Qualche giorno prima dello tsunami, in Francia è stato pubblicato un rapporto sul “consumo di informazione”. Sempre di più informarsi è considerata una necessità primaria, e questa è una buona notizia. Però l’informazione genera insicurezza e crea una sorta di bulimia. Le notizie ci rassicurano e spaventano allo stesso tempo. L’informazione è stata al centro dello tsunami: è stata la sua assenza (la mancanza di un efficiente sistema di allarme) che ha impedito a molta gente di mettersi in salvo; è stata la sua presenza (giornali e tv, ma anche internet e sms) a provocare quell’onda emotiva planetaria che ha spinto molti a vedere nello tsunami del 26 dicembre la porta d’ingresso nell’era delle catastrofi in prime time. Problema: non tutta l’informazione è commestibile, e molti preferiscono le notizie brevi – che sono percepite come più attendibili di quelle lunghe e approfondite. Dopo il fast food, questa è anche l’epoca delle fast news.

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