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Cosa succede davvero quando Mercurio è in fase retrograda

Un’immagine di Mercurio realizzata dalla sonda Messenger nel 2008. (Carnegie Institution of Washington/Johns Hopkins University/Nasa/Reuters/Contrasto)

Probabilmente avete già sentito diverse versioni di questa frase, di solito accompagnata da un sospiro. Qualcuno sta avendo una pessima giornata. O è di cattivo umore. O niente gli sembra andare per il verso giusto nonostante i suoi sforzi. E così dà la colpa a Mercurio, il più piccolo pianeta del nostro sistema solare e il più vicino al Sole. Tutto è colpa di Mercurio. Il maledetto pianeta è in fase retrograda! Tra l’altro sta succedendo proprio in questi giorni.

L’idea che i pianeti possano influenzare la vita delle persone è un principio fondamentale dell’astrologia, la pratica divinatoria di trarre significato dal cosmo che in varie declinazioni esiste da millenni. La convinzione che Mercurio, in particolare, possa avere effetti problematici è uno sviluppo piuttosto recente, e risale agli anni ottanta secondo quanto riporta un approfondito articolo di Harper’s Bazaar. La forma moderna di questa credenza (con tanto di immancabili meme) è emersa nell’ultimo secolo. La vicenda riguarda addirittura Taylor Swift e la sua lamentela sul presunto caos astrologico portato da Mercurio, contenuta in un video di Mtv del 2014.

L’astrologia non è una scienza. Tuttavia la frase “Mercurio è in fase retrograda” descrive un fenomeno reale, spiegato perfettamente da persone che, come gli astrologi, pensano molto a Mercurio ma, a differenza degli astrologi, non si sognerebbero mai di incolpare il pianeta quando dimenticano le chiavi a casa: i planetologi.

Un’illusione ottica
Mercurio in fase retrograda non significa che ci sia qualcosa di strano nell’orbita del pianeta. Il fenomeno riguarda il modo in cui il pianeta ci appare nel cielo, come piccolo punto bianco nelle ore immediatamente successive al tramonto e immediatamente precedenti all’alba, spiega David Rothery, planetologo della Open University, in Inghilterra. Per la maggior parte del tempo Mercurio si muove da ovest verso est rispetto alle stelle del cielo notturno, ma diverse volte l’anno la progressione cambia, e il movimento appare da est a ovest.

Se Mercurio cominciasse davvero a invertire la sua orbita avremmo preoccupazioni molto più serie dei contrattempi di cui parlano gli astrologi

Il motivo di questa inversione è legato alle posizioni relative di Mercurio e della Terra attorno al Sole. Mercurio orbita più vicino al Sole rispetto alla Terra, dunque il piccolo pianeta viaggia molto più velocemente attorno alla stella, compiendo un’orbita completa in appena 88 giorni, contro i 365 della Terra. A causa di questa diversa traiettoria capita che Mercurio “doppi” la Terra durante il viaggio di rivoluzione del nostro pianeta attorno al Sole, “superandoci sulla corsia interna”, spiega Rothery. Quando questo accade, quel piccolo punto bianco nel nostro cielo sembra invertire la rotta e muoversi, poco a poco ogni notte, nella direzione opposta. Alla fine la Terra recupera terreno e Mercurio sembra cambiare nuovamente direzione. Questo fenomeno si verifica tre o quattro volte all’anno e dura circa tre settimane.

Dunque, anche se la frase “Mercurio in fase retrograda” ha una base concreta, si tratta solo di un’illusione ottica. Tutto accade esclusivamente dal nostro punto di vista sulla Terra. Questo effetto visivo si verifica anche sulla superficie di Mercurio, ma con un oggetto celeste diverso. “A volte il Sole si muove in direzione opposta se visto dalla superficie di Mercurio”, spiega Nancy Chabot, planetologa del laboratorio di fisica applicata della Johns Hopkins University.

