Cento
È stata una poesia che gli ha cambiato la vita, anche se tanti anni dopo lui stesso l’ha definita “francamente brutta”. Quando aveva diciannove anni Pietro Ingrao partecipò ai Littoriali della cultura e dell’arte, edizione di Firenze del 1934, con una poesia sulla bonifica delle paludi pontine, “scritta con sincerità apologetica, e Dio me lo perdoni”. Si intitolava: “Coro per la nascita di una città (Littoria)” e arrivò terza. Ma fu lì, a Firenze, che Ingrao incontrò gli amici con cui pochi anni dopo avrebbe aderito ai gruppi antifascisti studenteschi e con cui sarebbe entrato nell’organizzazione comunista clandestina.
Lunedì Pietro Ingrao compie cento anni: è nato il 30 marzo 1915 a Lenola, tra i monti Aurunci e la piana di Fondi, in provincia di Latina. Giornalista, parlamentare, dirigente politico, per fortuna non ha mai smesso di scrivere poesie. Come questa, uscita sull’Unità il 9 gennaio 2009.
Per Gaza
Guarda:
vedi come ostinate
tornano dal cielo le bombe fiorenti, e furenti
calano sulle strade, spezzano corpi,
ardono case, testarde inseguono
gli stupiti fanciulli,
gridano
cantano l’inno alla morte
senza stancarsi mai…
Chi siete,
perché illuminate le notti,
insanguinate le vie:
perché siete in ansia
perché vi serve la strage degli innocenti
e forse disperate sull’esistere
tornare a cantare la gloria
dell’uccidere di massa,
affidate la pace alla morte… Voi
così senza speranza
se soltanto
l’assassinio di massa può assicurarvi la vita
e solo le maledizioni e le lacrime
possono difendervi.
E non vedete, non sperate
altra salvezza
per l’uomo e per il figlio dell’uomo
che la morte corale.
Voi che venite da un cammino di lagrime
e ora senza lume di tregua
seminate nuovo pianto innocente.
Da lontano
vi scrutiamo impotenti:
e null’altro sappiamo
che invocare da voi l’elemosina della pace.
Noi che veniamo da lotte di secoli
condotte per tutte le terre infinite di questo globo rotondo
in cui dato a noi
fu di vivere,
e sembriamo ora
solo capaci
di educarci all’indifferenza.
O scrutare allibiti.
Pietro Ingrao
Questo articolo è stato pubblicato il 27 marzo 2015 a pagina 9 di Internazionale, con il titolo “Cento”. Compra questo numero | Abbonati