In Madagascar un vaccino può salvare la vita
Fino a due mesi prima le risate riempivano la casa del pescatore Dada: fuori, su una delle famose spiagge assolate del Madagascar, suo figlio di quattro anni giocava a palla con i suoi due cugini più piccoli. Alcune settimane dopo tutti e tre i bambini erano morti, vittime della peggiore epidemia di morbillo sull’isola dell’oceano Indiano da decenni.
I casi di morbillo sono in aumento al livello globale, anche in paesi ricchi come gli Stati Uniti e la Germania, dove alcuni genitori evitano i vaccini salvavita a causa di false teorie che suggeriscono legami tra vaccinazioni infantili e autismo.
In Madagascar, uno dei paesi più poveri del mondo, i genitori cercano disperatamente di vaccinare i propri figli, molti percorrono faticosamente chilometri per arrivare agli ambulatori dove li somministrano. Ma le dosi non sono sufficienti, dice il ministero della salute, e tante persone sono troppo povere per poterseli permettere.
Richiamo troppo costoso
Il pescatore Dada – come tanti malgasci usa solo un nome – aveva già fatto vaccinare il figlio Limberaza. Ma il richiamo, con la seconda dose, costa 15 dollari e l’intera famiglia sopravvive con meno di due dollari al giorno, quindi ha portato il ragazzo da un medico locale. “Non potevo permettermi di portarlo in ospedale”, spiega Dada tranquillamente mentre la sua giovane moglie silenziosamente tiene in braccio l’altro figlio di due anni.
A gennaio, Limberaza aveva cominciato a tossire. Poi era spuntata un’eruzione cutanea. Dopo una settimana era morto, il corpo caldissimo per la febbre. A quel punto si è ammalata anche la nipote di Dada, Martina di tre anni. La febbre saliva. È morta otto giorni dopo. La stessa sera, il figlio di tre anni di sua sorella Pela, Mario, è morto mentre la madre non sapeva che fare. “Erano così pieni di vita”, dice Dada con voce rotta.
L’Oms stima che l’uso diffuso delle vaccinazioni contro il morbillo tra il 2000 e il 2017 abbia evitato 21,1 milioni di morti
I tre cugini sono tra le quasi mille persone, in maggioranza bambini, morte di morbillo in Madagascar dall’ottobre 2018. Le loro morti mostrano cosa può succedere alle persone prive di protezione per una delle malattie più contagiose del mondo. Il virus, che può causare cecità, polmonite, edema cerebrale e morte, è in grado di sopravvivere fino a due ore nell’aria dopo un colpo di tosse o uno starnuto, e può quindi facilmente infettare le persone nelle vicinanze.
Anche se esiste un vaccino altamente efficace, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) nel 2017 circa 110mila persone sono morte per il morbillo nel mondo. La maggior parte, come Limberaza e i suoi cugini, erano bambini di età inferiore ai cinque anni.
Iniezioni per la vita
L’Oms stima che l’uso diffuso delle vaccinazioni contro il morbillo tra il 2000 e il 2017 abbia evitato 21,1 milioni di morti, rendendo i vaccini uno di quelli che l’agenzia delle Nazioni Unite definisce “i migliori acquisti nella sanità pubblica”.
Tuttavia, la disinformazione sta mettendo a dura prova la sicurezza delle vaccinazioni e ha messo a repentaglio i progressi contro il morbillo, consentendo alla malattia di riprendere vigore in luoghi dov’era considerata quasi sconfitta.
L’Europa nel 2018 ha registrato il numero più alto di casi di morbillo in un decennio e, a gennaio, l’Oms ha definito l‘“esitazione vaccinale” – la riluttanza o il rifiuto di vaccinare – come una delle prime dieci minacce per la salute globale per il 2019.
In Madagascar, la povertà è un rischio maggiore. Mentre i turisti benestanti affollano le foreste pluviali per avvistare i lemuri dai grandi occhi spalancati e gli imprenditori contrattano sugli zaffiri o la fragrante vaniglia, quasi la metà dei bambini del Madagascar è malnutrita, il tasso più alto in Africa.
L’ex colonia francese ha vissuto decenni di colpi di stato e instabilità. Gli aiuti stranieri sono crollati dopo che un golpe nel 2009 ha provocato aspri scontri nelle strade. I leader corrotti hanno trascurato il fatiscente sistema sanitario, nonostante le frequenti epidemie di peste, febbri emorragiche e virus mortali.
I vaccini devono essere tenuti al freddo, ma meno del 15 per cento delle persone in Madagascar ha accesso all’elettricità
Il morbillo è endemico sull’isola, ma l’ultima campagna per promuovere le vaccinazioni risale al 2004. Quasi due terzi dei bambini non sono stati vaccinati mentre, secondo l’Oms, la copertura dev’essere di circa il 95 per cento per prevenire la diffusione del virus nelle comunità. Al paese mancano tre dei sette milioni di dollari necessari per il numero sufficiente di dosi contro il morbillo per coprire la sua popolazione, ha dichiarato l’Oms il mese scorso. Ci sono altri ostacoli. I vaccini devono essere tenuti al freddo, ma meno del 15 per cento delle persone in Madagascar ha accesso all’elettricità. Le strade sono per lo più di fango e i viaggi sono faticosi e costosi.
Almeno 922 persone – per lo più bambini – sono morte di morbillo in Madagascar dall’ottobre scorso, secondo l’Oms, nonostante un programma di emergenza che finora ha vaccinato 2,2 milioni dei 26 milioni di abitanti. Alcuni di questi, come Limberaza, erano stati precedentemente vaccinati, ma avevano ricevuto solo una dose e avevano ancora bisogno di un richiamo. Il Madagascar spera di lanciare un programma di vaccinazione che preveda due dosi gratuite di routine entro l’anno. Attualmente, solo la prima è gratuita.
Nonostante le difficoltà, alcuni genitori percorrono chilometri in cerca di vaccini, racconta Jean Benoît Mahnes, vicerappresentante in Madagascar per l’Unicef. Ma spesso trovano l’ambulatorio chiuso, o un medico senza vaccino o un vaccino scaduto. “Vaccinare un bambino può essere una vera corsa a ostacoli”, spiega.
Lydia Rahariseheno, 33 anni, ha detto che per raggiungere un ambulatorio dove far vaccinare i suoi tre figli ha dovuto camminare un’ora e mezza lungo una strada pericolosa. Finora è riuscita a ottenere una sola dose, perché spesso il dottore non c’è.
I fallimenti del sistema sanitario fanno sì che i genitori più poveri spesso portino i bambini malati dai guaritori tradizionali che prescrivono un’erba, il tingotingo, che viene bollita e data loro da bere. I bambini vengono portati in ospedale solo quando le loro condizioni peggiorano, spiega Manitra Rakotoarivony, direttore della promozione della salute presso il ministero della sanità.
Il padre di Limberaza sperava che una seconda dose più economica lo avrebbe protetto, ma così non è stato. I suoi cugini Mario e Martine non erano stati vaccinati per niente. Ora la famiglia vuole disperatamente proteggere i bambini sopravvissuti.
“Non pensavamo che sarebbe morto”, piange Pela, la madre di Mario. “Sicuramente farò vaccinare l’altro mio figlio”.
(Traduzione di Stefania Mascetti)
Questo articolo è stato pubblicato dall’agenzia britannica Reuters.