L’amore difficile tra un’araba israeliana e un palestinese
Stavo assistendo all’inizio di un amore? Sabato ho fatto una passeggiata in campagna insieme a due israeliani che ho incontrato a Dunedin, nel sud della Nuova Zelanda (o Aotearoa, come i maori chiamano il paese). Domenica ho ripetuto l’esperienza con quattro giovani palestinesi. Ho conosciuto tutti e sei dopo il mio intervento a una conferenza in città. I due israeliani hanno lasciato Israele perché non sopportavano che fosse diventato una potenza occupante. Tre palestinesi su quattro sono nati all’estero ma hanno mantenuto l’accento e l’umorismo della loro terra. La quarta è un’araba israeliana nata ad Haifa da una famiglia il cui villaggio è stato distrutto dall’esercito israeliano nel 1948.
La Nuova Zelanda, per lei, è un posto troppo tranquillo. Ha bisogno delle vibrazioni del nostro paese
Nei pochi mesi trascorsi a Dunedin per scrivere la tesi di dottorato, la ragazza è diventata il punto di riferimento della piccola comunità palestinese. Ha conquistato tutti quelli che la circondano con la sua voce ruvida e il suo sorriso. Durante la passeggiata mi sono accorta che uno dei ragazzi è innamorato di lei. Ho immaginato che il suo animo generoso potesse fare breccia nel cuore della ragazza, e la mia mente ha cominciato a vagare nel futuro.
La Nuova Zelanda, per lei, è un posto troppo tranquillo. Ha bisogno delle vibrazioni del nostro paese. Lui potrebbe seguirla in Israele. Ma dovrebbe affrontare delle difficoltà enormi. Ci vorrebbero anni per ottenere la residenza. E se chiedesse di essere naturalizzato dovrebbe rinunciare alla prima nazionalità. Meglio non pensarci.
Traduzione di Andrea Sparacino
Questo articolo è stato pubblicato l’8 maggio 2015 a pagina 23 di Internazionale, con il titolo “Un amore che sboccia”. Compra questo numero | Abbonati