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Nel mondo finora sono stati registrati più di 242 milioni di contagi da nuovo coronavirus, e i morti per il covid-19 sono stati 4.932.452, secondo i calcoli della Johns Hopkins university. Le vaccinazioni, ci dice Our world in data, riguardano il 48,3 per cento della popolazione mondiale, che ha ricevuto almeno una dose; tuttavia solo il 3 per cento della popolazione dei paesi poveri ha ricevuto almeno una dose. E come ricorda l’Oms il numero delle morti reali potrebbe essere quasi il doppio o il triplo delle cifre ufficiali.
Nel quadro di un aumento generalizzato dei nuovi casi segnalato dall’Organizzazione mondiale della sanità per tutto il continente europeo (nell’area occidentale spicca la situazione nel Regno Unito), i paesi dell’Europa centrorientale, quelli baltici e la Russia risultano i più colpiti sia per numero di contagi sia per numero di morti. In queste zone, tra le cause principali si possono indicare i bassi tassi di vaccinazione, dovuti anche a una forte diffidenza nei confronti dei vaccini, e linee poco chiare nell’imposizione di misure di distanziamento e uso della mascherine. Ora tornano i lockdown – delle scuole e dei locali pubblici – e lo stop di lavori considerati non essenziali.
Cercando di fermare i contagi in Russia, dove il numero dei morti giornalieri è ormai stabilmente sopra i mille, il presidente Putin ha approvato la proposta del governo di fermare per una settimana – dal 30 ottobre al 7 novembre – i lavori considerati non essenziali. Fino a quella data Putin lavorerà e parteciperà a incontri solo da remoto. A Mosca sarà in vigore un lockdown di undici giorni dal 28 ottobre in coincidenza con un periodo di vacanze scolastiche. In Russia si è vaccinato finora il 32 per cento della popolazione. Scrive Pjotr Sauer, corrispondente del Guardian da Mosca, che “un sondaggio dell’istituto Levada, realizzato a giugno, mostra che il 55 per cento dei russi è convinto di poter convivere con il virus ed è preoccupato principalmente per ragioni economiche – nel paese i sussidi alle aziende private durante il lockdown del 202o sono stati bassissimi.Gli osservatori sottolineano inoltre che i messaggi contraddittori lanciati dal Cremlino sulla capacità russa di sconfiggere il virus e sulla migliore qualità del vaccino Sputnik rispetto a quelli occidentali hanno seminato confusione e diffidenza tra la popolazione”.
In Bulgaria sono stati registrati il 22 ottobre 4.816 nuovi contagi e 120 morti, i casi attivi sono 72.022, i pazienti ricoverati sono 6.608, di questi 590 si trovano in terapia intensiva. I dati riportati dalla televisione nazionale bulgara parlano di un tasso di positività del 10 per cento. Sia tra le persone contagiate sia tra quelle decedute il tasso di vaccinazione non arrivava al 10 per cento. Nella capitale, Sofia, le scuole sono chiuse dal 21 ottobre e per le classi delle elementari e delle superiori è ritornata la didattica a distanza. Dal 21 ottobre è stato imposto l’uso del green pass per accedere a cinema, ristoranti, teatri, palestre, alberghi e centri commerciali. L’obbligo è in vigore per tutti i dipendenti di ospedali e case di riposo, oltre che per le lezioni universitarie in presenza. La misura, intesa a promuovere la vaccinazione, ha provocato numerose manifestazioni di protesta, e contro il green pass si sono espressi sia i partiti nazionalisti sia i socialisti. In Bulgaria il 14 novembre sono previste nuove elezioni politiche, le terze quest’anno.
In Ucraina il 21 ottobre sono stati segnalati 22.415 nuovi contagi e 546 morti, il numero più alto dall’inizio della pandemia. Su 41 milioni di abitanti risulta vaccinato il 15 per cento. Nel paese sono disponibili i vaccini della Pfizer, della Moderna, dell’Astrazeneca e della Sinovac. Le autorità sanitarie hanno aperto centri di vaccinazione nei centri commerciali. I contagi totali finora sono stati più di 2,7 milioni e i decessi 62.389. Dal 21 ottobre è richiesto un certificato di vaccinazione o un tampone negativo al covid per l’accesso su aerei, treni e pullman a lunga percorrenza. “Ci sono solo due modi per affrontare la situazione: il vaccino o il lockdown”, ha dichiarato il presidente Volodymyr Zelenskyj. “Per il bene dell’economia sono contrario al lockdown”.
