Un peso condiviso
Perché per i nostri politici è così difficile capire che per aiutare le famiglie a fare più figli bisogna offrire il congedo parentale ai padri? –Michelangelo
Anche se in Italia non siamo mai all’avanguardia sulle pari opportunità, la tua visione del problema rischia di essere semplicistica. A marzo del 2007 in Spagna è stato introdotto un congedo pagato di due settimane per i padri: la nuova norma ha avuto grandissimo successo e il 55 per cento dei papà ne ha usufruito nel primo anno. Il periodo di permesso è stato raddoppiato nel 2017, poi portato a cinque settimane nel 2018 e sono attesi ulteriori incrementi entro il 2021.
Tutto molto incoraggiante, ma con una conseguenza inaspettata: dopo l’introduzione di queste misure, gli uomini spagnoli tra i 21 e i 40 anni hanno cominciato a volere meno figli (Journal of public economics, 2019). Gli autori dello studio, intitolato Il congedo di paternità riduce le nascite?, ipotizzano che gli uomini, passando più tempo con i figli o prevedendo di doverlo fare, sono diventati più coscienti dello sforzo e del sacrificio personale che la cura di un bambino richiede. E quindi hanno cominciato a prediligere la qualità rispetto alla quantità. Lo scopo di questo congedo però non era aumentare la natalità, ma distribuire meglio il peso della genitorialità tra donne e uomini. E in questo ha avuto l’effetto sperato: dopo il periodo passato a casa, i padri spagnoli sono in media più coinvolti nella cura dei figli e le madri sono meno propense a lasciare il lavoro. Il congedo di paternità quindi non serve a fare più figli, ma a costruire una società più equa.
Questo articolo è uscito sul numero 1325 di Internazionale. Compra questo numero|Abbonati