Consigli non richiesti ad aspiranti scrittori
I registi cinematografici sono creature particolarmente suscettibili, perfino più degli scrittori. Prendiamo, per esempio, Stanley Kubrick, famoso per aver diretto film come Il dottor Stranamore, 2001: Odissea nello spazio e Full metal jacket. Un giorno, mentre stava discutendo con il romanziere Frederic Raphael, Kubrick chiese se quello che facevano fosse arte.
Raphael rispose che non gli interessava per niente e aggiunse: “Io so solo che quando vuoi girare un film hai bisogno di un copione, di cameramen, attori, cinquanta milioni di dollari, una troupe, le luci, un posto dove girare, un teatro di posa. A me invece bastano un po’ di carta e una matita”. Kubrick rispose: “Certo che sai come ferire un uomo”.
L’affermazione di Raphael non è del tutto vera. Potete anche scrivere un manoscritto usando solo una matita (provate a presentarlo così a un editore, non andrete molto lontano), ma per farlo arrivare al pubblico pagante vi serviranno una casa editrice, e persone che correggano le bozze, facciano l’impaginazione, disegnino le copertine, una tipografia, qualcuno che lo pubblicizzi, un distributore e librerie online e offline.
Contatti diretti
Poiché molte persone sono convinte di avere un libro dentro di sé che muore dalla voglia di uscire, ho pensato di raccontarvi la mia esperienza, magari vi tornerà utile.
Prima di tutto, gli agenti. Forse pensate di doverne avere uno per forza, ma non è così. Sto per pubblicare il mio settimo libro e non ho mai avuto un agente. Ho sempre stabilito un contatto diretto con gli editori. Ne ho avuti quattro e vi consiglio di non lavorare mai con uno che non vi è simpatico. Il processo di produzione è già abbastanza complicato senza dover avere a che fare con uno stronzo.
Se è stato distribuito, non entrate nelle librerie per vedere se il libro è sugli scaffali. Potreste restare delusi
Uno dei vantaggi di trattare con esseri umani equilibrati è che vi consentono di approvare la copertina. È una cosa utile, perché quelli che disegnano le copertine in genere non sono grandi lettori. Una delle edizioni britanniche del mio libro Il giornalista quasi perfetto (Laterza 2009) aveva una copertina che sembrava la pubblicità di un detersivo in polvere degli anni cinquanta, fino a quando non sono intervenuto (se volete vedere quanto può essere inappropriata una copertina, cercate su Google quella che la Penguin ha scelto per la ristampa di La fabbrica di cioccolato di Roald Dahl: un classico per l’infanzia che sembrava una versione inquietante di Lolita di Vladimir Nabokov).
Una volta stampato il libro, potreste pensare che basti portarlo nelle librerie. E invece no. Nel Regno Unito i negozianti neanche toccano un libro se non ha un distributore accreditato. E non lo avrà a meno che l’editore non abbia già pubblicato almeno una decina di titoli. Se poi è stato distribuito, non entrate nelle librerie per vedere se il libro è sugli scaffali. Potreste restare delusi. Riguardo alle recensioni, il motivo per cui una pubblicazione importante si accorge del vostro libro è uno di quei misteri – come l’innamoramento – che vanno oltre qualsiasi comprensione. Lasciate decidere al destino e non sollecitate per nessun motivo una recensione. Non chiedete a un amico di postarla online e soprattutto non fatelo voi usando uno pseudonimo.
Controllo assoluto
Naturalmente potete sempre pubblicare da soli un ebook. Il lato positivo di questa scelta è che ne avrete il controllo assoluto. Quello negativo è che l’indifferenza del mondo sarà tale che potreste anche averlo scritto con l’inchiostro invisibile. Io ho pubblicato due ebook, uno mio e l’altro di una giornalista politica. L’aspetto tecnico non è complicato, trovare qualcuno che disegni la copertina è più difficile (io avevo un nipote disegnatore).
Più problematico è il numero di ore che bisogna passare online per promuovere un ebook. Ho deciso che la vita era troppo breve per farlo, quindi non ho venduto molto. Per fortuna nel mio caso uno è stato pubblicato da una grande casa editrice e l’altro lo sarà presto. Questo è il vero motivo per cui vale la pena pubblicare un ebook, perché lo noti un vero editore.
Infine c’è la pubblicazione a pagamento. Di solito funziona così: una piccola azienda che si definisce casa editrice vi chiede d’inviarle manoscritti. Voi mandate il vostro e vi risponde che, per una certa cifra, è disposta a occuparsi della revisione e dell’impaginazione e a stamparne alcune copie. Voi pagate (il prezzo può arrivare a quattromila euro) e dopo un po’ vi arrivano le copie, oppure viene messa a disposizione la sua versione digitale che sarà stampata solo se ci sarà una richiesta. A parte le poche copie che riuscirete a vendere, le altre resteranno nelle scatole a casa vostra o in un limbo digitale. C’è qualche eccezione degna di nota a questo triste destino, ma non molte.
Se però pensate che dentro di voi ci sia un libro non lasciatevi scoraggiare da quello che ho detto. Scrivetelo. Dopotutto, ogni anno vengono pubblicati circa 2,2 milioni di libri. E il vostro non sarà uno di quelli se prima non prenderete in mano una matita.
(Traduzione di Bruna Tortorella)
Questo articolo è uscito sul numero 1315 di Internazionale. Compra questo numero|Abbonati