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Si intensificano gli scontri nell’est dell’Ucraina in vista del summit di Minsk

Razzi colpiscono la città di Kramatorsk, controllata dall’esercito di Kiev. Un battaglione di volontari ucraini lancia un attacco contro i ribelli filorussi nei pressi di Mariupol. Continuano i combattimenti anche a Debaltseve

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La posta in gioco a Minsk

Grandi speranze o tragedia, l’alternativa è chiara. Se la cancelliera tedesca e i presidenti di Francia, Russia e Ucraina non riusciranno a mettere fine al conflitto ucraino in occasione del loro incontro previsto per oggi a Minsk, sarà la guerra. Il conflitto non avrà una portata mondiale, ma gli Stati Uniti e diversi paesi europei armeranno l’esercito di Kiev spingendo Vladimir Putin a incrementare esponenzialmente la sua ingerenza militare in Ucraina, e l’Europa si ritroverà con una guerra sul suo territorio, uno scontro frontale tra l’occidente e la Russia.

Se invece ci sarà un accordo, l’Ucraina ritroverà la pace, ma non solo. Angela Merkel e François Hollande si presenteranno da trionfatori al Consiglio europeo di giovedì a Bruxelles; gli sforzi congiunti di Francia e Germania avranno risolto una grande crisi politico-militare per la prima volta nella storia dell’unità europea; l’Unione avrà dimostrato di essere un attore di primo piano sulla scena internazionale e il tandem franco-tedesco avrà ripreso in mano le redini dell’Europa grazie al successo della sua iniziativa.

Sarebbe già molto, ma non è tutto. Se davvero ci sarà un’intesa, la dinamica del successo spingerebbe Germania e Francia ad aprire la porta a un altro compromesso fondamentale, quello sulla politica economica dell’Unione. Merkel e Hollande potrebbero farlo perché la necessità di investimenti per rilanciare la crescita si è già imposta all’interno dell’Unione, perché la Banca centrale europea e la Commissione hanno indicato la strada senza che Berlino si opponesse e perché ormai sembra possibile trovare un equilibrio tra il risanamento dei conti pubblici e le misure di rilancio.

Necessario quanto urgente, questo compromesso alimenterebbe le speranze in un’armonizzazione fiscale e dei sistemi di protezione sociale dei paesi dell’eurozona, superando l’attuale, aberrante coesistenza tra una moneta unica e diciotto politiche economiche diverse.

Un eventuale successo a Kiev provocherebbe dunque un balzo in avanti dell’Unione, ma non è ancora tutto. Se la crisi ucraina sarà finalmente risolta, l’Unione europea e la Federazione russa (i due pilastri del continente) potranno cominciare a organizzare una cooperazione economica fruttuosa per entrambi, gli occidentali potranno contare sull’appoggio di Mosca in Medio Oriente e l’Unione, nell’ambito della sua alleanza con gli Stati Uniti, potrà affermare la sua capacità di tutelare autonomamente i propri interessi economici e strategici.

Ma come stanno davvero le cose? Il negoziato sarà un fallimento o un successo? In questo momento non ci sono certezze e non possiamo escludere un nuovo vertice, ma per lo meno la situazione non è compromessa. L’incontro non è stato annullato e sembra che i separatisti e Kiev si siano messi d’accordo nella giornata di martedì sulle modalità di un cessate il fuoco. Intanto Barack Obama ha esortato Vladimir Putin a non sprecare l’occasione di Minsk. La ruota, insomma, ha già cominciato a girare.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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