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In Germania la campagna elettorale ha confuso gli elettori

Berlino, Germania, 2017. (Jorg Greuel, Getty Images)

Ventotto giornalisti raccontano la campagna elettorale nel proprio paese in vista delle elezioni europee del 26-29 maggio 2019. La serie è realizzata in collaborazione con VoxEurop.

Raramente un voto in Germania era stato così carico di aspettative come queste elezioni europee. In ballo non c’è solo il futuro del candidato dell’Unione cristiano sociale (Csu) Manfred Weber, capogruppo dei Popolari europei (incoraggiato dalla cancelliera Angela Merkel a correre per questo ruolo) e probabile nuovo presidente della Commissione europea.

Politici e mezzi di informazione presentano il voto come un confronto fatidico che ha come posta in gioco il mantenimento di pace, libertà e benessere in Europa. I partiti della coalizione al governo – Unione cristiano democratica (Cdu), Csu e Partito socialdemocratcico (Spd) –, ma anche Verdi e Liberali, ricorrono allo stesso argomento: gli interessi tedeschi e quelli europei vanno di pari passo, come ha ripetuto anche il ministro degli esteri Heiko Maas (Spd).

A Berlino i partiti sono spariti dalla scena, ci sono solo europeisti. Ma questo non aiuta a coinvolgere i cittadini, che anzi riescono a malapena a scorgere le differenze. In un recente sondaggio, più del 50 per cento dei sostenitori di Cdu/Csu e di Spd ha dichiarato che nel dibattito elettorale i programmi dei partiti si distinguono lievemente o per niente.

Invece di parlare di politiche europee, però, a Berlino si è discusso per giorni della proposta del capo della sezione giovanile dell’Spd di “espropriare” la casa automobilistica Bmw. I cristianodemocratici hanno evocato lo spettro di un ritorno al socialismo, distogliendo così l’attenzione dalle loro debolezze. Finora, il loro candidato di punta Weber non è stato molto convincente: solo una persona su quattro sa chi sia.

Berlino punta alla massima carica di Bruxelles. E molti partner europei vorrebbero maggiore chiarezza sulla linea tedesca

Anche i dibattiti televisivi quotidiani non hanno vivacizzato una campagna elettorale smorta. Gli indici di ascolto sono bassissimi, uno scontro un po’ avvincente non c’è mai stato. Eppure sarebbe importante che nel maggior paese dell’Ue si discutesse di alternative e visioni differenti. Perché la cancelliera Merkel non ha raccolto le proposte di riforma del presidente francese? Perché resta attaccata allo status quo?

Sono domande che meriterebbero una risposta. Dopotutto Berlino punta alla massima carica di Bruxelles. E molti partner europei vorrebbero maggiore chiarezza sulla nuova linea tedesca. Ma il dibattito ha preso un’altra strada. Negli ultimi giorni prima del voto, due temi hanno tenuto banco: il cambiamento climatico e l’atteggiamento nei confronti dei populisti di destra di Alternativa per la Germania (Afd).

Il futuro dei socialdemocratici
I Verdi hanno ribattezzato il voto europeo come il “voto sul clima” e hanno chiesto di introdurre una tassa sull’anidride carbonica. Con questa proposta la loro candidata Ska Keller ha rischiato di fare un autogol, ma la polemica non ha impedito al partito di continuare a guadagnare punti nei sondaggi. I più recenti li danno al secondo posto, dopo Cdu/Csu ma prima della Spd.

L’altro grande tema è il rapporto con l’Afd. Dopo lo scandalo che ha travolto il partito della Libertà austriaco, a Vienna tutti gli altri partiti hanno deciso di non essere più alleati con i populisti di destra. Anche il Csu e la Cdu hanno preso le distanze dall’Afd. Ma questo potrebbe dare luogo a problemi in futuro: alle prossime elezioni dei parlamenti dei länder, in autunno, potrebbe essere impossibile formare alcuni governi regionali senza l’Afd, soprattutto nella Germania orientale.

Infine ci si interroga sul futuro dell’Spd. Se domenica i socialdemocratici dovessero davvero arrivare dopo i Verdi, potrebbero esserci ripercussioni sulla Grande coalizione con i cristiano-democratici. Ma anche la Cdu guarda al voto con apprensione. Per la nuova segretaria del partito, Annegret Kramp-Karrenbauer, si tratta in realtà del primo round elettorale. Se la Cdu perdesse, lei ne uscirebbe indebolita – e Merkel rafforzata.

(Traduzione di Nicola Vincenzoni)

Ventotto giornalisti raccontano la campagna elettorale nel proprio paese in vista delle elezioni europee del 26-29 maggio 2019. La serie è realizzata in collaborazione con VoxEurop.

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