato sia nelle forme sia nei contenuti. E Salvini è indubbiamente il leader più forte di questa alleanza, avendo conquistato un ruolo dominante in Italia e in Europa che ormai ha oscurato Marine Le Pen”, spiega Giovanni Orsina, professore di storia contemporanea all’università Luiss di Roma, esperto di destre italiane ed europee.
“È un momento di orgoglio e di crescita per tutti noi”, commenta Stefano Storelli, vent’anni, segretario dei giovani della Lega di Viterbo, in blazer blu e immancabile cravatta verde. “Mi riconosco nella definizione di sovranista. Questo è un momento di transizione per l’Europa, in cui lo stato sovrano perde le redini della sovranità e le consegna alle istituzioni europee. L’Ue ha funzionato come strumento di cooperazione internazionale, ma non come progetto politico. Tradizioni e cultura nazionale si indeboliscono di fronte ai mercati, all’alta finanza e al neoliberismo”. Banche, élite e mercati tornano spesso come obiettivi polemici nei discorsi dei giovani leader che li contrappongono al “popolo e ai cittadini comuni”.
L’alleato russo
In sala ci sono i giovani lepenisti insieme ai tedeschi di Alternative für Deutschland (Afd), ma anche i fiamminghi di Vlaams belang e i giovani austriaci del partito di estrema destra Freitliche partei östereichs (Fpö), il Partito della libertà. Erano stati invitati anche i polacchi, i finlandesi e i giovani ungheresi del partito di Viktor Orbán, “interlocutori privilegiati”, ma non sono venuti.
I grandi assenti sono gli attivisti dell’ala giovanile di Russia unita di Vladimir Putin, Molodaja gvardija (Giovane guardia). Uno dei suoi leader, Sergey Perepelov, a novembre aveva accolto a Mosca la delegazione dei giovani della Lega, stringendo il primo accordo fra il partito di Putin e un partito europeo. Capisaldi dell’intesa: la lotta all’immigrazione clandestina e al terrorismo islamico, la difesa della storia, dell’identità nazionale e il riconoscimento della Russia come “partner imprescindibile” del sistema di sicurezza internazionale.
Si è parlato a lungo di questo raduno romano come prova generale di una possibile alleanza sovranista tra i partiti della destra europea in vista delle elezioni di maggio, ma l’assenza di alcuni dei possibili protagonisti di questo cartello, come ad esempio quella dei giovani polacchi del PiS e degli ungheresi di Fidesz, fa pensare che le trattative a questo punto potrebbero essersi arenate.
“Sono andato in Russia due mesi fa per firmare con loro un patto di gemellaggio”, dice Andrea Crippa, coordinatore nazionale dei giovani della Lega e deus ex machina dell’incontro a Roma. Si dice che sia in corsa per il ruolo di vicesegretario della Lega nazionale al fianco di Salvini e molti dei giovani leghisti presenti lo cercano per un abbraccio, un selfie o solo per chiedergli: “Novità?”. “Il problema non sta al Cremlino, ma a Berlino, a Parigi, a Bruxelles”, dice Crippa. “La Russia è un alleato. Oggi non sono potuti venire, ma abbiamo un dialogo costante”.
Orsina sottolinea che qualsiasi tentativo di costruire un’alleanza internazionale dei sovranisti europei sia fallita anche in passato, scontrandosi con una contraddizione intrinseca nel concetto stesso di sovranismo. “Uno dei tratti fondamentali del nazionalismo sovranista è quello di voler conservare tradizioni e culture che sono strettamente legate alla storia nazionale e ai diversi territori. Voler mettere d’accordo tutto questo in un’unica alleanza è un’impresa quasi impossibile”.
Secondo lo storico, comunque, Salvini ha conquistato un ruolo chiave nell’iniziativa, che fa parte integrante di una strategia vincente in vista delle elezioni europee di maggio. “Il leader della Lega sa che la sua visibilità europea è una carta importante da giocarsi anche sulla scena politica italiana. Il fatto di poter dire di appartenere a una rete di partiti europei è un punto di forza che per esempio i suoi avversari-alleati di governo del Movimento 5 stelle non possono assicurare”.
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