Cari lettori, questa settimana sono in ferie. Per tenere a bada i vostri bollenti spiriti, vi ripropongo una rubrica che ho scritto quindici anni fa. Chi mi legge da meno tempo potrebbe essersela persa – perché nel 1998 era ancora alle elementari o in fasce o magari nel sacco amniotico – così ho deciso di ripubblicarla. In fin dei conti, di domande sul gerbilling continuo a riceverne quotidianamente.

–Dan

In ufficio abbiamo avuto una piccola discussione sul * gerbilling. Come funziona? Lo fanno tutti i maschi gay? E Richard Gere? È vero che l’animale viene inserito nell’ano tramite il tubo di cartone della carta igienica e muore soffocato dopo qualche secondo? A dare piacere è il fatto che si metta a graffiare da dentro o semplicemente il gusto di uccidere un animale? E perché? Non si rischiano lesioni gravi? Ci spieghi?*

–Curious Coworkers

Ogni giorno, nella posta, trovo almeno tre domande sul gerbilling. Sono otto anni che scrivo questa rubrica e finora non avevo mai affrontato la questione, ma questa volta, e solo per questa volta, ho deciso di rompere il silenzio. Ritagliate questo articolo e conservatelo, perché di gerbilli non parlerò mai più.

Ehm. Vorrei cominciare con un’affermazione che farà discutere: non mi sono mai infilato un gerbillo su per il culo.

Farà discutere non nel senso di “Oh, ma chi te l’ha chiesto?”, come avverrebbe, che so, se una donna annunciasse durante una cena di non avere un porcospino nella vagina. Anche quella sarebbe un’affermazione non richiesta, dal momento che nessuno sospetterebbe una cosa del genere.

Negli Stati Uniti, tuttavia, se sei un maschio gay o Richard Gere, devi continuamente rassicurare il tuo prossimo sul fatto che non hai un gerbillo nel culo: alle cene, alle riunioni di famiglia, ai funerali, sulla Cnn, al controllo passaporti, ovunque!

Questo perché, nonostante i maschi gay – e immagino anche Richard Gere – non siano soliti infilarsi dei gerbilli nel culo, non passa giorno senza che a qualcuno, di solito a un tredicenne eterosessuale, venga in mente che invece è così.

In questo paese, cari concittadini americani, centinaia di migliaia di uomini e donne concludono gli studi superiori convinti che i maschi omosessuali si infilino gerbilli nel culo con una certa regolarità.

A differenza della nostra ipotetica ospite – quella con il porcospino nella vagina – sono costretto a ripetere che non ho un gerbillo nel culo perché mi accusano del contrario. Se un sacco di gente fosse convinta che le donne si infilano dei porcospini nella vagina, anche loro sarebbero costrette a smentire.

Un po’ di contesto: il gerbiling è una pratica sessuale a cui – secondo la maggior parte dei maschi adolescenti eterosessuali, e in particolare Howard Stern – si dedicano i maschi gay, e in particolare Richard Gere (che non è gay). Funziona così: con la mano sinistra si afferra un gerbillo. Con la destra si prendono un paio di pinze e gli si strappa la mandibola inferiore. Con la parte metallica delle pinze, gli si fanno quindi saltare i denti superiori.

Poi gli si staccano tutte e quattro le zampe. La coda si lascia. A questo punto il gerbillo viene messo per un attimo da parte. Si prende il cilindro di cartone di un rotolo di carta da cucina, lo si lubrifica e lo si inserisce nel retto.

Poi si lega un cordino alla coda del gerbillo, che viene quindi spinto nel cilindro di cartone attraverso l’estremità sporgente. A questo punto il gerbillo senza zampe, anche solo per sfuggire alla persona che gli ha fatto saltare i denti, comincia a strisciare su per il cilindro di cartone fradicio.

Quando infine raggiunge la cavità anale, il cilindro di cartone viene sfilato, di modo che dal culo spunti solo il cordino legato alla coda del gerbillo. Intrappolato nella cavità anale, il gerbillo comincia a dimenarsi furiosamente, tentando di respirare. A procurare sensazioni piacevoli è per l’appunto questo suo dimenarsi. Una volta morto il gerbillo, lo si rimuove tirando il cordino. E si ricomincia.

