Questo articolo è stato aggiornato il 24 giugno 2020.

A settembre comincerà il nuovo anno scolastico, ma c’è ancora molta confusione su come sarà. Le lezioni in presenza si sono bruscamente interrotte ormai quattro mesi fa, quando scolari e studenti hanno smesso di andare in classe ed è cominciato un lento e faticoso processo di didattica a distanza. Ora, mentre in molti paesi europei le scuole sono state riaperte, in Italia rimangono sul tavolo parecchie incertezze: cosa succederà dopo l’estate? Quali misure saranno adottate per far convivere il diritto allo studio e il contenimento del virus? Come si stanno preparando le scuole? Cosa dicono le istituzioni? E cosa hanno insegnato questi mesi al sistema scolastico italiano?

La riapertura è la priorità, ma sarà necessario far convivere questa esigenza con il ritorno in piena sicurezza di alunni, docenti e personale scolastico, per scongiurare il rischio di nuovi contagi da covid-19. Nonostante le incertezze, ci sono alcuni elementi che con buona probabilità caratterizzeranno il prossimo anno scolastico. Ecco cosa sappiamo e cosa non sappiamo finora.

Autonomia, gruppi, protezioni
In una bozza del testo del ministero dell’istruzione con le linee guida sulla riapertura della scuola, circolata il 23 giugno, si dà grande autonomia ai presidi degli istituti per la gestione della ripresa. Il testo definitivo, previsto per giovedì 25 giugno, dovrà essere sottoposto alle regioni, ai sindacati e alle parti sociali prima di essere approvato e diventare operativo, come spiega l’Ansa.

Tra le proposte avanzate, c’è lo smembramento del gruppo classe in cosiddetti “gruppi di apprendimento” con un numero inferiore di studenti, la frequenza scolastica in turni differenziati e l’estensione dei giorni scolastici anche al sabato, oltre alla riaggregazione di gruppi di alunni di classi diverse e anche di anni diversi. C’è poi l’ipotesi, solo per le scuole secondarie di II grado, di integrare l’attività didattica in presenza con quella a distanza.

Si propone inoltre di accorpare le singole materie in ambiti disciplinari più ampi. Per quanto riguarda le mense scolastiche, ogni scuola potrà valutare l’opportunità di effettuare dei turni per evitare numeri di studenti troppo alti contemporaneamente in un unico ambiente. Per il pranzo si sta valutando anche l’opzione di consumare il pasto direttamente in classe. Un ruolo importante nella riapertura lo avranno i presidi dei singoli istituti che, basandosi sulle linee guida ministeriali, avranno un ampio margine di autonomia per decidere come riorganizzare gli spazi e le modalità didattiche.

Nella bozza di documento si legge che “l’uso di mascherine non è previsto per i minori di sei anni e i dispositivi di protezione per gli adulti non devono far venire la possibilità di essere riconosciuti”. Per tutti gli altri si rimanda alle linee guida del Comitato tecnico scientifico del ministero dell’istruzione del 28 maggio.

Il documento parla inoltre di patti educativi di comunità tra scuola ed enti locali. Questi ultimi potranno mettere a disposizione spazi e associazioni di volontariato per integrare la didattica con attività quali musica, sport o teatro, come spiega il portale dedicato alla scuola OrizzonteScuola.

Se a settembre i numeri dei contagi dovessero subire una drastica impennata e dovesse rendersi necessario un nuovo lockdown, il ministero varerebbe un piano ad hoc per la didattica a distanza, che potrebbe prevedere la creazione di una piattaforma ministeriale comune per tutte le scuole, a differenza di quanto avvenuto nei mesi di marzo-maggio 2020 in cui ogni scuola ha deciso in autonomia come organizzare le lezioni.

Nella stessa giornata del 23 giugno, il ministero dell’istruzione ha inviato a tutte le scuole le Linee guida per l’insegnamento dell’educazione civica. A partire dal prossimo anno scolastico (2020/2021) sarà una materia obbligatoria in tutti i gradi dell’istruzione, a partire dalle scuole dell’infanzia e si articolerà sullo studio della costituzione, lo sviluppo sostenibile e la cittadinanza digitale.

