“Dieci anni sono pochi per fare un bilancio del craxismo, ma abbastanza per dimenticare i suoi errori”. Philippe Ridet, il corrispondente dall’Italia di Le Monde, è stupito. Come è stupito l’Economist: “Quando morì, Craxi era stato condannato a undici anni di reclusione per corruzione e finanziamento illecito dei partiti ed era stato giudicato colpevole o incriminato in altri cinque casi”. Dedicargli una strada o una piazza sarebbe vergognoso, scrive il settimanale britannico, era un latitante e riabilitarlo significherebbe dissipare le nuvole sul suo protegé politico, Silvio Berlusconi. Ripensandoci è vero. È stato da sciocchi pensare che tutto fosse finito. Che la prima repubblica fosse morta e sepolta. I bravi storici insegnano che una storia non si può raccontare se non è terminata. E il fantasma di Bettino Craxi, che agita ancora i sonni della politica italiana, serve a ricordarcelo.
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