È impossibile paragonare le primarie americane a quelle del centrosinistra italiano. Anche perché, spiega il professor Massimo Teodori, negli Stati Uniti le primarie sono “forse ancora più importanti, dal punto di vista del processo democratico, delle elezioni vere e proprie”. E questo perché il risultato non è stabilito a tavolino. Tradotto in Italia vorrebbe dire primarie con Fassino e Rutelli, Veltroni e Cofferati, accanto a Prodi, Bertinotti, Scalfarotto eccetera. Forse, allora, era meglio indicare un unico candidato e poi chiamare i cittadini a esprimersi su questioni importanti e molto dibattute. Per esempio il ritiro delle truppe dall’Iraq, le unioni gay, la tassa patrimoniale, la riforma della scuola, la liberalizzazione delle droghe leggere, il diritto di voto agli immigrati. Un modo per misurare davvero gli orientamenti del popolo di sinistra. E vincolare il candidato premier a scelte chiare e condivise. Sarà per un’altra volta, legge elettorale permettendo.
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