Contraffazione blasfema
In questo momento l’immagine pubblica della Svizzera non è un granché. Dopo il caso della Hsbc, che ha fatto scricchiolare la rispettabilità del sistema bancario, ora un nuovo scandalo ha coinvolto uno dei gioielli della sua industria orologiera, accusato di contraffazione. Non di un oggetto – cosa che colpisce tutte le marche di lusso – ma di un’opera d’arte, tranquillamente manipolata e stravolta rispetto al suo significato originale. L’artista saudita Ahmed Mater ha infatti denunciato alla procura di Parigi il gruppo Swatch per aver usato senza permesso una delle sue opere più note, Magnetism, per una pubblicità.
La marca e l’artista avevano avviato delle trattative che però non avevano portato a nessun accordo, e grande è stata la sorpresa del saudita quando ha visto che il suo cubo magnetico circondato da limatura di ferro – metafora del pellegrinaggio alla Mecca e della circumambulazione intorno alla Kaaba – era stato volgarmente sostituito da un orologio della collezione Aqua Terra, che dovrebbe “sfidare i campi magnetici della Terra”. Oltre all’evidente mancanza di rispetto e alla negazione della creazione, vale la pena di ricordare che in Arabia Saudita, paese che dispone di una polizia religiosa, tutto ciò che riguarda l’islam assume un carattere sensibile e non si è mai al riparo dall’essere accusati di blasfemia. Anche se si è semplicemente le vittime.
Questo articolo è stato pubblicato il 13 marzo 2015 a pagina 88 di Internazionale, con il titolo “Contraffazione blasfema”. Compra questo numero | Abbonati