Pianeta trascurato
Quando Mercurio sembra cambiare rotta dalla nostra prospettiva, il pianeta sta in realtà procedendo per la sua strada seguendo il suo abituale percorso attorno al Sole. Se Mercurio si fermasse davvero e cominciasse a muoversi all’indietro nella sua orbita avremmo preoccupazioni molto più serie di una email perduta o dei ritardi nei viaggi dei pendolari di cui parlano gli astrologi. Mercurio, naturalmente, non ha alcuna influenza sulla vita quotidiana degli esseri umani, così come qualsiasi altro pianeta. Per questo sento l’impulso irrazionale di difendere Mercurio, che semplicemente si trova nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Tra l’altro Mercurio è già uno dei pianeti più trascurati del nostro sistema solare. Marte riceve tutti i rover. Giove è il soggetto di un’infinità di fotografie spettacolari. Venere viene tirata in ballo nel dibattito sull’esistenza degli alieni. Perfino Urano di recente è finito al centro dell’attenzione. Mercurio non ha lune né anelli. Plutone almeno ha gli anelli! E Mercurio? Si becca le lamentele di persone che, come ha scritto Jo Livingstone su Harper’s Bazar, “conoscono Mercurio più come entità astrologica che come pianeta fisico”. Per parafrasare Taylor Swift, penso che a Mercurio piacerebbe molto essere escluso da questa narrativa.

“Per quanto mi riguarda l’unico effetto che tutto questo ha sugli eventi che si verificano sulla Terra è che per la maggior parte del tempo, quando Mercurio è in fase retrograda, è talmente vicino al Sole nel cielo che le comunicazioni radio con la sonda che si trova nei pressi del pianeta sono compromesse dall’interferenza con il segnale”, spiega Rothery. “Non ho mai fatto caso all’agitazione astrologica”, aggiunge. Chi invece se ne preoccupa dovrebbe osservare da sé Mercurio nel cielo notturno o cercare le foto del pianeta scattate dalle missioni spaziali, per scoprire “quanto sia affascinante il suo mondo”. Mercurio ha più crateri di qualsiasi altro pianeta del sistema solare. E si sta contraendo. Lentamente, nel corso di miliardi di anni, la sua crosta si spacca e si comprime.

La fase retrograda di Mercurio può influenzare l’umore di Chabot, ma non per le ragioni avanzate dagli astrologi. Quando la planetologa nota un titolo sulla minaccia astrologica rappresentata da Mercurio, controlla se la foto pubblicata è stata scattata da Messenger, una sonda della Nasa che ha orbitato attorno al pianeta dal 2011 al 2015 (il nome della missione è un acronimo per Mercury surface, space environment, geochemistry and ranging, Superficie di Mercurio, ambiente spaziale, geochimica e raggio. La Nasa ama gli acronimi). “Il fatto che Mercurio sia in fase retrograda diverse volte l’anno significa che posso ammirare spesso le immagini di Messenger, e questo mi fa felice”, spiega Chabot, che ha collaborato alla missione. Al contempo la planetologa resta delusa quando gli articoli di astrologia usano le immagini della sonda Mariner 10. Quella missione, risalente agli anni settanta, ha immortalato meno della metà della superficie del pianeta. Solo con Messenger il genere umano ha potuto ammirare il pianeta nella sua totalità, ogni cratere e ogni crepa sulla sua superficie arsa dal Sole, con la cenere indurita che dimostra che in passato il pianeta era ricco di vulcani.

La missione Messenger si è conclusa quando la sonda ha esaurito il propellente necessario per restare in orbita e si è schiantata sulla superficie di Mercurio. L’ultima missione dedicata a Mercurio, guidata dall’Agenzia spaziale europea e dalla Jaxa, l’agenzia spaziale giapponese, ha lasciato la Terra nel 2018. La sonda è ancora in viaggio, affidandosi a una serie di passaggi radenti oltre Mercurio e Venere per virare verso il suo obiettivo. La missione BepiColombo, battezzata in onore del matematico italiano del ventesimo secolo che ha effettuato i calcoli per i sorvoli ravvicinati, entrerà nell’orbita di Mercurio alla fine del 2025.

Al termine della prossima settimana Mercurio invertirà la direzione nell’illusione ottica nel nostro cielo, interrompendo la fase retrograda. Alla fine di giugno BepiColombo effettuerà il suo ultimo sorvolo ravvicinato, passando ad appena 124 miglia (200 chilometri) dalla superficie del pianeta. In quel momento scatterà immagini sensazionali di quel mondo ruvido e così biasimato. Non troverà alcuna prova del motivo per cui le nostre giornate sembrano andare per il verso sbagliato. La risposta a quella domanda, infatti, è molto più vicina a casa nostra.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Questo articolo è uscito sul sito del mensile statunitense The Atlantic.

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