“Contrariamente alle notizie che parlano di un’economia fiorente in Cisgiordania, i dati relativi alla seconda metà del 2010 mostrano che le condizioni del mercato del lavoro stanno peggiorando, l’occupazione è in calo, la disoccupazione aumenta e i salari diminuiscono. A essere colpiti sono soprattutto i rifugiati”.

Comincia così l’ultimo rapporto dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa). I giornalisti israeliani che ogni tanto vanno a Ramallah per descriverne la prosperità non si sono preoccupati di tenere in considerazione il rapporto. Ma chiunque ha la possibilità di parlare con i palestinesi può confermare queste affermazioni.

Da alcuni mesi i medici dell’Autorità Nazionale Palestinese (Anp) sono in sciopero. Sono stanchi di essere pagati dai mille ai 1.250 euro al mese. Il 1 giugno l’Anp si è rivolta all’Alta corte di giustizia palestinese, che ha definito illegale lo sciopero. Per non essere accusati di disobbedire alla sentenza 750 medici hanno dato le dimissioni in blocco. E ora il governo è pronto a negoziare.

Ma questo è solo uno dei tanti aspetti del problema. La politica israeliana, fatta di limitazioni agli spostamenti e allo sviluppo, ostacola la crescita economica. I progressi registrati dall’Anp sono fittizi. Ma le autorità palestinesi hanno bisogno di mostrare una situazione florida perché devono convincere i donatori stranieri di essere in grado di governare efficacemente. Il rapporto dell’Unrwa rovina questo quadro.

*Traduzione di Andrea Sparacino.

Internazionale, numero 902, 17 giugno 2011*

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