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Cosa sappiamo finora del Covid-19 nei bambini

Un parco giochi chiuso per l’emergenza coronavirus a Cracovia, in Polonia, il 24 marzo 2020. (Beata Zawrzel, NurPhoto via Getty Images)

Il Covid-19 colpisce anche i bambini, ma meno frequentemente e in forma più lieve rispetto agli anziani e agli adulti. Le curve dei contagi, delle forme gravi, dei ricoveri, degli accessi nelle terapie intensive e dei decessi tendono infatti a crescere con l’età.

In Italia i bambini sotto i dieci anni risultati positivi al test sono poco più di duecento e finora non ci sono stati casi gravi né mortali. Sono numeri piccoli, sovrapponibili a quelli osservati in Cina. Uno studio pubblicato a febbraio sul Journal of American Medical Association (Jama) calcolava che in Cina, su un campione di 72.314 casi, i bambini sotto i dieci anni erano solo l’1 per cento, e non era stato registrato nessun decesso.

Anche durante le epidemie di Sars e di Mers, malattie causate da altri coronavirus, i casi tra i bambini sono stati pochi. Ma la ragione di questa bassa prevalenza non è ancora chiara.

Per il momento sono state fatte delle ipotesi che però devono essere confermate da studi più approfonditi. Si pensa, per esempio, che i bambini abbiamo un sistema di immunitario in qualche modo più attrezzato per rispondere a virus e batteri nuovi. Tuttavia le istituzioni sanitarie raccomandano di non abbassare la guardia e di adottare anche con i bambini le misure per prevenire il contagio e contenere la diffusione del virus.

“Sappiamo che i bambini tendono ad avere un’infezione più leggera”, ha dichiarato il 16 marzo 2020 in una conferenza stampa Maria Van Kerkhove, responsabile tecnico di Covid-19 presso l’Organizzazione mondiale della sanità. “Non possiamo dire che è universalmente lieve nei bambini, quindi è importante proteggerli come popolazione vulnerabile”. Anche loro rischiano di ammalarsi e possono contagiare altre persone.

Dietro i piccoli numeri
Dare un quadro completo e certo del Covid-19 nei bambini è prematuro perché le informazioni sono ancora poche e incomplete. Secondo una ricerca pubblicata a metà marzo sulla rivista Pediatrics, che ha coinvolto più di 2.100 pazienti pediatrici in Cina, ha evidenziato che i bambini di tutte le età sono vulnerabili al Covid-19: tra i circa 700 casi risultati positivi al coronavirus un terzo aveva meno di sei anni. Quasi tutti i casi conformati avevano in forma leggera i classici sintomi dell’influenza, come mal di gola, tosse, febbre e dolori muscolari. Il 13 per cento era asintomatico.

I dati hanno evidenziato che, anche se la gravità è molto inferiore rispetto agli adulti, il rischio di dover ricorrere a una terapia più aggressiva non è nullo: alcuni bambini (2,5 per cento) avevano sviluppato una polmonite grave che ha richiesto il ricovero in ospedale e una piccola parte (0,5 per cento) era in condizioni definite “critiche”. Più della metà di queste forme critiche riguardavano bambini con meno di un anno. È possibile che alcuni bambini con malattie croniche siano più a rischio di avere un’infezione grave, ma per poterlo confermare servono ulteriori studi.

Solo tre bambini avevano avuto bisogno della terapia intensiva o della ventilazione meccanica

In una lettera recente al New England Journal of Medicine il gruppo di studio pediatrico cinese per il nuovo coronavirus riporta nuove informazioni cliniche raccolte su 1.391 bambini cinesi visitati all’ospedale pediatrico di Wuhan che erano entrati in contatto con persone con un’infezione da Sars-coV-2 già confermata o anche solo sospetta. Un totale di 171 bambini era risultato positivo al tampone. Di questi solo quattro su dieci avevano la febbre, cinque su dieci sintomi come tosse e faringite, uno su sei non aveva sintomi né la radiografia mostrava i segni di una polmonite. Solo tre bambini durante l’ospedalizzazione avevano avuto bisogno della terapia intensiva o della ventilazione meccanica invasiva.

“Contrariamente agli adulti, la maggior parte dei bambini infetti sembra avere un decorso clinico più lieve”, concludono i medici cinesi sottolineando però che le infezioni asintomatiche non sono rare. Conoscere il potenziale di trasmissione dei bambini infetti ma asintomatici è importante per indirizzare le misure di contenimento della pandemia in corso.

I bambini, infatti, normalmente rimangono per molte ore al giorno in ambienti chiusi, come le aule scolastiche, a stretto contatto tra loro e con gli adulti, e a casa con genitori e nonni. Il loro possibile ruolo nel diffondere la malattia legato al contatto sociale è già stato dimostrato per l’influenza stagionale. Diversi studi hanno dimostrato che la chiusura delle scuole può ridurre la trasmissione dell’influenza e che la trasmissione tende ad aumentare quando gli istituti riaprono.

Non si sa ancora se lo stesso avviene con il Covid-19, però nel dubbio si tende a ritenere che i bambini possano diffondere il virus. Le misure di controllo dell’epidemia – a partire dal lavaggio frequente delle mani con acqua e sapone o disinfettante, alla chiusura delle scuole fino al distanziamento sociale – diventano quindi importanti tanto per i bambini quanto per gli adulti sani e per le persone più anziane o malate.

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