Le milizie si spartiscono il controllo di Tripoli
Tra il 14 e il 16 agosto la capitale libica è stata teatro di scontri armati che hanno provocato 57 morti e centinaia di feriti. Le violenze hanno coinvolto due delle milizie più potenti legate al governo di unità nazionale: le forze speciali di deterrenza (Rada), guidate da Abdulrauf Kara, hanno incrociato le armi con la Brigata 444, guidata da Mahmoud Hamza. Cosa sono esattamente queste fazioni? Quali sono le ragioni di fondo che hanno scatenato il conflitto? E cosa ci dice questo del governo stesso?
Il 14 agosto il colonnello Mahmoud Hamza aveva intrapreso un viaggio verso Misurata insieme al primo ministro. I loro programmi hanno però preso una svolta inattesa quando le forze Rada, che controllano l’aeroporto internazionale di Mitiga, hanno costretto Hamza a sbarcare dall’aereo per arrestarlo. In reazione alla cattura del loro leader, la Brigata 444 ha proclamato tra le sue file uno stato d’emergenza rafforzato, mobilitando rapidamente tutte le sue unità per affrontare la situazione in evoluzione.
Alla cattura del loro leader, i comandanti della Brigata 444 hanno risposto energicamente. La situazione si è aggravata quando le forze Rada hanno rifiutato di rilasciare Hamza. Questo ha determinato un aumento significativo degli scontri, aggravando le ostilità tra le fazioni rivali radicate nel cuore di Tripoli. Le violenze sono continuate fino al rilascio di Hamza, due giorni dopo l’arresto, a seguito di un accordo raggiunto grazie alla mediazione di personalità locali.
Ieri amici, oggi nemici
Concepite in un primo momento come unità di combattimento, le Rada hanno avuto un ruolo nel rovesciamento del regime di Muammar Gheddafi nel 2011. Sia Abdulrauf Kara sia Mahmoud Hamza ne facevano parte. All’indomani della rivoluzione si è cercato di integrare i combattenti rivoluzionari nelle istituzioni statali. I combattenti sono stati così assimilati in una struttura nota come Comitato supremo per la sicurezza. L’accordo si è tuttavia concluso nel 2013 e il personale è stato riorganizzato nelle Rada, un’entità paramilitare teoricamente sottoposta alla giurisdizione del ministero dell’interno. Il comando è stato assunto da Abdulrauf Kara, mentre ad Hamza era stata affidata la carica di portavoce.
La mancanza di un’autorità politica e di forze di polizia forti ha creato un vuoto che ha consentito la graduale ascesa della Rada. Un’ascesa favorita dal controllo su postazioni civili e militari cruciali, tra cui l’aeroporto di Mitiga e il porto di Tripoli. Le forze Rada hanno inoltre stabilito la loro autorità su un’importante prigione della capitale in cui è detenuto un numero considerevole di militanti del gruppo Stato islamico e altri estremisti.
Nel 2018, con la proclamazione del governo di accordo nazionale (2016-2021), le forze Rada hanno cambiato strategia, assumendo la nuova identità di “forze di deterrenza per la lotta alla criminalità organizzata e al terrorismo” e ampliando la loro autorità. È questo il momento significativo in cui le traiettorie di Hamza e Kara hanno cominciato a divergere. In seguito a questo cambiamento, Hamza ha deciso di dare vita a una sua milizia indipendente, la Brigata 20:20. Nel 2021, dopo l’istituzione del governo di unità nazionale, si è verificato un altro cambiamento importante e la brigata di Hamza è stata ribattezzata Brigata 444 ed è stata posta sotto il controllo del ministero della difesa. Hamza è riuscito con straordinaria efficacia a forgiare e ampliare il suo dominio, estendendo la sua influenza su postazioni cruciali nell’area meridionale della capitale, oltre che su altre città a sudest di Tripoli.
L’ascesa della Brigata 444 ha determinato una notevole alterazione nelle dinamiche di potere e intensificato i timori di Kara. La crescente rivalità tra i due comandanti ha raggiunto livelli senza precedenti e si concentra in larga misura sul controllo e la gestione dell’aeroporto internazionale di Tripoli.
Il nuovo vecchio aeroporto
Nel corso della seconda guerra civile del 2014, le operazioni all’aeroporto internazionale di Tripoli erano state interrotte a causa degli ingenti danni subiti durante il conflitto tra la coalizione Alba libica e le forze fedeli al generale Khalifa Haftar che si trovavano nell’aeroporto. Alla fine, la coalizione Alba libica ha assunto il controllo dello scalo, provocando la completa distruzione e l’incendio della struttura. Di conseguenza, i voli che in precedenza arrivavano all’aeroporto di Tripoli sono stati reindirizzati a Mitiga, sotto il controllo delle forze Rada.
Arriviamo così all’11 maggio 2023, quando l’ambasciatore italiano in Libia Giuseppe Buccino ha rivelato che la ricostruzione dell’aeroporto internazionale di Tripoli dovrebbe essere completata entro il 2024. La prospettiva della riapertura dello scalo nella capitale, che è sotto l’autorità della Brigata 444, ha delle conseguenze rilevanti per le forze Rada. Non controllando più l’unico scalo aereo operativo verso la capitale, le Rada perderebbero importanza e influenza e vedrebbero marginalizzato il cardine delle loro operazioni. Al di là degli effetti operativi più immediati, l’autorità sull’aeroporto ha un notevole peso politico. Implica la possibilità di tenere d’occhio i movimenti dei funzionari statali e condiziona in modo sostanziale il funzionamento del governo. I paesi occidentali inoltre sono costretti a interagire con le forze Rada su questioni riguardanti la sicurezza, i trasporti, nonché l’arresto e il trasferimento dei sospetti.
Le forze Rada hanno quindi voluto ribadire la loro influenza arrestando il leader rivale. La manovra ha però prodotto conseguenze indesiderate. Mentre la popolarità delle forze Rada e di Kara declinavano, nella capitale si è diffusa un’ondata di festeggiamenti per il rilascio di Hamza, accolto addirittura con fuochi d’artificio. Hamza ha vinto questo round. Inoltre, le affermazioni del governo di unità nazionale sul loro contributo alla stabilità si sono rivelate inadeguate, e questo potrebbe avere un prezzo molto alto, visto che finora il loro apporto più prezioso era stato proprio la capacità di mantenere una relativa pace.
Il nocciolo della questione sembra però essere la superficialità delle decisioni e delle azioni intraprese dalle amministrazioni libiche che si sono succedute dal 2012, soprattutto per ciò che riguarda il fondamentale sforzo di ristrutturare e incorporare le milizie nelle forze armate ufficiali. Questo processo di riorganizzazione spesso non è stato sufficiente, poiché si è limitato a dare nuove etichette a gruppi preesistenti.
Questi gruppi sono in grado di mantenersi fedeli ai loro leader anziché allinearsi alle direttive del capo di stato maggiore, del ministero della difesa e del ministero dell’interno. Questa influenza garantisce ai comandanti delle milizie una significativa autorità, nonché l’autonomia di lanciare ostilità a loro discrezione, sulla spinta di percepite minacce ai loro interessi e alla loro sopravvivenza.
(Traduzione di Giusy Muzzopappa)