La data di inizio
Si prevede una riapertura il 1 settembre 2020 per il recupero delle materie, come stabilito dal decreto Scuola, ormai convertito in legge. “Per quanto riguarda invece l’inizio ufficiale delle lezioni (…) la decisione dovrà essere presa insieme alle regioni, a cui sarà proposta la data di lunedì 14 settembre”, si legge nel provvedimento. Tuttavia, al momento, governo e regioni non si sono ancora confrontati.

Di recente era circolata la notizia, non confermata da alcun organo ufficiale, che le lezioni sarebbero potute riprendere il 23 settembre, dopo le elezioni amministrative (e forse del referendum) che si potrebbero svolgere domenica 20 settembre.

Secondo governatori come Luca Zaia, della Lega, riaprire le scuole il 14 settembre per poi trasformarle in sedi per il voto farebbe aumentare il rischio di contagio. Nulla di tutto questo ha però trovato una conferma ufficiale.

Plexiglas e altre voci
Tra le tante voci che si sono rincorse nelle settimane scorse, molte non hanno un riscontro ufficiale. Come inizialmente paventato per le spiagge, anche per le scuole aveva cominciato a farsi strada l’ipotesi che per mantenere un adeguato distanziamento e alzare una barriera contro il contagio potessero essere usati dei divisori in plexiglas. Al momento non sembra che un’ipotesi del genere – che ha già attirato numerose critiche nonostante la sua infondatezza – possa trovare spazio nel piano di riapertura delle scuole del ministero dell’istruzione.

Strutture scolastiche e lezioni a distanza
Una delle domande a cui bisogna rispondere è: che interventi bisogna fare negli istituti scolastici per favorire il distanziamento degli studenti e le altre misure di contenimento del covid-19? Il governo ha stanziato 330 milioni di euro per gli interventi di edilizia e manutenzione, per comprare dispositivi di sicurezza personale, prodotti per la pulizia e igienizzanti. Una parte dei fondi andrà alla formazione e all’aggiornamento del personale, e a servizi di assistenza sanitaria e psicologica. Ogni scuola deciderà come spendere i soldi ricevuti in base alle proprie esigenze.

La legge n. 41/2020 prevede poi che fino al 31 dicembre 2020 sindaci e presidenti di province e città metropolitane potranno operare con i poteri dei commissari straordinari al fine di garantire la rapida esecuzione d’interventi di edilizia scolastica.

Comunque, anche l’esperienza della chiusura delle scuole non deve essere “sprecata”, secondo il Miur. Le lezioni a distanza potranno essere uno strumento di supporto alla didattica tradizionale. Per questo, il ministero mette inoltre a disposizione 29 milioni di euro che possono essere usati per comprare materiali e dispositivi digitali: sia hardware, come computer, proiettori, webcam; sia software, come piattaforme di e-learning e altri strumenti di didattica digitale.

Dall’inizio dell’emergenza, fa sapere il Miur, sono stati stanziati in tutto 180 milioni di euro per favorire il complesso processo di adattamento alla didattica a distanza. A richiedere i finanziamenti potranno essere tutte le scuole che presenteranno la domanda sul sito del ministero dell’istruzione, fino al prossimo 26 giugno, per un totale di 10mila euro a istituto.

Il sostegno agli alunni con disabilità
La didattica a distanza ha reso i percorsi d’integrazione per ragazze e ragazzi con disabilità molto più difficili, in alcuni casi impossibili. In vista del nuovo anno scolastico il tema è centrale per far sì che questi studenti non siano svantaggiati.

Il decreto scuola prevede alcune misure specifiche. Intanto, sarà possibile per le famiglie richiedere che i propri figli possano ripetere l’anno scolastico 2019/2020 per recuperare gli obiettivi didattici saltati a causa della didattica a distanza. I dirigenti scolastici, con il parere favorevole dei consigli di classe e dei gruppi di lavoro per l’inclusione, potranno acconsentire alla richiesta.

Emanuela Ierardi, insegnante dell’Ic Montessori di Roma, crede che sarà cruciale l’attenzione verso i ragazzi con difficoltà, per non lasciare indietro nessuno. “Una classe è un gruppo di persone abituate a lavorare insieme. Non è da sottovalutare il valore di questa esperienza, soprattutto per le ragazze e i ragazzi più fragili. I bambini saranno già smarriti al rientro dopo così tanti mesi. Quindi sarà importante per loro avere un gruppo con cui affrontare tutto questo e sostenere la loro capacità di adattamento”.

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