Le voci dei due conduttori, apparentemente frivole, nascondono una missione precisa. Il programma, che si chiama Yihye besseder (Andrà tutto bene), è una guida per sopravvivere al caos sociale israeliano.
Tre volte alla settimana, nel primo pomeriggio, la radio dell’esercito scende in campo contro l’ordinaria crudeltà della burocrazia civile: il funzionamento dei ministeri e dei municipi, le tariffe eccessive dei gestori di telefonia mobile, le violazioni delle norme sull’ambiente e perfino i disservizi dell’azienda pubblica dei trasporti.
Sul sito web il programma si presenta così: “Conosciamo tutti lo stato di Israele. Uno stato in cui alcuni si arricchiscono mentre altri non hanno niente da mangiare. Uno stato in cui la corruzione è diffusa. Yihye besseder offre un’opportunità a chi vuole cambiare le cose. Avete bisogno d’aiuto? Contattateci”. I cittadini hanno trovato nel programma un alleato nella loro lotta impari contro il potere. Molto spesso, come per magia, i disservizi denunciati nel programma trovano una soluzione.
Ovviamente Yihye besseder non si occupa delle crudeltà che caratterizzano il controllo israeliano sui territori palestinesi: la burocrazia dell’occupazione, repressiva e poco trasparente, gestita da molti ma senza che qualcuno se ne assuma la responsabilità. Il mandato del programma non si spinge fino a questo punto. Forse perché è pur sempre la radio della “potente e crudele entità”, come la definiscono i palestinesi.
*Traduzione di Andrea Sparacino.
Internazionale, numero 893, 15 aprile 2011*
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