Come non detto. Domenica sera Angela Merkel credeva di aver ottenuto il sì di Vladimir Putin alla sua proposta di aprire un “dialogo politico” sulla crisi ucraina, e invece era solo un “vedremo”. Il presidente russo ha mostrato appena un vago interesse, che alla fine non si è concretizzato nonostante una moltitudine di contatti diplomatici.

Le cose potrebbero cambiare, e forse alla fine la cancelliera tedesca avrà avuto ragione. Speriamo che sia così, ma per il momento è chiaro che Putin intende rafforzare la sua presa sulla Crimea. Nel più totale disprezzo della sovranità ucraina e del diritto internazionale, le truppe russe si dirigono in massa verso la penisola, storicamente russa ma parte dell’Ucraina da sessant’anni.

Le caserme ucraine che rifiutano di schierarsi con la Russia subiscono un assedio in piena regola, mentre elementi filo-russi cominciano a impadronirsi degli edifici statali anche nelle regioni orientali del paese, come se cercassero di provocare un incidente che possa dare a Putin il pretesto per intervenire in altre aree del territorio ucraino.

Per il momento non si intravede alcuna soluzione a una crisi che al contrario si aggrava sempre di più. A Mosca gli ambienti industriali e finanziari sono nel panico perché temono che la tensione penalizzi i loro investimenti. La borsa russa ha perso il dieci per cento in un giorno, e il rublo ha raggiunto i minimi storici sul dollaro e l’euro, anche perché l’intera economia russa dipende dalla consegna di gas all’Europa attraverso i condotti ucraini.

L’inquietudine del mercato russo si è propagata anche alle altre piazze, che nella giornata di lunedì hanno chiuso tutte in ribasso, in particolare Francoforte a causa del peso dell’industria tedesca in Russia.

I “beni rifugio” come il franco svizzero, l’oro e i bond tedeschi e francesi hanno subìto una comprensibile flessione appena gli occidentali (europei e americani) hanno brandito la minaccia di sanzioni economiche contro Mosca, che penalizzerebbero le imprese russe ma anche le società straniere che lavorano in Russia, e più in generale tutti gli scambi a livello internazionale.

Se Putin resterà ancorato alla sua politica aggressiva e non farà un passo indietro entro giovedì, quando si terrà un Consiglio europeo straordinario sull’Ucraina, la Russia rischia di essere progressivamente tagliata fuori dall’economia mondiale, perché questa crisi sta rafforzando l’unità degli europei e sta provocando un inasprimento dei toni a Washington.

Ma non è tutto. Il degrado delle relazioni tra la Russia e l’occidente potrebbe pesare anche sulle altre grandi questioni in sospeso sulla scena globale, ovvero la crisi in Siria e il negoziato sul nucleare iraniano. Le relazioni internazionali, sia politiche che economiche, sono dunque minacciate da una tempesta violentissima che potrebbe essere paragonata all’invasione dell’Afghanistan sotto Brežnev o alla crisi dei missili sovietici a Cuba. Le cose vanno male, e presto potrebbero andare molto peggio.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it