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Il vero motivo per cui ai bambini la scuola non piace

Klaus Vedfelt, Getty Images

Da piccolo, e anche quando ero più grandicello, detestavo il tran tran della scuola. Non ho memoria di aver mai desiderato di stare in classe un solo giorno, nemmeno una volta, dall’asilo a quando ho lasciato l’università dopo il primo anno. Quell’abbandono è stato come ricevere la grazia dal governatore.

Naturalmente non sono così speciale, sono tanti i bambini infelici a scuola. La scuola è senza dubbio una cosa buona per la maggior parte dei bambini, ma a meno che vostra figlia non abbia una bizzarra passione per le scienze sociali, non serve a niente dirle che “l’istruzione stimola nel lungo periodo esiti di benessere soggettivo”. A rovinare quell’esperienza per così tanti bambini, come è stato per me, è il fatto che oggi la scuola è un posto in cui ci si sente soli e ci si annoia.

Scorrendo le ricerche sull’apprendimento e la felicità scopriamo che i sentimenti dei bambini nei confronti della scuola non hanno a che fare tanto con età, etnia o contesto socioeconomico, quanto con due fattori di base: amicizia e interesse. Per fortuna, sapendone un po’ di entrambi, possiamo migliorare la vita di tutti gli studenti che sono da poco rientrati a scuola mogi mogi o tremano al pensiero di doverlo fare nei prossimi giorni.

Riguardo al benessere nel lungo periodo, poche invenzioni accrescono la felicità più dell’istruzione. Usando dati relativi ad adulti di 85 paesi, nel 2015 il ricercatore austriaco Erich Striessnig ha scoperto che le persone che avevano completato un ciclo di istruzione secondaria avevano il 10 per cento di possibilità in più di dichiarare di essere felici rispetto a chi non aveva terminato le superiori, in condizioni di reddito paragonabili. Aver finito l’università invece aumentava la felicità del 30 per cento.

Una possibile spiegazione di queste conclusioni è che l’apprendimento stimola una potente emozione positiva di base: l’interesse. Carroll Izard, ricercatore nel campo delle emozioni, definisce l’interesse come “la principale motivazione alla base del coinvolgimento in imprese creative e costruttive e del senso di benessere”. In parole povere, esporre le persone a idee e mezzi per acquisire conoscenze, gli dà gli strumenti per produrre felicità nel corso della loro vita. Non c’è da stupirsi, quindi, se si è scoperto che la lettura, che gli adulti cercano di far amare ai bambini, accresca la soddisfazione nella vita.

Per molti bambini la scuola non è solo faticosa, ma anche profondamente solitaria

Tuttavia, l’atteggiamento dei bambini quando sono a scuola non riflette gli enormi benefici in termini di felicità che avranno più in là. Secondo una ricerca condotta nel 2020 su un campione di più di 21mila studenti di scuole superiori negli Stati Uniti, i due sentimenti più di frequente provati a scuola sono lo stress (79,8 per cento) e la noia (69,5 per cento). Alcuni esprimevano emozioni positive come l’orgoglio e la gioia, ma nel complesso quasi il 75 per cento dei sentimenti dichiarati spontaneamente in riferimento alla scuola erano negativi.

Sarebbe semplice liquidare questo squilibrio leggendolo come una versione del dilemma della cicala e la formica, secondo cui uno sforzo che sul momento risulta noioso porta a grandi risultati in futuro. Penso però che ci sia dell’altro. Per molti bambini la scuola non è solo faticosa, ma anche profondamente solitaria. La ricerca dimostra che l’80 per cento dei bambini a volte si sente solo a scuola. Questa emozione è legata alla noia, all’inattività, a una tendenza a rifugiarsi nella fantasia e a un atteggiamento passivo nei confronti delle interazioni sociali. Affermare che la solitudine può sopprimere qualsiasi interesse nella scuola non è un’esagerazione.

Al contrario, l’amicizia a scuola è di gran lunga il principale indicatore di appagamento e di comportamenti positivi. L’istituto Gallup ha rilevato che avere un caro amico a scuola è il migliore indicatore dell’impegno tra i banchi, sia per gli alunni di quinta elementare sia per gli studenti di terza superiore. Analogamente, una ricerca della Hebrew university di Gerusalemme, dell’università di Warwick e del National bureau of economic research dimostra che gli studenti con “amicizie reciproche” (in cui entrambe le persone coinvolte percepiscono la relazione allo stesso modo) hanno maggiori probabilità di amare la scuola e di avere più successo in classe.

