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L’anomalia dei governi tecnici non ha aiutato l’Italia

Il presidente del consiglio dimissionario Mario Draghi arriva al Quirinale per incontrare il presidente della repubblica, Roma, 21 luglio 2022. (Giandotti uff stampa)

Lo storico Donald Sassoon ha definito la presunta mancanza di maturità politica, lamentata da molti opinionisti e intellettuali italiani, come “anomalia italiana”.

I molti problemi che il paese deve affrontare sono spesso giudicati parte di questo eccezionalismo italiano, che apparentemente impedirebbe al paese di funzionare come le altre democrazie occidentali. E spiega anche il suo storico desiderio di un leader forte.

Le debolezze istituzionali dell’Italia, aggravate da un assetto elettorale che impedisce solide maggioranze parlamentari, hanno portato anche a un’altra differenza rispetto ai suoi vicini: primi ministri tecnici di alto profilo convocati da leader di partito litigiosi in tempi tumultuosi. Ma ricorrere ai tecnici in questo modo mina il patto civile che dovrebbe legare governanti e governati nelle democrazie, e corre il rischio di alimentare il risentimento populista. È giunta l’ora che la politica italiana faccia finalmente un passo avanti.

Il senso di una strategia
Nel 1993, quando l’Italia era scossa da una crisi valutaria, dalla corruzione e dal terrorismo mafioso, fu nominato primo ministro Carlo Azeglio Ciampi, un ex direttore della banca centrale. Lamberto Dini subentrò come primo ministro al primo governo di Silvio Berlusconi nel 1995; Mario Monti fu chiamato a introdurre misure di austerità per “risanare” le finanze pubbliche italiane nel 2011; e nel 2021 il presidente Sergio Mattarella si è rivolto a Mario Draghi, nominando uno degli uomini più credibili al di fuori della politica di partito, per guidare l’Italia fuori dalla tempesta.

La strategia di Mattarella aveva senso. La nomina di Draghi è stata un chiaro messaggio ai partiti e alle fazioni politiche. La posta in gioco era troppo alta per continuare come se niente fosse sulla scia della politica di parte: l’Italia doveva accelerare l’introduzione del vaccino contro il covid-19 e avviare alcune riforme chiave per modernizzare il paese e accedere ai fondi di rilancio dell’Unione europea. La posta in gioco era troppo alta anche per l’Europa, poiché il successo o il fallimento dell’Italia nell’attuare delle riforme di risanamento avrebbero potuto determinare il futuro della solidarietà finanziaria su tutto il blocco continentale.

Ma nonostante alcuni risultati raggiunti, molte riforme introdotte dal governo di coalizione di Draghi sono state alla fine annacquate per accontentare le fazioni politiche e, sebbene fino a giugno fosse rimasta una facciata di unità nazionale, i disaccordi erano ancora molti.

Per le democrazie può essere difficile vivere senza tecnocrati, che però non ci salveranno ha scritto Adam Tooze

Nel suo discorso al senato italiano, dopo la crisi innescata dal Movimento 5 stelle, Draghi ha accusato alcuni membri della sua coalizione trasversale di aver tentato di mandarlo a casa, e chiedendo a tutte le fazioni politiche di tornare a lavorare insieme. Ma con i partiti di estrema destra e di destra che vedevano la loro posizione collettiva nei sondaggi avvicinarsi al 50 per cento, era solo questione di tempo prima che loro – o il Movimento 5 stelle, le cui intenzioni non sono state chiare – staccassero la spina. L’occasione era semplicemente troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire.

Quando è stato nominato Draghi, lo storico Adam Tooze ha scritto che per le democrazie può essere difficile vivere senza tecnocrati, ma questi ultimi non ci salveranno – e certamente non salveranno l’Italia.

Draghi lascia molte cose in sospeso, che il suo governo di coalizione non ha potuto o saputo realizzare. La riforma del sistema fiscale, della legge sulla concorrenza e del sistema giudiziario, così come l’introduzione di un salario minimo e la protezione delle famiglie a basso reddito sono tutte questioni che il prossimo governo – probabilmente di estrema destra – dovrà affrontare.

Certo, la statura di Draghi ha sicuramente permesso all’Italia di guadagnare peso politico e credibilità sia a Bruxelles sia sulla scena internazionale, ma si sarebbe potuto fare di più al livello nazionale per affrontare le principali sfide sociali. Ed è vero, naturalmente, che le elezioni si sarebbero comunque tenute l’anno prossimo, ma in questo momento chi è pronto a capitalizzare è l’estrema destra.

C’è però una lezione da trarre a lungo termine: l’Italia deve essere meno anomala. Deve sviluppare una nuova e più saggia cultura politica che cerchi di stabilizzare la sua situazione. E non cercare scuse per le opportunità mancate e per le promesse disattese.

(Traduzione di Federico Ferrone)

Questo articolo è stato pubblicato dall’edizione europea di Politico.

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