Con quasi seicento morti e 16mila nuovi casi registrati il 21 ottobre, la Romania sta vivendo una situazione difficilissima. Dopo la Bulgaria, è il paese con meno persone vaccinate nell’Ue (34,8 per cento), e gli ospedali sono quasi al collasso. Il 14 ottobre il ministro della salute ha chiesto aiuto al meccanismo di protezione civile dell’Ue, che viene attivato in situazioni di emergenza, e ha richiesto dosi di farmaci con anticorpi monoclonali per curare 40mila pazienti con covid-19. Dal 25 ottobre le scuole rimarranno chiuse per due settimane di vacanza, l’uso delle mascherine sarà obbligatorio in tutti i luoghi pubblici, servirà il green pass per accedere alla maggior parte delle attività (ma non per il personale dell’amministrazione pubblica), le persone non vaccinate non potranno uscire di notte, sono vietate le feste private.
La Lettonia ha proclamato uno stato di emergenza di tre mesi e ha reimposto il lockdown dal 21 ottobre al 15 novembre, durante il quale saranno chiuse le scuole e tutti i negozi non essenziali e tornerà il coprifuoco dalle otto di sera alle cinque di mattina. “Il nostro sistema sanitario è in pericolo. L’unico modo per uscire da questa crisi è vaccinarsi”, ha dichiarato il primo ministro Krišjānis Kariņš. Nel paese di 1,9 milioni di abitanti risulta vaccinato il 57 per cento della popolazione. Il 14 ottobre è risultato positivo il presidente lettone, Egils Levits, appena rientrato da un incontro istituzionale in Svezia. In isolamento anche il presidente finlandese, che aveva pranzato con Levits il giorno prima.
In Polonia il ministro della salute, Adam Niedzielski, ha detto il 20 ottobre che nel paese si assiste a un’impennata dei casi (più di cinquemila nuove infezioni, il numero più alto da maggio) e che la situazione sta diventando estremamente seria. Nel paese risulta vaccinato il 60 per cento della popolazione; sale la preoccupazione anche nella confinante Slovacchia (52,4 per cento della popolazione vaccinata su 5,5 milioni di abitanti) dove il 19 ottobre sono stati registrati 3.480 casi. In cinque contee settentrionali (Bardejov, Čadca, Kysucké Nové Mesto, Stará Ľubovňa, Svidník district) imposte misure di contenimento dei contagi con chiusura dei ristoranti e palestre, e con limiti al numero di partecipanti alle cerimonie.
L’Organizzazione mondiale della sanità stima che siano tra le 80mila e le 180mila le morti per il covid-19 tra il personale sanitario in tutto il mondo registrate dal gennaio 2020 e il maggio 2021. Il segretario generaledell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus ha ricordato che chi lavora in prima linea negli ospedali e nei centri di cura dovrebbe ricevere prioritariamente la vaccinazione, ed è tornato a criticare la disuguaglianza globale nelle campagne di vaccinazione tra paesi ricchi e paesi poveri: il fatto che più di dieci mesi dopo l’approvazione dei primi vaccini, ha detto, “milioni di operatori e operatrici, spina dorsale dei sistemi sanitari, non abbiano ancora ricevuto il vaccino è un atto d’accusa contro i paesi e le aziende che controllano le forniture vaccinali”.
Amnesty international ha esortato il parlamento italiano ad aprire un’inchiesta indipendente sui decessi per coronavirus nelle case di cura e sulle segnalazioni di condotte antisindacali e di ritorsioni contro chi, nel personale infermieristico, ha protestato contro condizioni di lavoro non sicure. Amnesty ha intervistato 34 lavoratori delle case di cura, dirigenti sindacali e avvocati, e ha raccolto la sua ricerca nel rapporto “Messi a tacere e inascoltati in piena pandemia”.
La situazione nel Regno Unito, dove i dati settimanali, soprattutto in Inghilterra, mostrano una curva epidemica in costante salita, preoccupa i paesi vicini, anche se, nota The Guardian, la tendenza sembra presente anche altrove, in Francia, nei Paesi Bassi, in Germania, in Belgio, in Italia, tutti paesi con tassi di vaccinazione di poco inferiori o superiori all’80 per cento. Tuttavia la politica del governo britannico inaugurata il 19 luglio con il cosiddetto giorno della libertà – fine di tutte le misure di contenimento al di fuori delle vaccinazioni – preoccupa il resto dell’Europa occidentale, scrive il quotidiano britannico. “Secondo Our world in data, il Regno Unito ha registrato una media settimanale di 666,5 nuovi casi ogni centomila persone, contro 40 in Spagna, 44,5 in Italia, 80,2 in Francia, 146,7 in Germania, 223,3 nei Paesi Bassi e 328,8 in Belgio”. Il 22 ottobre nel paese sono stati registrati 52.009 nuovi contagi e i motivi di questo rialzo secondo gli esperti possono essere ricondotti alla diminuita efficacia dei vaccini dopo più dei sei mesi dalla somministrazione (il Regno Unito ha cominciato le campagne vaccinali prima di altri paesi, e adesso sta valutando se anticipare la somministrazione della terza dose), alla decisione di vaccinare la fascia di età 12-17 anni solo da settembre quando le scuole erano ricominciate da un mese, e soprattutto la fine delle misure di contenimento non farmaceutiche: fine dell’obbligo di mascherina (anche a scuola), apertura totale dei luoghi pubblici, scarsa raccomandazione nell’evitare assembramenti. I medici chiedono di applicare il “piano B” che prevede la reintroduzione di alcune misure, ma il premier Johnson afferma che i numeri sono “perfettamente in linea con le nostre previsioni, anche per quanto riguarda la capacità degli ospedali di affrontare la situazione”.