Una forza comune che fomenta la solitudine a scuola è di fatto sempre esistita. Secondo il National center for education statistics, il 20,2 per cento degli studenti statunitensi tra i 12 e i 18 anni dichiara di essere vittima di bullismo. Molte ricerche hanno messo chiaramente in relazione il bullismo tradizionale e il cyberbullismo con l’ansia sociale e la depressione. Il bullismo potrebbe inoltre determinare problemi nei risultati scolastici, nel desiderio dei ragazzi di andare bene a scuola e nell’assenteismo.

Negli ultimi mesi gli studenti hanno dovuto affrontare un altro fattore di isolamento: le interruzioni della didattica in presenza dovute alla pandemia, che hanno avuto effetti catastrofici sulla solitudine nei ragazzi. Un sondaggio del 2020 condotto da Common sense media ha rilevato che il 42 per cento degli adolescenti si sente “più solo del normale”. Dallo stesso studio emerge che “quasi un adolescente su quattro (il 24 per cento) afferma di connettersi con gli insegnanti meno di una volta a settimana”. Come tantissimi altri genitori, l’ho visto io stesso con i miei occhi. Mia figlia nell’ultimo anno e mezzo di scuola superiore è stata annoiata e “sola come una nuvola”, per dirla con le parole di Wordsworth, e non se l’è sentita neppure di partecipare alla cerimonia del diploma.

Se vogliamo aiutare i bambini a ricavare felicità dall’istruzione nel breve e nel lungo periodo, dobbiamo investire più risorse nel facilitare l’amicizia, che tende a risolvere sia la solitudine sia la noia. Su questo esistono molte ricerche e molte risorse pratiche per far sì che gli studenti facciano amicizia più facilmente.

Se si parla di solitudine e benessere, le interazioni sociali a distanza sono un sostituto inadeguato di quelle in presenza

Gli adulti che vogliono rendere la scuola un posto più felice possono agire in modo sensato contro le cricche e il bullismo, che distrugge il morale dei bambini. Gli studi dimostrano che i programmi per prevenire il bullismo a scuola possono ridurre il problema del 20 per cento circa. Gli adulti non dovrebbero essere passivi, nella speranza che il problema si risolva da solo. Alla base di tutti gli interventi efficaci ci sono la presa di coscienza che il problema c’è e l’intervento diretto.

Gli studenti hanno poi bisogno di maggiori opportunità di stringere amicizie di persona. Gli studi dimostrano come, se si parla di solitudine e benessere, le interazioni sociali a distanza siano un sostituto drammaticamente inadeguato di quelle in presenza. Se gli adulti non troveranno un modo per mantenere le scuole aperte mentre continuiamo a lottare contro la pandemia, le sofferenze dei bambini si aggraveranno (come dimostra il mio collega Joshua D. Coval nella sua ricerca, in molti casi la riapertura delle scuole è ostacolata da ragioni politiche più che da preoccupazioni legate alla salute). Anche prima della pandemia, però, tra gli studenti gli schermi e gli smartphone – il cui uso è associato negativamente alla capacità di farsi degli amici – toglievano spazio alle interazioni di persona.

Farsi degli amici può rappresentare una sfida a qualsiasi età. Alcuni studi recenti che usano nuovi metodi basati sull’intelligenza artificiale offrono dei consigli utili ai bambini (e agli adulti) desiderosi di ricevere indicazioni. I dati dicono che l’apprezzamento sociale (notare e sottolineare ciò che di buono fanno le persone) e l’imitazione (per esempio ridere con gli altri) sono ottimi modi per iniziare a stabilire delle relazioni. Ma non serve che sia un computer a dircelo, perché possiamo trovare la stessa lezione ripetuta migliaia di volte in tutte le culture. Ci sono poi moltissime risorse che ce lo spiegano in forme particolarmente agevoli, dai testi e i riti religiosi al classico di Dale Carnegie del 1936 Come trattare gli altri e farseli amici, che contiene 37 lezioni di senso comune per trattare gli altri con dignità, rispetto e perfino amore. Insegnare queste lezioni a scuola potrebbe aiutare i bambini anche ad amarla di più.

Non sto dicendo di aver unilateralmente risolto il problema dei bambini che non amano la scuola. Finché dovranno (o dovrai, se sei uno studente) alzarsi presto, starsene seduti per ore di fila e fare i compiti, la scuola non sarà tutta rose e fiori. Anche chi ama imparare ci troverà cose sgradevoli.

Questi però sono piccoli problemi paragonati a quelli che davvero distruggono il piacere per la scuola. Con più amicizie gli studenti proveranno più gioia e interesse e trasformeranno la loro infelicità in un piccolo fastidio. Così tutti saranno pronti a raccogliere i benefici che l’istruzione porta nel lungo periodo in termini di felicità.

(Traduzione di Giusy Muzzopappa)

Questo articolo è stato pubblicato sul sito dell’Atlantic.

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