Sabato 26 maggio. La foto ha il credito Reuters/Handout. La prima impressione è quella di averla già vista troppe volte. Infatti mostra dei corpi allineati, avvolti nei loro lenzuoli. Eppure è un’immagine rara per come si presenta, immergendosi, insistendo sul numero dei cadaveri. Rara perché arriva dalla Siria. La didascalia recita: “I cadaveri dei manifestanti contro Assad uccisi dai bombardamenti a Hula, nel centro del paese”. Sul sito di Le Monde ma subito anche su altri siti, seguendo l’attualità, sotto il titolo “Siria: gli osservatori dell’Onu a Hula dopo il massacro”, il testo aggiunge la precisione che l’immagine non può dare: “Almeno novanta persone, di cui 25 bambini, sono state uccise venerdì. La maggior parte a Hula durante i bombardamenti delle forze governative”.

Come sappiamo, i numeri sono destinati a cambiare. Ma perché troviamo quest’immagine così singolare, dato che ne vediamo spesso in tempi di guerra? Senz’altro per il fatto che ci sono state poche occasioni durante questo conflitto atroce di avere una visione così chiara dei fatti. Questi corpi, sotto gli occhi dei presenti, diventano quasi delle statue, sul pavimento dell’ospedale trasformato in obitorio. Ma ecco che il sito viene aggiornato e l’immagine scompare. Ne compare un’altra sulle elezioni in Egitto. Si sa. L’attualità è così, l’una scaccia l’altra. Ma stavolta l’effetto è particolarmente doloroso.

Internazionale, numero 951, 1 giugno 2012

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