Richard Prince, uno degli artisti statunitensi più quotati, presenta una grande mostra alla Biblioteca nazionale di Parigi. Nell’esposizione è stato ricreato il suo spazio di lavoro, in formato ridotto viste le dimensioni del suo atelier.

Prince è considerato uno dei principali rappresentanti del postmodernismo, ed è un teorico dell’appropriazione delle immagini altrui. Partendo il più delle volte da riviste (decoupage, collage, accostamenti azzardati) rielabora un’iconografia che ritiene caratteristica della società contemporanea. È diventato celebre (e ricchissimo) rifotografando i cowboy delle pubblicità di una marca di sigarette.

Tutti i giornali parlano di questa sua prima grande mostra europea. Ma curiosamente tacciono un’altra notizia che arriva dagli Stati Uniti. Prince è stato appena condannato da una corte newyorchese a distruggere una serie di opere stimate milioni di dollari, molte delle quali già vendute. Nel 2008, per la sua mostra Canal Zone, Prince aveva usato le foto del francese Patrick Cariou, pubblicate nel libro del 2000, Yes, Rasta, in alcuni casi riproducendole integralmente. Malgrado gli interventi di Prince, la corte ha considerato le sue opere contraffazioni che violano il diritto d’autore.

Prince, che ricorrerà in appello, ribatte di non aver contraffatto un bel niente. È nel suo diritto. Ma è anche diritto degli altri artisti cercare di difendere il loro lavoro.

Internazionale, numero 893, 15 aprile 2011

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