Ci sono circa 706mila persone nel paese oggi con sintomi di covid lungo abbastanza gravi da limitare le loro attività quotidiane, in aumento di circa il 10 per cento rispetto all’inizio di agosto. Si teme, scrive Adam Vaughan su New Scientist “che i numeri aumenteranno ulteriormente in inverno mano a mano che le persone si incontrano di più al chiuso, mettendo sotto pressione la capacità delle 89 cliniche per covid lungo presenti solo in Inghilterra e non nelle altre tre nazioni del Regno Unito”.
Al momento, le preoccupazioni nel Regno Unito riguardano anche la circolazione (finora nel 6 per cento dei casi) di una sottovariante della variante delta, AY.4.2, scoperta a luglio grazie al sequenziamento genetico, e già osservata negli Stati Uniti, in Danimarca, in Italia, in Israele e in Russia. La cosiddetta delta plus, che presenta due mutazioni sulla proteina spike, è sotto osservazione per capire se possa essere più trasmissibile della delta originale e se sia più resistente all’immunità vaccinale. Anche l’Agenzia europea per i farmaci sta monitorando la situazione, e il responsabile vaccini e prodotti terapeutici dell’Ema, Marco Cavaleri, ha dichiarato che l’agenzia si appresta a esaminare la richiesta di autorizzazione all’uso presentata per il farmaco antivirale orale molnupiravir dalla casa farmaceutica Merck per il trattamento di forme lievi o moderate di covid-19.
Negli Stati Uniti è arrivato dalla Food and drug administration, l’ente federale di regolamentazione per farmaci e alimenti, il via libera alla “terza dose” eterologa anche anche per i vaccini della Moderna (per chi ha più di 65 anni, o per chi ha più di 18 anni a particolari condizioni) e della Johnson&Johnson (dai 18 anni in su, due mesi dopo la prima dose), con l’autorizzazione (già concessa per il vaccino della Pfizer-Biontech) di somministrare una terza dose di farmaco differente rispetto alle prime due. In questo modo tutti i vaccini autorizzati nel paese potranno essere usati per il terzo richiamo a determinate condizioni.
L’amministrazione Biden si sta preparando a distribuire i vaccini anche per la fascia di età 5-11 anni, cioè a 28 milioni di bambini.
Un passeggero della metropolitana di New York che aveva chiesto a due agenti di polizia di indossare la mascherina (come ordinato dal dipartimento) è stato fermato dai due poliziotti (sempre senza mascherina), trascinato fuori della stazione e deriso per la sua richiesta.
Nella capitale iraniana, Teheran, dal 22 ottobre riprendono le preghiere di massa del venerdì, con uso di mascherine e rispetto del distanziamento, interrotte all’inizio della pandemia. Il paese, uno dei più colpiti della regione, finora ha registrato 124.928 decessi e 5,8 milioni di contagi, e il ministro della salute ha avvertito che sta arrivando una sesta ondata di casi. Dal 23 ottobre riapriranno le scuole con più di 300 studenti e dallo stesso giorno il personale delle amministrazioni pubbliche (tranne i militari) potrà recarsi al lavoro solo confermando di aver ricevuto almeno una dose di vaccino.
Il Marocco ha chiuso il 20 ottobre e fino a data da destinarsi i collegamenti aerei da e per il Regno Unito, nel tentativo di mantenere il calo dei contagi raggiunto negli ultimi tempi pari a 10,4 casi ogni centomila persone.
Il 21 ottobre in Cina sono stati registrati 28 nuovi casi trasmessi localmente. Nelle regioni nordoccidentali del Gansu e del Ningxia sono state chiuse le attrazioni turistiche e sospesi alcuni servizi ferroviari e di autobus a lunga percorrenza. Alcune zone del distretto di Changping, nell’area metropolitana di Pechino, sono sottoposte a lockdown – le persone non possono uscire, la didattica è a distanza e i negozi sono chiusi – dopo che sono stati registrati sei casi. L’obiettivo di Pechino è di arrivare a zero casi, anche in vista delle Olimpiadi invernali fissate per il febbraio 2022.