Allora, tre cose:

  1. Gli eterosessuali convinti che i gay si dedichino al gerbilling credono anche, molto probabilmente, ad altri stereotipi sui gay: che siamo tutti delle checche effeminate, con case ordinatissime e grandi collezioni di musical nelle incisioni originali di Broadway. Ma credono anche che saremmo capaci di reggere con una mano un roditore agitato mentre con l’altra gli strappiamo la mandibola inferiore, per poi staccargli le zampe (pensate solo a quanto sporcherebbe!) e infilarcelo nel culo: non esattamente il più raffinato dei passatempi. Questa si chiama “dissonanza cognitiva”: credere in cose che si escludono a vicenda.

  2. Non c’è nulla di intrinsecamente “gay” nel ficcarsi un gerbillo nel culo. Non servono due peni (anzi, non ne servono affatto) né l’incisione originale di un musical di Broadway. Bastano un gerbillo sfortunato e un buco del culo bendisposto (più le pinze, il lubrificante, il tubo di cartone e il cordino). Alcuni eterosessuali manifestano il bizzarro bisogno di credere che certi atti sessuali – solitamente disgustosi – siano appannaggio esclusivo dei gay, nonostante la realtà dimostri il contrario.

Prendiamo il fisting. Anche gli etero possono fistarsi, e infatti lo fanno. Ho tutto un archivio di foto di fisting eterosessuale, anale e vaginale, scaricate da internet. Lo tengo sul desktop per dimostrare a parenti amici che sì, anche gli etero si fistano. Questa curiosa tendenza ad attribuire ai maschi gay atti sessuali alla portata di chiunque si estende anche agli atti sessuali praticati soprattutto dagli etero. Tipo gli abusi sui minori.

  1. Inserirsi un tubo di cartone bagnato nel culo è semplicemente impossibile, come potrà confermarvi chiunque si sia mai messo qualcosa nel culo.

Sento quindi di poter scrivere con una certa autorevolezza – o comunque con più di quanta ne avrei se scrivessi che Dio e gli angeli non esistono – che nessuno si è mai realmente infilato un gerbillo nel culo.

Ho parlato con centinaia di persone dai gusti più originali, gay ed etero, e mi hanno raccontato le cose più assurde: una volta ho chattato per un’ora con uno che aveva sposato il suo cavallo (e che si è molto risentito quando gli ho chiesto se il cavallo era maschio o femmina: “Io non sono omosessuale”, mi ha informato il trombapuledri).

Nel lavoro e in privato, migliaia di uomini mi hanno liberamente confessato le pratiche più estreme, rischiose, stupide e fantasiose. Ma mai una volta, in tutti questi anni, qualcuno mi ha detto che lui o qualcuno di sua conoscenza o un conoscente di una sua conoscenza si era infilato un gerbillo nel culo. Come il povero gerbillo senza zampe di cui sopra, è una storia che non sta in piedi. Una leggenda metropolitana.

Ma non vi chiedo di fidarvi della mia parola: ho le prove. Se i maschi gay e Richard Gere si ficcassero gerbilli nel culo, be’, allora i negozi di animali da cui si servono i gay e Richard Gere li venderebbero, giusto? Voglio dire, qualsiasi altra cosa di cui un maschio gay perverso possa aver bisogno è facilmente reperibile in qualsiasi quartiere gay: popper, butt plug, fruste, divani componibili. Perciò, se davvero ci infilassimo dei gerbilli nel culo, allora i negozi di animali, che so, della California farebbero affari d’oro con questi roditori.

E invece indovinate un po’? Nel quartiere Castro di San Francisco, vale a dire l’epicentro mondiale dell’omosessualità, il negozio di animali Petpourri, che offre “risposte professionali a ogni vostra domanda”, vende solo roba per animali. Niente gerbilli. E no, nemmeno tubi di cartone o pinze.

L’Animal Farm di West Hollywood, un altro posto estremamente gay, vende solo cani e gatti (che nel culo non ci stanno, nemmeno in quello di Richard Gere). E volete sapere cos’ho scoperto mentre mi informavo su questa cosa? Non solo che i negozi di animali californiani i gerbilli non li vendono, ma che venderli è proprio vietato.

A sentire Marshall Meyers, avvocato presso il Pet industry joint advisory council di Washington (un’associazione che rappresenta l’industria legata agli animali domestici), “le leggi della California proibiscono la vendita di gerbilli perché lo stato è parzialmente desertico. Un tempo i gerbilli erano mammiferi del deserto, e le autorità californiane temevano che qualche esemplare, fuggendo, ripopolasse il territorio. È per controllare la fauna locale”. Ah, non perché i gay se li ficcano nel culo? “No, è una una questione strettamente legata all’ecosistema”.

(Traduzione di Matteo Colombo)

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