Due vittorie per i genitori gay
La notizia c’è: per la prima volta a una coppia di uomini italiani è stato riconosciuto il titolo di genitori. Il 23 febbraio la corte d’appello di Trento ha infatti convalidato il certificato di nascita dei loro gemelli, nati con gestazione per altri in Canada, ammettendo così che i bambini avevano due padri. Era già successo in un altro paio di casi, ma in quelle occasioni i giudici avevano fatto ricorso alle norme sull’adozione: ma anche se riconosce l’altro genitore, la cosiddetta stepchild adoption non crea un legame di parentela tra il minore e il resto della famiglia. In pratica niente nonni, zii, fratelli o sorelle da parte del genitore non biologico.
Citando il principio della tutela dell’interesse del minore e sottolineando l’importanza della responsabilità genitoriale rispetto al semplice rapporto di discendenza biologica, la corte d’appello trentina ha invece riconosciuto in modo automatico e pieno lo status del padre non biologico, che adesso è un genitore a tutti gli effetti.
Anche se sembra passato molto tempo, solo un anno fa l’Italia era lacerata da un infiammato dibattito sul riconoscimento delle unioni civili. Il mondo politico, le autorità religiose, i mezzi d’informazione e l’opinione pubblica si erano lanciati in una discussione all’ultimo sangue, che alla fine si è conclusa con l’introduzione di una norma al ribasso: pur riconoscendo alle coppie omosessuali quasi tutti i diritti delle coppie sposate, non è contemplata la possibilità di adottare il figlio del partner e si lasciano così in un limbo giuridico le migliaia di bambini italiani con genitori omosessuali.
“Giù le mani dai nostri figli”, gridavano in piazza i manifestanti del Family day e, se l’ordinanza del tribunale di Trento fosse arrivata allora, avremmo assistito a un finimondo. Ma che differenza possono fare dodici mesi!
Una volta approvata la contestata legge sulle unioni civili tutti si sono gradualmente resi conto che l’apocalisse non sarebbe arrivata
La notizia dei due padri riconosciuti a Trento è stata riportata da tutti i mezzi d’informazione, certo, ma le polemiche sono state quasi inesistenti. Il cardinale Bagnasco ha tuonato, ma non ha trovato un’opinione pubblica pronta a infiammarsi di nuovo. Qualche giurista ha parlato di “giurisprudenza creativa” e qualche politica ha ricordato che la maternità surrogata non è ammessa nel nostro paese. Eppure la vera notizia è che la notizia non c’è stata. “Ma perché, non era già prevista la possibilità di avere due padri?”, mi ha chiesto un’amica giornalista, facendomi capire che per molti italiani il discorso sui diritti delle coppie e delle famiglie gay è chiuso da un pezzo. Forse anche perché il fronte della battaglia sui temi etici nel frattempo si è spostato in massa sul fine vita, chissà.
Com’è successo in tutti i paesi in cui i diritti degli omosessuali hanno spaccato il paese, per esempio la Francia o la Spagna, una volta approvata la contestata legge tutti si sono gradualmente resi conto che l’apocalisse non sarebbe arrivata. Come il nostro Family day, il movimento francese della Manif pour tous, che per mesi aveva portato in piazza decine di migliaia di sostenitori della famiglia tradizionale, si è sgonfiato come una mongolfiera bucata sotto il peso delle foto di nozze tra due donne o due uomini che hanno cominciato a spuntare ovunque e a normalizzare il matrimonio gay.
La realtà è che aumentare i diritti degli altri non toglie nulla a nessuno. E, anche se un anno fa questo semplice principio è stato schiacciato dal fracasso di politici in cerca di visibilità e di ranghi clericali in assetto da guerra, ora il tempo gli sta dando ragione. Le forze conservatrici che appena dodici mesi fa hanno imposto al parlamento di rinunciare alla stepchild adoption ora sembrano aver perso la loro voce e la loro forza di fronte all’evidenza che a nessun bambino può essere negato il diritto di vedersi riconosciuti entrambi i genitori.