Quante persone in più sono morte in Italia a causa dell’epidemia?
Una delle grandi sfide nell’epidemia di covid-19 è riuscire a stimare le sue dimensioni e i suoi sviluppi con dati il più vicino possibile alla realtà. Da soli, i dati della protezione civile e quelli dell’Istituto superiore di sanità restituiscono una fotografia sfocata della situazione. Il numero dei morti risultati positivi al tampone per il nuovo coronavirus sembra infatti rappresentare solo la punta dell’iceberg.
Un dato più affidabile potrebbe essere quello che emerge dal confronto tra la mortalità generale nella popolazione e la cosiddetta mortalità attesa. Le statistiche demografiche hanno un andamento costante, che viene alterato quando entra in gioco un evento del tutto “nuovo” come può essere una condizione climatica estrema, l’influenza stagionale o un’epidemia inattesa. In concomitanza di questi fenomeni si osserva un aumento delle morti nella popolazione rispetto alla media.
Da Aosta a Palermo
Con la segnalazione dei primi casi positivi al nuovo coronavirus nel nostro paese, il Sistema di sorveglianza nazionale della mortalità giornaliera (Sismg), gestito dal Dipartimento di epidemiologia del Servizio sanitario regionale del Lazio, è stato messo a disposizione per monitorare la situazione e analizzare i dati della mortalità generale in relazione all’epidemia di covid-19 in diciannove città italiane: Aosta, Bolzano, Trento, Trieste, Torino, Milano, Brescia, Verona, Venezia, Bologna, Genova, Perugia, Civitavecchia, Roma, Frosinone, Bari, Potenza, Messina, Palermo.
I dati mettono in evidenza un aumento significativo della mortalità per tutte le cause nell’Italia del nord a partire dall’inizio del mese di marzo
I dati del terzo rapporto del Sismg, pubblicato il 10 aprile sul portale del ministero della salute, mettono in evidenza un aumento significativo della mortalità per tutte le cause nell’Italia del nord a partire dall’inizio del mese di marzo, in coincidenza dei primi focolai di covid-19. Rispetto alla media registrata negli ultimi cinque anni nello stesso periodo, la mortalità è molto più alta: gli ultimi dati mostrano complessivamente per le città del nord un aumento del 65 per cento dall’inizio dell’epidemia. Mentre tra le città del centrosud nell’insieme l’incremento rimane basso, pari al 10 per cento.
Tra le città considerate, quelle con gli aumenti più significativi sono Brescia, con una crescita del 195 per cento, Aosta con +126 per cento e Milano con +87 per cento. Eccessi importanti di mortalità si osservano anche a Genova (+71 per cento), Bolzano (+55 per cento), Torino (+49 per cento), Trento (+44 per cento), Verona (+33 per cento), Bologna (+32 per cento) e Venezia (+15 per cento).
Nel centrosud, dove i primi casi di covid-19 sono stati registrati a distanza di diversi giorni rispetto al nord, una parte delle città incluse nella sorveglianza – Perugia, Civitavecchia, Roma, Messina e a Potenza – registrano un aumento dei decessi, soprattutto nelle fasce d’età più anziane, solo a partire da metà marzo. Le medie demografiche settimanali mostrano comunque un miglioramento a Brescia e a Milano, dove l’eccesso di mortalità, dopo un calo registrato nella terza settimana di marzo, è rimasto invariato nell’ultima settimana. Nelle altre città del nord e a Roma è stato invece rilevato un lieve incremento.
Nelle città del nord sotto sorveglianza l’aumento della mortalità nelle donne è del 57 per cento, mentre negli uomini raggiunge l’82 per cento.
I dati del Sismg confermano inoltre alcune forti differenze nell’incremento di mortalità generale per fascia d’età e per genere, come già emerso in alcuni studi. L’eccesso di mortalità cresce con l’aumentare dell’età, e in percentuali maggiori negli uomini, in particolare al nord, mentre al centrosud gli incrementi sono più contenuti. Per esempio, nelle città del nord sotto sorveglianza l’aumento della mortalità nelle donne è del 57 per cento, mentre negli uomini raggiunge l’82 per cento. Nella fascia d’età più giovane, compresa tra i 15 e i 64 anni, l’eccesso di mortalità registrato per gli uomini è del 51 per cento, quello per le donne del 21 per cento. I più colpiti rimangono gli anziani con più di 85 anni, con un aumento del 93 per cento per gli uomini e del 64 per cento per le donne.
Perché in Italia si muore di più
Il sistema di sorveglianza ha fornito inoltre un altro dato importante che potrebbe chiarire in parte il maggior impatto del covid-19 sulla popolazione più anziana, e cioè il calo del 6 per cento della mortalità generale registrato nei mesi invernali antecedenti i primi casi di covid-19. Gli statistici spiegano che questa variazione stagionale potrebbe essere stata causata sia dal minor impatto dell’influenza stagionale sia dalle temperature particolarmente miti dell’inverno passato.
Il calo di decessi, di contro, avrebbero determinato un più ampio gruppo di persone fragili e di anziani con malattie croniche, che si sono trovate esposte al covid-19 a inizio febbraio. “Questo fenomeno che abbiamo già osservato in altre situazioni, in concomitanza di altri fattori di rischio, può avere aumentato l’impatto dell’epidemia di covid-19 e può essere una delle spiegazioni dell’alta mortalità che abbiamo osservato nel nostro paese”, spiega in un’intervista video, rilasciata a Forward, Paola Michelozzi, coordinatrice Sismg e direttrice dell’Unità di epidemiologia ambientale del Dipartimento di epidemiologia del Lazio.
Sorveglianza e metodologie condivise
Il Sismg è un sistema di sorveglianza operativo in 33 città italiane, attivo dal 2004. Questo sistema era stato progettato inizialmente per registrare i dati di mortalità associati alle ondate di calore sul territorio italiano e in un secondo momento anche quelli legati alle epidemie influenzali e ad altri eventi estremi. La mortalità giornaliera viene ricostruita a partire dalle denunce di decesso, inviate dai comuni sotto sorveglianza nelle 72 ore successive, e raccolte in un database nazionale.
L’eccesso di mortalità viene calcolato come differenza tra i valori della mortalità osservata sulla base delle denunce di morte e i valori della mortalità attesa, che a sua volta viene stimata sulla base della mortalità media misurata nei cinque anni precedenti, tenendo conto sia della variazione della popolazione residente sia del suo progressivo invecchiamento.
Come spiegano gli statistici del Dipartimento di epidemiologia, i dati di questo sistema di sorveglianza “rappresentano l’unica fonte disponibile in Italia (e uno dei pochi sistemi in Europa) in grado di monitorare in tempo reale l’andamento della mortalità totale e di stimare, per le principali città italiane, l’eccesso di mortalità giornaliero in relazione alla diffusione del virus covid-19, producendo stime del numero di eccessi per classi di età, usando come dato di riferimento la serie storica dei dati giornalieri della mortalità per ogni città inclusa nella sorveglianza”.
“Con il sistema di sorveglianza della mortalità e altri strumenti, l’epidemiologia può dare un contributo importante”, commenta Paola Michelozzi. “Il problema è che il sistema è ancora frammentario e manca una standardizzazione delle metodologie adottate. Serve uno sforzo da parte di tutti per condividere le metodologie e gli approcci, in modo da produrre dei dati che siano confrontabili”.