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Lo sfruttamento dietro le arance che mangiamo e altre storie
Le associazioni Terra! Onlus, daSud e terrelibere.org hanno creato un prezioso rapporto interattivo, dal titolo Filiera sporca, sullo sfruttamento di lavoratori migranti e braccianti italiani nella raccolta degli agrumi in Sicilia e Calabria: “Un modo di produzione viene presentato come un’emergenza umanitaria”.
Che fine hanno fatto i migranti a Ventimiglia? Ce ne siamo già scordati? Marco Imarisio è tornato in Liguria per raccontare chi è rimasto, prima visto come emergenza umanitaria e ora come “un elemento del paesaggio”.
Tra i tanti ricordi di Luca Rastello, scomparso il 6 luglio, quello di Giuliano Santoro. E un commento su minima&moralia che riporta una frase scritta da Luca; la cito per intero: “Ho la sensazione che procurarsi testardamente un senso per se stessi, accettando di essere un perdente del potere, senza potere e senza desiderio del potere, un senso anche fatto semplicemente di bellezza e di capacità di darsi il tempo per la bellezza, dico, alla fine generi un altro senso, più vasto della pura consolazione personale. Vasto nel senso di collettivo, anche se per collettivi non enormi”.
Un buon riassunto del caso di censura del sindaco veneziano Brugnaro, che ha vietato nelle scuole 49 testi “progender”, completo di altri casi simili di censura (se non peggio).
Roberto Gilodi entra nel labirintico VII volume delle Opere di Walter Benjamin, appena pubblicato da Einaudi: si parla del rapporto tra Kafka e Chaplin, di critica autentica e falsa critica, di divenire dell’opera d’arte, di kitsch, di tanto altro.
Come soffrono ed elaborano il lutto gli psichiatri e i terapeuti, quando un loro paziente muore? Lo racconta Robin Weiss sul New York Times, con una breve e struggente confessione.
“Sentii che dicevano: ‘Bastardo, è scappato!’ e discutevano su come riacciuffarlo, poi uno disse: ‘Bisogna finirli uno a uno con un colpo in testa’. E così, iniziarono a sparare di nuovo. Sempre più vicini. Che potevo fare? Aspettavo la mia fine. In quel momento pensai a mia moglie, ai miei bambini, a mia madre, a mio padre. Mi chiedevo se loro sarebbero sopravissuti. A me non importava”. Su Lo straniero c’è un bel pezzo di Mimmo Lombezzi attorno alla strage di Srebrenica, vent’anni dopo.
Valeria Nicoletti racconta la Cooperative Freedhome, un marchio che raccoglie diverse realtà operanti nelle carceri, “accomunate dall’idea che lavorare in carcere sia un valore aggiunto, che la pena detentiva non sia il tempo dell’ozio ma possa dare competenze da spendere all’esterno”.
Secondo uno studio pubblicato su Self and Identity e riassunto dal Pacific Standard, chi è stato metallaro negli anni ottanta ha avuto tendenzialmente un’adolescenza felice e protetta, e col tempo è diventato un adulto responsabile e maturo.
Qual è la situazione attuale in Tunisia, luogo di recenti e ferocissimi attentati jihadisti: il paese rischia di veder crollare la sua fragile transizione verso la democrazia.
Secondo un recente studio, il 95 per cento dei pubblici ministeri negli Stati Uniti è bianco. E come riporta Slate nel commento al riguardo, ci sono anche pochi avvocati neri: c’è molto lavoro da fare per costruire un’autentica uguaglianza di accesso alla professione legale.
Sulla crisi greca si è detto e scritto moltissimo, da più punti di vista. Si sa invece un po’ meno dello stato del giornalismo nel paese: è il meno libero d’Europa.
Alcuni spunti raccolti dai centri sociali del nordest sul dibattito aperto allo Sherwood festival attorno al tema delle coalizioni (a partire da e oltre le dichiarazioni di Maurizio Landini).
Krautrock e jazz: esce il disco con le registrazioni dell’“improbabile duo” Conny Plank e Duke Ellington (su Mother Jones potete sentire una traccia).