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A scuola di WhatsApp

Ho una figlia di tre anni e mezzo e mi sto chiedendo se sia necessario per la sua sana crescita che io faccia parte del gruppo WhatsApp delle mamme dell’asilo.–Patrizia

Nessun pediatra ti dirà che tua figlia per crescere sana ha bisogno che tu faccia parte di un gruppo WhatsApp. La questione è un’altra: è necessario che tu ne faccia parte per crescere sana come genitore? La risposta non è scontata. Per le mamme che lavorano, i gruppi WhatsApp sono un ottimo sostituto delle chiacchiere all’uscita di scuola, in cui i genitori si passano informazioni basilari sulla vita scolastica dei figli. Ma per le madri che stanno a casa con i figli, questi gruppi diventano uno spassoso ricettacolo di chiacchiere, battute, polemiche e pettegolezzi con cui distrarsi un po’ dall’alienazione della vita da genitore a tempo pieno.

Da quando ho scoperto la quantità di foto di uomini nudi che gira su questi gruppi, per esempio, io mi iscrivo anche a quelli delle altre sezioni. Uno strumento pensato per includere tutti, però, finisce per provocare l’effetto opposto: far sentire ancora più esclusi, e ancora più in colpa, i genitori che non hanno tempo da dedicare a questa chiassosa comitiva virtuale.

Il mio consiglio quindi è di proporre alla rappresentante di classe di formare due gruppi: uno di servizio con le informazioni essenziali, magari con la partecipazione della maestra, e un altro per chi ha voglia di socializzare. E, se anche tu come me sei appassionata di uomini nudi, assicurati di iscriverti a entrambi.

Questa rubrica è stata pubblicata il 24 febbraio 2017 a pagina 12 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati

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